Il dopo ballottaggio di Catanzaro è una resa dei conti nel Pd mentre nel centrodestra si esulta

Ecco come cambiano gli scenari e gli equilibri della politica regionale dopo il successo plebiscitario di Abramo e il tonfo del democrat Ciconte

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    di Antonio Cantisani
     
    Un voto destinato a lasciare un segno profondo sulla politica regionale. Il ballottaggio di Catanzaro, con la quarta plebiscitaria elezione di Sergio Abramo a sindaco, rappresenta la conferma di un trend che negli ultimi tempi in Calabria registra la rinascita del centrodestra e l’arretramento del Pd e del centrosinistra, che neppure due anni e mezzo fa esultavano per la conquista della Regione. Ma quel novembre del 2014 oggi sembra davvero molto lontano, perché in questo lasso di tempo i democrat hanno inanellato una serie di sconfitte, alcune anche piuttosto nette, nelle principali città calabresi interessate dalle Amministrative: nel 2015 Vibo Valentia e Lamezia Terme, nel 2016 Cosenza e Crotone, e adesso Catanzaro. Piazze che consegnano il dato di un Pd in una enorme difficoltà a connettersi con le realtà territoriali e con le loro istanze: questa potrebbe essere una prima lettura del pesantissimo rovescio nel capoluogo di regione, nel quale i democrat hanno schierato un big come il consigliere regionale Enzo Ciconte ma verosimilmente hanno pagato i limiti di una scelta apparsa rispondente più a logiche di “palazzo” e di apparato che non a un progetto legato realmente alla città. Nelle sue prime dichiarazioni “a caldo” commentando il negativo risultato delle urne Ciconte ha parlato esplicitamente di “fuoco amico” nei suoi confronti, aprendo di fatto una sorta di “redde rationem” interno ai democrat che stavolta rischia di non essere indolore com’è stato nelle precedenti occasioni: già non mancano, sotterranee ma evidenti, pressanti richieste di un azzeramento dei vertici del partito e pressanti richieste di un duro confronto a livello regionale nel quale molte anime dem pretenderanno una profonda riflessione sia sul modello di partito che il Pd in Calabria vuole costruire sia sulle alleanze, se si considera che la strada delle “grosse koalition” – con gli ammiccamenti al centrodestra e la scopertura dell’ala sinistra – si è finora rivelata deleteria. Non saranno ore facili in particolare per il segretario regionale dem Ernesto Magorno, già da tempo sulla graticola e che tra l’altro aveva avocato a sé la “pratica” Catanzaro nella veste di commissario del partito. Così come peraltro un  campanello dl’allarme piuttosto forte ha ripreso a suonare anche dalle parti della “Cittadella”: è evidente infatti, come sottolineano molti osservatori politici, che la “batosta” catanzarese potrebbe riverberare i suoi effetti anche sull’azione della Giunta regionale, rendendola più accidentata di quanto già non sia. Sono molti poi i “bene informati” che da tempo hanno profetizzato un Oliverio pronto a dare vita a un rimpasto dopo queste Comunali, ma in realtà l’esito del voto potrebbe complicare questo percorso (ammesso – e non concesso – che sia nelle intenzioni del governatore, che notoriamente non ama i rimpasti): del resto, in un contesto nel quale perdono tutti assumere delle scelte dirompenti non è una operazione semplice e nemmeno tanto conveniente, anche se sembra plausibile un “ritocco” anche nella compagine assessorile nel quadro complessivo dell’imminente rinnovo dei vertici istituzionali al consiglio regionale. Comunque fin dalla prossima seduta a palazzo Campanella, programmato per il 29 giugno,  si potranno valutare le conseguenze delle Amministrative di Catanzaro sulla tenuta di una maggioranza di centrosinistra già abbastanza arrancante di suo. Mentre alla luce del risultato di Catanzaro si preannuncia già tumultuosa in casa Pd la fase di definizione delle candidature alle Politiche, che verosimilmente  si aprirà dopo l’estate. Di converso, il trionfo di Abramo, da ascrivere anche al contributo dei leader azzurri Wanda Ferro e Mimmo Tallini, è ulteriore benzina nel motore del centrodestra calabrese, che ha ripreso a scoppiettare dopo il rovinoso 2014 segnato dalla sconfitta alle Regionali completando il “filotto” di vittorie nelle maggiori città della Calabria. Sotto questo aspetto le immagini della presenza, alla festa di Abramo, della coordinatrice regionale di Forza Italia Jole Santelli e del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto appaiono emblematiche dell’intenzione dei berlusconiani di puntare decisamente alla riconquista della Regione. Anche perché le elezioni di Catanzaro registrano un’autentica novità sul piano politico, quella del ritorno degli “alfaniani” ex Ncd oggi Ap – a Catanzaro rappresentati dal senatore Piero Aiello e dal consigliere regionale Baldo Esposito – nell’alveo tradizionale di un centrodestra moderato stile Pdl. A livello regionale finora gli “alfaniani”, comunque all’opposizione, hanno tenuto un atteggiamento di non (eccessiva) belligeranza nei confronti della maggioranza di centrosinistra e del Pd, ma il dato catanzarese, abbinato anche a una dinamica che potrebbe maturare a livello nazionale, potrebbe alterare questo equilibrio, al punto che nei corridoi del consiglio regionale già si parla insistentemente della rischio per Ap di perdere alcune postazioni istituzionali – una nell’ufficio di presidenza dei palazzo Campanella e la presidenza della commissione Riforme – proprio per il sostegno dato ad Abramo nella sfida elettorale del capoluogo. Per capire se si tratta solo di indiscrezioni non resta che aspettare le prossime settimane.

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