‘Striscia la Notizia’ e ‘Mattino cinque’ scoprono Lamezia e il campo rom di Scordovillo

Furgiuele, Noi con Salvini Calabria: 'Siamo pericolosamente sottoposti ai fiumi tossici provenienti dal campo, tra rifiuti di ogni genere ed eternit' 

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    Riceviamo e pubblichiamo a seguire la nota di Domenico Furgiuele, coordinatore regionale Noi con Salvini – Calabria

    A due anni e 3 mesi circa dalle elezioni amministrative, il campo rom doveva essere un incubo oramai superato e distante per i cittadini lametini. Era il 2015 e il futuro sindaco di Lamezia Terme presentava come elemento caratterizzante e primario della propria campagna elettorale lo smantellamento del campo rom di Località Scordovillo.

    E’ il 2017 e tra i cittadini vive il malcontento della promessa non mantenuta, la quale fa capolino in trasmissioni di grosso spessore come “Striscia la notizia” e “Mattino 5”. Nel corso degli anni la situazione è decisamente degenerata: siamo continuamente sottoposti ai fumi tossici provenienti dal campo, bruciano rifiuti di ogni genere e accumulano dall’eternit alle carcasse di auto, fatto reso ancor più grave dalla posizione del campo distante poche decine di metri dall’ospedale lametino. Lo smaltimento illegale praticato dai Rom sotto gli occhi dell’attuale amministrazione, ha dato vita nel cuore della nostra città, ad una discarica a cielo aperto, come lo definiva anche lo stesso sindaco a cavallo delle elezioni, infatti è tendenzialmente questo il momento in cui i politici ricordano la grande piaga sociale che caratterizza non solo Lamezia, ma tutto il comprensorio catanzarese e la Calabria tutta. Un reato ambientale imperdonabile e inaccettabile, cui si sarebbe dovuto porre fine già nel 2011 grazie al decreto di sgombero emanato dall’allora Procuratore Capo di Lamezia Terme Vitello, ma totalmente ignorato dalle forze politiche. Mentre i fumi aumentano assieme alle malattie, il cancro alla prostata e la leucemia sono in crescita nella piana lametina rispetto alla media regionale, nessuno mette fine a questa piaga sociale, in cui vivono in condizioni disumane anche bambini, i quali pagano ancora una volta il prezzo di un’integrazione mal riuscita. 

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