Presentato a Catanzaro il romanzo di Saverio Giuseppe Petitto

Ieri pomeriggio al Museo del Rock insieme al professore Luigi La Rosa 

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    Un bel successo di pubblico alla presentazione, ieri pomeriggio al Museo del Rock del romanzo dell’avvocato e scrittore per passione Saverio Giuseppe Petitto. “Di Josè e della foglia che lo incontrò“ il titolo del libro ambientato, ai giorni nostri, nella regione messicana del Chiapas. Nel corso di un viaggio apparentemente privo di uno scopo, si incrociano i destini di un ragazzo italiano e di un vecchio stregone Totzil. Il primo, attraversato da una profonda crisi interiore, non riuscendo ad accettare né ad interiorizzare i propri mutamenti, utilizza questo viaggio come via di fuga; il secondo, invece, aldilà del ruolo di prestigio rivestito all’interno della propria comunità, e nonostante la saggezza profonda che lo contraddistingue, vive da anni roso da un segreto rimorso, quello di non essere rimasto vicino alla moglie ed al figlio, entrambi morti a seguito del parto di lei. Il loro incontro avviene, casualmente, nei pressi del cimitero che si scoprirà essere quello in cui sono sepolti la donna e suo figlio,per poi svolgersi, nell’arco di pochi giorni, all’insegna di semplici ma pregnanti vicende, che offriranno ai due personaggi l’opportunità di uno scambio reciproco di idee ed esperienze introspettive, fino a giungere in un inconsapevole crescendo di confidenza e apertura, al crollo delle barriere a suo tempo alzate dal ragazzo.

    Lo svolgersi di tali vicende condurrà il ragazzo verso la parziale perdita della propria paura ed il vecchio a ritrovare la serenità che lui stesso, quasi volontariamente, aveva deciso di negarsi per anni.Parallela a questa storia, si snoda, procedendo di pari passo ma in maniera del tutto autonoma, quella di una foglia che, strappata con inaudita violenza dal vento alla sua splendida ma ripetitiva vita, si ritrova a dover fare i conti con il fino ad allora sconosciuto sentimento della paura. Il succedersi di alterne vicende ed i conseguenti incontri con vari personaggi, ognuno dei quali, a suo modo, è in grado di offrirle emozioni ed insegnamenti,saranno la chiave che le consentiranno di passare dallo sconforto e la paura, conseguenti alla perdita di quello che era il suo mondo, alla speranza ed infine alla serena accettazione degli eventi, fino a comprendere che il vento, personificazione della Natura che sempre tenta di parlare ad ogni sua creatura, lungi dall’essere il nemico che aveva creduto, in verità è il suo unico amico, il quale alla fine di un peregrinare forzato, la riporterà a casa, ai piedi del suo albero, dopo averla trasformata in tante cose diverse ed aver accresciuto la sua consapevolezza. Le due storie si intrecciano alla fine, quando la foglia, libera ormai da ogni traccia di paura, toccata dal vento, offre il suo corpo come cassa di risonanza affinchè la moglie morta possa parlare al vecchio stregone, rassicurandolo e regalandogli in tal modo le risposte tanto cercate ed al contempo, accortasi dello stato di immobilità del ragazzo, sintomo inoppugnabile della paura, riesce a presagirne il cammino, così simile al suo, che lo porterà presto ad essere in grado di leggere il vero linguaggio del vento, lasciandosi dietro i suoi timori immotivati. Si hanno, dunque, tre protagonisti principali che si muovono all’interno di due storie parallele, il cui messaggio centrale è quello della necessità di scrollarsi di dosso la paura nascente dai cambiamenti fisiologici imposti dall’esistenza, pena un’immobile infelicità. Ascoltando la voce del vento, dunque, ognuno dei tre personaggi, a suo modo, trova una sua nuova consapevolezza, il ragazzo nell’apertura, il vecchio nella speranza e la foglia nell’accettazione. Il tutto, su uno sfondo di personaggi minori ma significativi e nello scorcio di una regione, il Chiapas, fatta di persone autentiche, nella quale si muovono, come in una danza antica, profumi e colori.

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