E Pasolini disse che Catanzaro era burocratica, triste e deprimente (CON VIDEO)

Il 16 novembre il collettivo culturale #damargherita propone un incontro che ripercorre la visita del controverso intellettuale ne capoluogo calabrese

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    di Giulia Zampina

    Recuperare a memoria per capire dove forse sono stati commessi alcuni errori ma soprattutto per recuperare l’orgoglio di appartenenza ai luoghi.  Non un’operazione nostalgia, ma un’operazione di vera e propria storia, senza la quale anche il presente ha poco senso. Il collettivo culturale #damargherita, con il coordinamento di Roberto Rizza e Debora Tammè, ha organizzato un incontro, fissato per il prossimo 16 novembre dal titolo”Comizi d’amore”, lo stesso titolo del film documentario del 1965, diretto da Pier Paolo Pasolini, con Oriana Fallaci e Graziella Granata.

    E’ un film inchiesta, costituito da scene e interviste girate in tutta Italia, negli ambienti più vari. Pasolini interroga centinaia di persone su argomenti considerati tabù, come il significato del sesso, il problema dello scandalo, il rapporto tra sesso e società, il matrimonio, l’onore sessuale, il divorzio, la prostituzione, e tanto altro. Le centinaia di risposte, sono intercalate dagli interventi dello psichiatra Cesare Musatti e dello scrittore Alberto Moravia.

    In tanti non sanno che nel proprio viaggio Pasolini fece tappa proprio in quel di Catanzaro. Domande e risposte anche qui sui tre colli.

    E non tutti sanno che Pasolini aveva un’idea ben precisa del capoluogo calabrese dove era stato, per sua stessa ammissione, tante e tante volte.

     

    Fu Marcello Furriolo ad intervistare  Pier Paolo Pasolini a Catanzaro, intervista pubblicata sul primo numero de «il Manifesto» di Catanzaro nell’aprile del 1964. Con l’occasione dei sopralluoghi per il progetto del film Il Vangelo secondo Matteo, il regista non manca di riflettere  anche sulla società del Sud, in particolare calabrese, e di aprirsi ad una spassionata analisi del film Ro.Go.Pa.G (1963), il film a episodi da poco realizzato a cui Pasolini aveva contribuito con il corto  La ricotta.  Ed è interessante rileggere proprio stralci di quell’intervista in cui l’intellettuale bolognese affonda la sua lama fatta di parole in quelle che sono delle criticità proprie di una città di provincia. Era il 1964. Sono passati più di 50 anni e quelle criticità forse si sono solo cronicizzate e probabilmente Pasolini, se avesse la possibilità di ripassare da queste parti, non potrebbe fare altro che affondare ancor di più la sua lama fatta di parole taglienti . 

     

    Intervista a Pasolini in vita del Vangelo
    di Marcello Furriolo

    “il Manifesto” di Catanzaro – aprile 1964

    PASOLINI
    Sono in Calabria per trovare dei volti nuovi per il prossimo film Il Vangelo, di cui inizierò le riprese il giorno 6 a Roma e a Tivoli, per poi trasferirmi in Puglia, Lucania e quindi, verso la fine di maggio-primi di giugno, qui in Calabria nelle zone di Cutro e Crotone.

    MANIFESTO
    Ulteriormente incuriositi, incalziamo: come mai ha scelto proprio queste zone per girare il suo film?

    PASOLINI
    Il paesaggio calabrese con i suoi meravigliosi contrasti naturali in cui a dolci pendii si contrappongono violenti sbalzi rocciosi, penso che sia determinante e quindi essenziale per il mio film.

    MANIFESTO
    Non del tutto soddisfatti della sua risposta, insistiamo: non avrà anche dei motivi, magari di carattere sociale?

    PASOLINI
    Penso che le folle colorite e varie che s’incontrano in queste zone difficilmente si trovino altrove. Ecco è proprio il senso; la bellezza di queste masse che io voglio sfruttare per il mio film.

    MANIFESTO
    La risposta ci dà modo di entrare in un argomento molto più preciso e forse a noi più vicino: cosa pensa della città di Catanzaro?

    PASOLINI
    Sono stato più volte a Catanzaro e ho avuto sempre la stessa sensazione. Catanzaro, come tutte le città burocratiche, è una città un po’ triste e deprimente. Infatti, malgrado si trovi in un posto molto bello e piacevole, la carenza di uno sviluppo urbanistico organico, per la mancanza di un piano regolatore, le conferisce un aspetto un po’ caotico e confusionario, ma sempre grigio ed amorfo, cosa che del resto avviene in moltissime altre città italiane.

    MANIFESTO
    Cerchiamo di ribattere che anche nella nostra città sussiste ed è caratteristica una certa vivacità, una certa vita.

    PASOLINI
    Non credo che possa considerarsi vita e quindi vivacità quella che caratterizza un certo tipo di società medio-borghese, in cui i problemi, le ansie, le attività nascono solo dalle preoccupazioni individuali egoistiche di una grigia classe impiegatizia che purtroppo per voi costituisce il nervo di questa enorme impalcatura burocratica. Penso che si possa parlare di vivacità, e quindi di vita, in quelle città marinare, mercantili, laddove si sente palpitare coralmente il cuore delle masse popolari.

     

     

    MANIFESTO
    Questa risposta ci lascia un po’ sgomenti proprio perché ci ha quasi illuminati, ci ha prospettato in termini duri, come del resto è il suo stile, quella che è la nostra realtà di tutti i giorni. Ha messo a nudo la piaga più profonda della nostra società calabrese, in cui i feticci della nostra borghesia ci inchiodano nelle strettoie di orizzonti culturali legati agli schemi classici di un grigio qualunquismo. E di questo andazzo siamo proprio noi giovani a pagare le conseguenze, nella impossibilità di una libertà espressiva, nella inutile lotta contro le barriere insormontabili del monopolio politico e culturale.
    Vogliamo passare, nella nostra intervista, a trattare un argomento che costituisce uno dei motivi del nostro interesse per questo personaggio. Abbiamo assistito giorni or sono alla proiezione del suo ultimo lavoro cinematografico: l’episodio La ricotta incluso nel film Laviamoci il cervello (il film è più noto con il titolo Ro.Go.Pa.G., di cui la dicitura  Laviamoci il cervello costituisce una sorta di appendice, ndr.). Abbiamo letto che la censura aveva bloccato il film proprio per il suo episodio. È stato tagliato molto?

    PASOLINI
    Niente affatto, altrimenti non avrei accettato di presentarlo. Ho dovuto subire solo l’eliminazione di due battute, d’altra parte per nulla determinanti alla comprensione del film stesso. Ed in questi si è dimostrato palesemente che le accuse rivoltemi, di vilipendio alla religione, non sono state che un pretesto. (…)

     

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