Il ’68 compie 50 anni, la rivoluzione tra musica e letteratura

Piergiorgio Caruso , animatore de Il museo del rock e Nunzio Belcaro, libraio, ci raccontano cosa produssero gli anni della contestazione e cosa hanno lasciato come eredità culturale

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    di Giulia Zampina

    “Il Sessantotto è finito scriveva Umberto Eco nel 1980, «ed è giusto che lo si giudichi storicamente”.E proprio nell’anno in cui il ’68 compie 50 anni tentiamo, non di dare un giudizio storico, ma di raccontarlo attraverso la società civile, i suoi cambiamenti. Lo abbiamo fatto leggendo le parole di chi il ’68 lo ha vissuto e di chi ne ha raccolto l’eredità, (LEGGI LA DOPPIA INTERVISTA DI ISA MANTELLI E WANDA FERRO)  oggi lo facciamo attraverso le riflessioni di due intenditori di musica e libri, per capire cosa queste produzioni fanno generato e lasciato. Il  tentativo è quello di ricostruire la storia di quell’ondata contestataria che nella seconda metà degli anni Sessanta dilagò in paesi differenti e modificando radicalmente usi e costumi. Protagonisti di questa intensa stagione di protesta furono essenzialmente i giovani ovvero la generazione che, nata nel secondo dopoguerra, crebbe «all’ombra della bomba atomica.

    Caruso : Il rock fu il vettore del cambiamento

    Come ben si può comprendere leggendo con attenzione i testi dei pannelli esposti al museo del rock il ’68 non è iniziato nel ’68. La società occidentale ha cominciato a ‘ cambiare’ pensando in un modo diverso e prendere coscienza dei propri limiti qualche anno prima con la nascita della controcultura e dei movimenti x i diritti civili. Agli inizi agli anni ’60 la società occidentale era afflitta da piaghe socio- culturali che dovevano essere scardinate e che lo sono state nel corso di quelli che più tardi saranno giustamente definiti i ‘favolosi anni 60’. E la musica rock è stata il vettore di questo cambiamento epocale il collante che ha fatto si che giovani di nazionalità e ceto sociale diversi si sentissero uniti sotto la bandiera del cambiamento e del progresso civile e sociale

    Belcaro: I libri associati al ’68 bruciano ancora  nella memoria

    I libri associati al 68 bruciano ancora nella memoria e nelle mani di chi li ha tenuti verso il cielo come arma. Alcuni veri e propri manifesti di lotta, simboli di appartenenza ad una generazione che aveva deciso di cambiare il mondo e prendere in mano la storia. Famoso in tal senso il Libretto Rosso di Mao che in quell’anno superò la Bibbia in tiratura di copie nel mondo. Ma mentre questo libro è nella sostanza tradito dalla storia del suo autore, altri libri conservano immutata la potenza e il significato.

    Caruso : Fu l’anno degli album più belli dei New Trolls ed Equipe ’84 dover arte e poesia si ondevano con la musica

    Non so dire sei dischi pubblicati nel 68 siano stati più belli di quelli usciti l’anno precedente. Probabilmente nel mondo anglosassone inventore del rock no. Ma in Italia senza dubbio si. Da noi uscirono 2 LP che oggi sono entrati senz’altro nella storia della musica del nostro paese. Modernissimi per concezione e voglia di sperimentazione. Molto coraggiosi se si pensa che all’epoca il mercato era dominato dai dischi a 45 giri. Il primo disco è Stereoequipe dell’equipe 84 il secondo  è Senza orario senza bandiera dei New Trolls. Stereoequipe pur contenendo le canzoni più famose dell’equipe 84 come 29 settembre e nel cuore nell’anima è un audace esperimento mistico- psichedelico pieno di di sonorità orientali condite da un sapiente uso del sitar e delle tabla e con una copertina ideata dal grande pittore Mario Schifano.

    Discorso diverso per i New trolls che elaborarono con l’aiuto del poeta Riccardo Mannerini e dell’allora quasi sconosciuto Fabrizio de André un album concettuale uno dei primi come si chiamano in gergo concept album. 2 capolavori assoluti della musica non soltanto italiana. Ma equipe e new trolls sono state veramente 2 grandi banda o meglio 2 complessi come si diceva una volta. Da ricordare anche che a Roma nel maggio del 68 si svolse un bellissimo festival rock al palaeur con prestigiosi nomi in cartellone. Pensate un festival rock in Italia un anno prima di Woodstock! Incredibile vero!? Troppo incredibile! Infatti l’evento fu un fiasco dal punto di vista della partecipazione del pubblico. Evidentemente i tempi non erano ancora maturi x la nostra collaterale provinciale mentalità di paese ancora fedele al melodramma verdiano e pucciniano che si era involuto nella parata dei vari festival di Sanremo. 

     Belcaro: L’uomo ad una dimensione (di Herbert Marcuse)

    Considerato critico radicale della società industrializzata avanzata, a distanza di cinquant’anni il libro conserva tutta la sua attualità non soltanto per il persistere delle stesse distorsioni (come dirà Luciano Gallino nell’introduzione della nuova edizione Einaudi) ma per la storia recente che sembra essersi incaricata di restituire al libro un’inquietante presa diretta. Una “società irrazionale nella sua apparente razionalità”, e non funzionale, se per funzionalità intendiamo l’intento di produrre felicità per l’uomo, cosa non possibile in un totalitarismo del potere economico che può introiettare un finto pluralismo politico e d’opinione (giornalistico). L’intuizione che avverto ancora come potentissima è quella in cui Marcuse afferma che solo la finzione artistica e il linguaggio estetico possono veicolare valori estranei alle esigenze dell’organizzazione di mercato data. Oggi più che mai si avverte addirittura un indebolimento di tenuta critica anche nel messaggio artistico, quantomeno in quello portato avanti nei decenni passati da una controcultura di massa che sta andando via via esaurendosi con la morte dei suoi interpreti più illustri.

    Caruso: L’eterno dualismo tra i Beatles ed i Rolling Stones e la copertina “sfottò” di Frank Zappa

    Per quanto riguarda il rock anglosassone tanti sono i dischi degno di memoria usciti nel 68. L’elenco sarebbe lungo e stressante da scrivere e da leggere. I miei preferiti sono innanzitutto il cosiddetto White album il doppio LP dei Beatles. Uscito con copertina bianca in risposta alla sgargianti copertine edite l’anno precedente. Pieno di canzoni scritte in India quando i fab 4 erano in visita meditativo-collettiva. Ogni volta che riascolto questo disco mi rassereno e riesco a scacciare pensieri e paturnie quotidiane. Un vero balsamo!  I Rolling Stones risposero con Beggard banquet. Il disco del loro ritorno alle radici blues. Ma questo disco invece mi riempie di tristezza perché è l’ultimo in cui darà il suo contributo Brian Jones! Il biondo maledetto. Il mio stones preferito. Colui che ha inaugurato lo sfortunato club dei ventisettenne rocker volati in cielo. Un altro di questi musicisti il mago della chitarra per antonomasia Jimi Hendrix se ne uscì in quell’anno con un disco che scandalizzò il mondo. In copertina ci sono infatti bellissime ragazze i costume adamitico:scandalo censura copertina sostituita. 

    Il matto dei matti Frank Zappa ideò una copertina che fu il massimo dell’ironia e della dissacrazione. Prese di mira i Beatles di SG. Peppers che nei mesi precedenti aveva ammaliato e fatto innamorare tutti i fans e che la critica considera il disco più importante del’900. Anche il titolo non è niente male:siamo qui soltanto per i soldi’. Diavolo di un zappa santo e diavolo del rock! Quando rinascerà uno come te?

    Belcaro: La peste (di Albert Camus)

    “Il sonno degli uomini è più sacro della vita per gli appestati; non si deve impedire alla brava gente di dormire. Ci vorrebbe del cattivo gusto, e il buon gusto consiste nel non insistere, è cosa che tutti sanno”.

    In questa frase la comprensione, direi definitiva per Albert Camus, della difficoltà che incontrano gli uomini a cambiare, nonostante i soprusi, le ingiustizie, le vessazioni, la privazione di libertà, più semplicemente nonostante La Peste.

    Parole che entrano nelle maglie di una società appestata dal sonno dell’ipocrisia, dall’ingiustizia sociale; lo “scrittore combattente” immagina una città, Orano, colpita da una tremenda e inesorabile epidemia e la stessa diventa palcoscenico e laboratorio per le passioni di un’umanità al limite tra disgregazione e solidarietà. Continuiamo a riconoscere il presente in quell’egoismo gretto di chi difende lo status-quo.

    Caruso: La musica dell’Hippy batterista che sarà ospite al museo del rock

    Per finire vorrei citare 2 LP che vedono tra i protagonisti un personaggio straordinario che tra pochi giorni ospiteremo al museo. 

    Stiamo parlando di John Alder detto twink! Inglese che vive in Marocco hippy batterista cantante mimo eroe della swinging london. Un personaggio al di fuori dell’ordinario che ci verrà a trovare il 16 di febbraio. Una grande emozione! I dischi sono s. F. Sorrow dei pretty thing e il disco eponimo dei tomorrow due bands mito della psichedelia inglese. 

     

    Belcaro : Fragole e sangue  (di Simon James Kunen)

    Libro uscito in contemporanea con l’inno di pace più famoso di sempre, ovvero “Give peace a change” di John Lennon, narra le vicende di uno studente universitario che si troverà a combattere contro la decisione del rettore di destinare alle forze armate dei terreni destinati alla comunità afro-americana. Il sangue del Vietnam, il sangue dei neri versato nelle strade, il diario lucido di un ragazzo e il tentativo di decifrare il mondo degli adulti, alternando riflessioni coraggiose, spesso dure, e ancora attualissime a distanza di quasi mezzo secolo, con divertenti digressioni personali sull’amore, la musica, lo sport, i viaggi, che hanno il sapore del vero e proprio romanzo di formazione. Dal libro è stato tratto immediatamente un film documentario ed entrambi ancora oggi vengono considerati “cult” della controcultura Americana.

     

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