‘Anche Gratteri indaga su persone vicine al padre di Matteo Renzi’. Lo scrive ‘La Verità’

Da un articolo in prima pagina sull'edizione odierna del giornale a firma di Giacomo Amadori i particolari che riguarderebbero l'inchiesta 

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    Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri avrebbe aperto un’ inchiesta che riguarda persone vicine al padre di Matteo Renzi. E’ quanto riporta la Verità nell’edizione di oggi in apertura del giornale con un articolo a firma di Giacomo Amadori.

    A seguire il pezzo di Amadori, inviato a Catanzaro, che riportiamo interamente 

     

    In piazza Giacomo Matteotti, a Catanzaro, si trova quella che esattamente dieci anni fa divenne la Procura più famosa d’ Italia. Era l’ estate dell’ inchiesta Why not e del sino ad allora anonimo pm Luigi de Magistris. Qui, il 13 luglio 2007, Romano Prodi, all’ epoca premier, venne iscritto sul registro degli indagati per abuso d’ ufficio. Un atto che fu l’ inizio della fine del suo governo. Dopo due lustri in questi uffici comanda il procuratore Nicola Gratteri, celebre toga antimafia. Matteo Renzi aveva pensato a lui per un posto da ministro, per l’ esattezza come Guardasigilli. Ma la vulgata racconta che a quella nomina si

    oppose il presidente emerito Giorgio Napolitano, contrario a un pm per quel ruolo. Adesso Gratteri ha un in mano un fascicolo delicato in cui è coinvolto uno dei personaggi attenzionati nell’ inchiesta Consip, la stessa che ha portato all’ arresto dell’ imprenditore napoletano Alfredo Romeo. Si tratta del settantaduenne Rocco Borgia, perquisito a febbraio dagli investigatori che indagavano su Consip e a cui farebbe riferimento la società Sviluppo Srl, in cui però non compare come socio. Borgia, secondo gli investigatori, è legato a doppio filo alle cooperative rosse. Il sito d’ informazione Popoffquotidiano ci offre un altro elemento biografico: «Quello che è certo è che si tratta di un massone storico, presente nella lista pubblicata da Popoff, che si muove tra Roma e la Calabria». Nell’ elenco figura come imprenditore. Il procuratore Gratteri e l’ aggiunto Luigi Bombardieri non negano l’ esistenza dell’ indagine sul suo conto e di cui La Verità è venuta a conoscenza, ma lasciano intendere che le investigazioni sono in una fase delicata: «Non ci sono carte (ostensibili, ndr)» ha tagliato corto lunedì mattina il procuratore quando abbiamo bussato alla sua porta.Ma su Borgia a Roma ci sono altri atti, già depositati, che svelano i suoi stretti rapporti con uno degli uomini più vicini a Tiziano Renzi, quel Carlo Russo indagato nell’ inchiesta Consip insieme con il babbo dell’ ex premier per traffico di influenze illecite. Una compagnia di giro su cui stanno proseguendo anche le indagini della Procura capitolina. Il 20 settembre 2016 Russo è stato pedinato e fotografato dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico proprio mentre era con Borgia. Russo all’ epoca si occupa dei rapporti istituzionali della Ceg elettronica di Bibbiena (Arezzo) e insieme con un collega si reca al ristorante Sapori di via Veneto per incontrare l’ imprenditore calabrese, in abito color carta zucchero, e una signora bionda, Daniela Becchini, dirigente dell’ Inps. A che cosa è servita quell’ occasione conviviale? «I rapporti che il Romeo coltiva con la Becchini, grazie all’ intermediazione di Rocco Borgia e Carlo Russo», annotano gli investigatori, «sono finalizzati esclusivamente alla agevolazione nella prosecuzione di una commessa milionaria che la Romeo si è aggiudicata per la gestione del patrimonio dell’ Inps, di cui la Becchini è direttore generale». Borgia, secondo i carabinieri, è «soggetto da sempre indicato quale intraneo alla Cmc che avrebbe facilitato l’ avvocato napoletano nell’ interlocuzione» con l’ Inps. Cmc è la Cooperativa muratori e cementisti di Ravenna, colosso della cooperazione rossa. «A me mi stanno martellando, sono quelli di Cmc, incontrali, incontrali, incontrali», implora in un’ ambientale Russo, discutendo con l’ avvocato Romeo. «L’ omino», come è soprannominato, punta a far alleare la cooperativa con l’ imprenditore partenopeo e a far ottenere una lauta consulenza a Borgia, «il “suo” uomo, quello di Cmc», con gli agganci giusti dentro all’ Inps. Nelle stesse ore, secondo l’ accusa, Russo prova a portare a casa anche altre due importanti consulenze, una per lui da 5.000 euro bimestrali e una da 30.000 euro mensili per babbo Renzi, presunto contatto con i vertici di Consip. Un «accordo quadro» che, però, alla fine non sembra essersi perfezionato, anche a causa della sconfitta di Matteo Renzi al referendum. Secondo gli investigatori potrebbe essere, invece, andata meglio a Borgia. Infatti il 19 ottobre 2016 Russo sollecita il pagamento di 20.000 euro all’ imprenditore calabrese. I soldi dovrebbero essere pagati con una causale fittizia e attraverso una società, la Sviluppo Srl, in cui Borgia non compare tra i soci. Romeo è dubbioso e Russo lo incalza: «Leviamoci sto dente avvocato… piangiamo una volta eh…». Per lui il pagamento s’ ha da fare, visto che Borgia è «quello che ha portato la Becchini». Dopo questa chiacchierata i carabinieri troveranno nella spazzatura sotto gli uffici di Romeo la copia di una fattura intestata a Sviluppo Srl e datata 10 ottobre 2016. L’ importo è di 24.400 euro, comprensivi di Iva e il conto corrente a cui sono destinati è della Banca Popolare di Bari. La causale è «attività di consulenza e assistenza in merito a possibilità di sviluppo commerciale e partenariato in materia di efficientamento energetico». Ma la storia giudiziaria di Borgia non è circoscritta a questa vicenda. In passato questo ex esponente del Pci calabrese si era occupato di presunti progetti umanitari in Africa. È stato uno dei dirigenti del Cins, Cooperazione italiana Nord Sud, impegnato in Somalia, e per questo è finito sotto processo. Sulla questione hanno chiesto lumi in Parlamento sia il senatore Elio Lannutti sia la deputata del M5s Laura Castelli. Quest’ ultima in un’ interrogazione del 2014 ha ricostruito la vicenda del Cins e ha ricordato quanto riposto dall’ ex sottosegretario Marta Dassù nel 2012: «A proposito del Cins, il signor Rocco Borgia, nominato dal 22 ottobre 2008 rappresentante legale del Cins successivamente nominato liquidatore della stessa organizzazione, e il signor Filippo Statuti Iacocucci, ex segretario generale del Cins, sono stati rinviati a giudizio (…) dalla Procura della Repubblica di Roma per truffa ai danni del ministero». Reato aggravato perché perpetrato per il conseguimento di erogazioni pubbliche, che all’ inizio del millennio sarebbero consistite in svariati miliardi di lire. La Farnesina, interpellata dalla Verità a partire dal maggio scorso, non ha risposto alle nostre richieste di delucidazioni sull’ esito del procedimento in cui il ministero risultava parte offesa. Su Internet si trovano poche altre notizie su Borgia. Qualcuno, di sua conoscenza, lo accusa addirittura di essere l’ anello di congiunzione tra massoneria calabrese, cooperative rosse, malavita e politica. Borgia, o perlomeno un suo sedicente omonimo, replica a un paio di detrattori in questi termini: «Hanno pubblicato su di me tante di quelle nefandezze e infamie che mi corre l’ obbligo di rispondere semplicemente col risultato di un referto medico, redatto da specialisti da me incaricati, e che potete leggere di seguito». Il realtà la presunta diagnosi si risolve in quattro righe di testo generiche, non firmate e in cui si leggono sgrammaticature come «il psicologo» e «il psichiatra». Borgia comunque si assolve da ogni accusa: «La mia storia di grande e indiscutibile moralità la raccontano tutti coloro che nel corso degli ultimi 50 anni hanno avuto il privilegio di frequentarmi e che pertanto non ho bisogno di difese di ufficio. Infine, vergognatevi e smettetela oggi stesso». Le indagini di Gratteri ci diranno se abbia ragione.

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