‘Veterinaria chiusa a Catanzaro? Incompetenza politica ai danni degli studenti’

'Determinato un forte decremento dell’agrozootecnica in Calabria e la carenza di professionisti in grado di fornire servizi e assistenza alle aziende calabresi'

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    Riceviamo e pubblichiamo la nota a firma Giovanni Oliverio, Giovani Democratici

    ‘Siamo la regione del gran bosco d’Italia, dei tre parchi nazionali e della podolica, eppure dal 2010, gli aspiranti veterinari calabresi si recano in sedi extraregionali, poiché il corso di laurea in Medicina Veterinaria presente presso l’Università degli studi Magna Græcia di Catanzaro risulta essere chiuso. Il corso di laurea specialistica in Medicina Veterinaria a Catanzaro (classe 47/S), voluto dal rettore Salvatore Venuta, è stato approvato dal Cun (Consiglio universitario nazionale) nell’a. a 2001/02, con il primo anno avviato nel a.a. 2003/04 con il decreto dell’allora ministro dell’istruzione Letizia Moratti. Si attiva in forza ad accordi, relativamente alle risorse di docenza, sottoscritti con gli atenei di Bologna, di Napoli Federico II, di Bari e di Messina. Pertanto, un interateneo che avrebbe dovuto assicurare ai futuri veterinari un percorso formativo di eccellenza. Una regione a vocazione agro-zootecnica avrebbe potuto trovare dei netti punti di forza in questo corso di laurea. Punti di forza basati su continui investimenti culturali e servizi che gli stessi studenti avrebbero potuto dare ai cittadini calabresi tutti. Da questo corso di laurea si sarebbe potuto puntare a maggiori incentivi per la costruzione di un ospedale veterinario (ora presente solo su Reggio Calabria) e di un istituto zooprofilattico (delle grandi regioni del Sud assente solo in Calabria) riuscendo così a non essere più dipendenti dalla Campania. Paradossalmente, benché le domande per essere ammessi al nuovo corso di laurea aumentassero (157 la media dei sette anni), i posti disponibili diminuivano.

    Nel 2007, a soli quattro anni dalla sua apertura, Bologna non rinnova la convenzione e da questi anche Napoli nel 2009, fino all’a.a. 2010/11 in cui, anche se il Consiglio di Stato ne consente una legittimità di esistenza, gli aspiranti veterinari non hanno potuto scegliere Catanzaro. Molti penseranno che una facoltà di veterinaria sia solo un investimento come gli altri, al contrario, dati Istat dimostrano quanto la Calabria, per la sua estensione e per il carico zootecnico presente, necessita di veterinari che possano migliorare e contribuire alla crescita del nostro patrimonio zootecnico. La mancanza di veterinari ha determinato un forte decremento dell’agrozootecnica in Calabria e la carenza di professionisti in grado di fornire servizi e assistenza alle aziende calabresi. Prima di tutto questo, sorge spontaneo chiedersi il perché di questa decisione. Perché la politica non ha compreso l’importanza strategica di questo corso di laurea? Perché continuiamo ancora oggi a non pianificare delle strategie di crescita compatibili con le vocazioni e le specificità del nostro territorio? Perché una regione prettamente agricola, come la nostra, non può essere autonoma? In Calabria, la politica è sempre più sorda ai bisogni del cittadino e delle imprese preferendo delegare agli altri la formazione dei nostri giovani e la crescita delle nostre imprese. La chiusura di Medicina-Veterinaria ha favorito le altre regioni che erogano servizi alla nostra zootecnia calabrese senza lasciare economia sul nostro territorio. Come Giovani Democratici auspichiamo che si possa avviare un tavolo di discussione per rilanciare, nuovamente, la formazione dei nostri medici-veterinari in Calabria.

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