Agricoltura, la Regione secondo il capogruppo di Forza Italia, resta inerme

Secondo Nicolò si registra un disimpegno pericoloso

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    “Sebbene l’agricoltura costituisca una delle carte vincenti per lo sviluppo della Calabria, rientrando fra le principali fonti di reddito, la politica regionale continua a rimanere inspiegabilmente inerte, trascurando un comparto che sarebbe in grado di accrescere significativamente il prodotto interno lordo del nostro territorio. Anche rispetto alla promozione e al sostegno dell’imprenditoria giovanile che nel settore sta progressivamente guadagnando interessanti postazioni sui mercati, assistiamo all’immobilismo della Giunta”.

    Lo sostiene il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Alessandro Nicolò secondo il quale: “L’agricoltura dovrebbe costituire, assieme al turismo, il volano per la crescita dell’economia calabrese e su questo occorrerebbe investire un vero piano in sinergia con l’Unione Europea per sviluppare le potenzialità di un territorio che ha una vocazione chiara dalla quale non si può prescindere. Finora abbiamo assistito invece – stigmatizza Nicolò – a perdite di fondi e alla consueta politica dello scaricabarile per individuare responsabilità e mancanze. Si è perso tempo prezioso rispetto a processi che avrebbero dovuto avere un impulso notevole sia sulla promozione che sulla commercializzazione di prodotti che vantano la loro peculiarità in settori strategici come l’olivicoltura e l’agrumicoltura. Abbiamo dovuto fare i conti con una politica comunitaria che ha favorito alcune realtà nel silenzio dei Governi nazionale e regionale. Vedi le agevolazioni alla Tunisia per le esportazioni verso l’Ue, del suo olio d’oliva, a danno dell’economia del Sud e della Calabria, regione che è seconda produttrice dopo la Puglia. Analogo rischio si profila per le produzioni agrumicole a vantaggio dei Paesi del Nord Africa tanto che – ricorda Alessandro Nicolò – ci siamo resi parte diligente con una mozione che impegna il presidente Oliverio ad intervenire presso il Governo centrale ed i competenti organismi europei, al fine di ottenere a tutela delle produzioni olivicole ed agrumicole regionali, efficaci misure in grado di arginare il ‘dumping’. Fenomeno che sta danneggiando pesantemente l’agricoltura meridionale e calabrese in particolare”.

    “Il disimpegno registrato mette inconfutabilmente in difficoltà sia le aziende che hanno già costruito un solido tessuto che le start up, penalizzando quello che a livello territoriale rappresenta il primo comparto per ricchezza prodotta. E’ come se si fosse scelto deliberatamente di ignorare i dati incoraggianti resi noti da Unioncamere – InfoCamere che certificano la presenza in Calabria di 3.688 imprese condotte da giovani under 35 e che rappresentano il 10,5% delle aziende agroalimentari della regione”. 

    “Che dire degli enormi ritardi accumulati in merito alle 2.200 domande pervenute sul pacchetto giovani del Psr così come denunciato da Coldiretti e ancora di altre inadempienze riscontrate dalle associazioni di categoria che diligentemente e con grande attenzione seguono i processi afferenti il settore? Un quadro che testimonia inequivocabilmente la sostanziale negligenza del Governo regionale anche rispetto ad azioni di contrasto della disoccupazione giovanile che avrebbero potuto trovare forti benefici dalla promozione di questo comparto, vero ‘zoccolo duro’ dell’economia calabrese” – rilancia il Capogruppo di Fi.

    “Il privilegio della vocazione agricola del nostro territorio andrebbe valorizzato – puntualizza l’esponente politico – mediante una programmazione ponderata e scelte oculate sul piano della promozione e della commercializzazione dei prodotti locali e dunque dell’identità territoriale in un’ottica di globalizzazione”.

    “L’assoluta esiguità di risultati nei principali comparti dell’economia regionale ed in particolare nel settore agricolo e del turismo – conclude Alessandro Nicolò – avvalora il giudizio sull’azione della maggioranza di centrosinistra che è stata inefficace rispetto a processi strategici che avrebbero dovuto guidare la crescita nel segno dell’efficienza e della produttività”.

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