Richiesta di scioglimento del Comune di Lamezia, quei presunti intrecci tra malavita e politica come nel 1991 e nel 2002

Le conseguenze sarebbero a cascata anche su altre realtà

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    di GIULIA ZAMPINA

    Per la seconda città più importante della provincia di Catanzaro rischia di arrivare l’ennesimo colpo che, volente o nolente, avrà delle pesanti ripercussioni politiche, presenti, se dal Ministero dovesse arrivare il via libera allo scioglimento per infiltrazioni mafiose, e future perchè, comunque vada le forze politiche dovranno seriamente capire cosa è che rende la città della Piana ingovernabile.

    TEMPI RAPIDI PER I LAVORI DELLA COMMISSIONE… DIVERSI DA QUELLI SCANDITI  DAL SINDACO

    La notizia che la commissione antimafia abbia finito anzitempo i suoi lavori, mandando al ministero la richiesta di scioglimento dell’amministrazione, ha sorpreso il sindaco che, in una nota scandisce dei tempi evidentemente diversi e non necessariamente coincidenti. La commissione infatti non solo non è tenuta ad avvisare il primo cittadino delle risultanze ma neanche ad ascoltare chi lo chieda.

    CRISALIDE E L’AVVIO DELLA PROCEDURA DI ACCESSO DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA AL COMUNE

    L’operazione Crisalide, portò in carcere, la scorsa primavera, 52 affiliati alla cosca ‘ndranghetista “Cerra – Torcasio – Gualtieri” attiva nella piana di Lamezia, ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, traffico illecito di sostanze stupefacenti, possesso illegale di armi ed esplosivi, estorsione, danneggiamento aggravato, rapina. L’operazione, trae origine da un’indagine del Nucleo Investigativo di Catanzaro e della Compagnia di Lamezia Terme, e permise di documentare l’operatività della cosca dedita ad un controllo asfissiante del territorio mediante attività estorsive e danneggiamenti ai danni di imprenditori e commercianti ed allo spaccio di sostanze stupefacenti. L’attività investigativa consentì  di recuperare e sequestrare ingenti quantitativi di armi e droga nonché di individuare ed arrestare gli autori di numerosi danneggiamenti effettuati per volontà dei capi cosca. 

    L’operazione aveva coinvolto il vicepresidente del Consiglio comunale Giuseppe Paladino indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, e l’ex candidato a sindaco Pasqualino Ruberto, eletto consigliere comunale e poi sospeso dalla carica per il coinvolgimento nell’operazione “Robin Hood”, che lo ha visto protagonista come ex presidente di Calabria Etica. Nell’inchiesta della Dda era stato arrestato anche il fidanzato di una consigliera comunale, Marialucia Raso.

    Il procuratore aggiunto di Catanzaro, Giovanni Bombardieri,  aveva dichiarato che le indagini avevano consentito di fare emergere i rapporti tra le cosche e alcuni referenti politici in relazione alle ultime elezioni comunali a Lamezia, svoltesi nel 2015 riuscendo a monitorare l’incontro tra i vertici della cosca e un candidato che per paura di essere riconosciuto si presenta nel quartier generale del gruppo criminale tenendo sempre il cappuccio della felpa sulla testa.

    Proprio per approfondire i legami tra ambienti politici di Lamezia Terme e la criminalità organizzata i carabinieri avevano effettuato alcune perquisizioni. Tre avvisi di garanzia erano stati notificati proprio per questo filone giudiziario. Si tratta di Giuseppe Paladino, allora  vicepresidente del Consiglio comunale, Pasqualino Ruberto e Giovanni Paladino, quest’ultimo dimessosi poi da consigliere comunale. Senza dimenticare qualche  ex membro dell’esecutivo, nel legittimo esercizio della sua professione, era difensore di un altro boss lametino condannato nel processo Andromeda in cui il Comune si costituì parte civile. Mandati, quello professionale e quello politico, rimessi entrambi.

     

    ALTRE CONSEGUENZE IN CASO DI SCIOGLIMENTO

    Nel caso in cui il comune di Lamezia dovesse essere sciolto per infiltrazioni mafiose a cascata si avrebbero conseguenze anche nelle partecipate da cui dovrebbero dimettersi tutti i rappresentanti. Neanche l’azienda aeroportuale non verrebbe risparmiata da una tale decisione.

    I PRECEDENTI

    E’ l’ottobre  del 1991 quando sulla Gazzetta Ufficiale viene pubblicato  questo decreto “Il presidente della Repubblica visto  che  il  consiglio  comunale  di  Lamezia Terme (Catanzaro),

    rinnovato nelle consultazioni elettorali del 13 maggio 1991, presenta collegamenti diretti  ed  indiretti  tra  parte  dei  componenti  del consesso  e  la  criminalita’ organizzata rilevati dalle locali forze

    dell’ordine e dall’Alto commissario per il coordinamento della  lotta contro la delinquenza mafiosa;  Constatato  che  tali  collegamenti  e la chiara contiguita’ con la criminalita’  organizzata  espongono  gli  amministratori  stessi   a pressanti  condizionamenti  compromettendo  la  libera determinazione dell’organo elettivo ed il  buon  andamento  dell’amministrazione  di Lamezia Terme;  Ritenuto che al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento  dell’amministrazione comunale si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune  di  Lamezia Terme  per  il  ripristino  dei  principi  democratici  e di liberta’ collettiva;  (…) Decreta:  Il  consiglio comunale di Lamezia Terme e’ sciolto per la durata di diciotto mesi”.  In carica al tempo era una giunta Dc- Psi con a capo Franco Anastasio .

    Stesso tenore nel decreto del 2002 in cui si legge “Considerato che il consiglio comunale di Lamezia Terme (Catanzaro), rinnovato nelle consultazioni elettorali del 13 maggio 2001, presenta collegamenti diretti ed indiretti tra parte dei componenti del civico consesso e la criminalità organizzata, rilevati dai competenti organi investigativi; Constatato che tali collegamenti con la criminalità organizzata espongono gli amministratori stessi a pressanti condizionamenti, compromettendo la libera determinazione dell’organo elettivo e il buon andamento dell’ amministrazione comunale di Lamezia Terme; Rilevato, altresì, che la permeabilità dell’ente ai condizionamenti esterni della criminalità organizzata arreca grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica e determina lo svilimento delle istituzioni e la perdita di prestigio e di credibilità degli organi costituzionali;Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell’amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di Lamezia Terme, per il ripristino dei principi democratici e di libertà collettiva;(…) Il Comune viene sciolto per 18 mesi”. La giunta era targata Forza Italia e guidata da Pasqualino Scaramuzzino

     

     

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