Tarsia, il cimitero ‘Memoriale’ per dare dignità ai migranti morti intitolato al piccolo Aylan Kurdi

U'area di trentamila metri quadrati 'uno spazio aperto - ha detto l'ingegnere Donato D'Anzi - dove le culture e le religioni si integreranno' 

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     Un’area di trentamila metri quadrati, messa a disposizione dal Comune di Tarsia, estesa lungo una quieta collina in cui affondano le salde radici di ulivi secolari, prossima al lago che e’ zona naturalistica di grande pregio e suggestione. E’ qui che sorgera’ il “Memoriale per le vittime dei naufragi nel mare Mediterraneo”; qui potranno trovare la dignita’ della sepoltura le persone che hanno trovato la morte nel Mediterraneo. Le donne, gli uomini, i bambini cui il destino ha strappato la vita, come il piccolo siriano morto annegato Aylan Kurdi, cui il cimitero sara’ intitolato.

    Uno spazio aperto, dove le culture e le religioni si integreranno – come spiegato dall’ingegnere Donato D’Anzi, progettista insieme all’architetto Fernando Miglietta dell’opera presentata ufficialmente oggi a Tarsia, nel Cosentino – dove saranno tra l’altro presenti elementi architettonici dalla forte valenza simbolica, con un edificio, il memoriale ultimo sguardo, su cui saranno proiettate immagini, un viale con due fontane, un archivio storico. Il cimitero nasce nel luogo nel quale c’e’ stato il campo di internamento di Ferramonti. Una opera che e’ anche una straordinaria iniziativa umanitaria, promossa dal leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che e’ delegato della Presidenza per la promozione e la tutela dei Diritti umani, accolta e sostenuta dalla Regione. 
       “E’ questa – ha detto Mario Oliverio, presidente della Regione Calabria – una giornata che deve essere sempre ricordata perche’ il 25 aprile per il nostro Paese rappresenta la conquista della liberta’, della democrazia; rappresenta il punto di arrivo di una pagina drammatica che ha segnato la vita dell’Italia e dell’Europa e il punto di partenza di una stagione nuova. In questo luogo sono condensate le contraddizioni drammatiche di quella pagina, poiche’ da qui sono passate migliaia di persone che hanno subito sulla loro pelle, nei loro rapporti familiari, negli affetti quella tragica vicenda storica. Ma in questo luogo, tuttavia, si e’ espresso quello che e’ un connotato di questa terra: l’accoglienza. Anche in questo che era un campo di internamento, infatti, c’era un contesto, rappresentato dalla popolazione, dalla comunita’ di Tarsia che affievoliva la sofferenza, la lacerazione”. 

    (la foto, d’archivio, del poliziotto con la salma del piccolo Aylan) 

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