Gratteri: ‘Ecco come ho cambiato la Procura di Catanzaro’

Il Procuratore della Repubblica si racconta nell’iniziativa 'Letture di Primavera'


di Alessia Burdino

Arriva cinque minuti prima delle 18, l’ora in cui è previsto l’inizio della manifestazione. Ad accoglierlo ci sono i bambini della scuola primaria protagonisti di un progetto dedicato alla legalità. Lui chiede, uno per uno, i loro nomi. E in quella mano tesa sui loro volti c’è tutta la sua grandezza: quella di uomo umile. Che in quanto tale è grande. 

Camicia a righe bianche e verdi, passo felpato e via. Stringe la mano a tutti. Raggiunge la sala, si guarda attorno. Di fronte a lui in prima fila c’è seduta la moglie. Un’occasione più unica che rara. 

Nicola Gratteri, ospite a Girifalco delle “Letture di Primavera”, parla a braccio per quasi due ore. Intervistato dal giornalista Saverio Simone Puccio offre ad una sala, gremita in ogni ordine di posto, una lezione di vita, legalità ed umanità. Ammonisce chi bada alle apparenze. Tuona contro chi, solo, si lamenta. E parla di sé.  

“Sono l’uomo delle contraddizioni, la persona più semplice del mondo”. E questo lo si capisce subito. Dal primo istante. Semplice lui. Semplice il suo linguaggio. Semplice e potente. Perché ogni sua parola arriva dritta al cuore. Rimanendo impressa nella mente di chi lo ascolta come un tatuaggio sulla pelle. Impossibile non restare colpiti quando dice: “amo stare con i contadini, quelli che non sanno parlare la lingua italiana, che non sono andati a scuola perché sin da bambini dovevano andare a lavorare, quelli che hanno le mani il doppio delle mani perché hanno i calli”. 

Dietro l’immagine “importante” del capo dell’ufficio distrettuale che sovrintende su quasi tutta la terra madre della più potente organizzazione criminale di Catanzaro c’è un mare di umanità. Umiltà. Quella che, forse, un po’ tutti dovremmo prendere ad esempio. 

Dietro la scrivania di una delle Procure più complesse d’Italia, c’è un uomo che, la domenica, si rilassa quando cura il suo orto.  “Sto bene in campagna, quando sono con gente vera. Gente che mi parla di ulivi, di ortaggi, lattughe, pomodori e melenzane. Sono le uniche persone che mi fanno rilassare, perché in qualunque altro ambiente tutti vogliono parlare di indagini e di processi, visto che in Italia il 50 per cento della gente è magistrato, l’altro 50 è allenatore della Nazionale di calcio”.

 
Chiarisce subito la sua posizione rispetto all’ipotesi, più volte paventata, di un’eventuale corsa alla guida della Regione. “Io non mi candido, perché sono più utile adesso a Catanzaro come procuratore della Repubblica e non nel fare politica. C’è bisogno ancora di tanto lavoro. Sono a Catanzaro da tre anni e ho costruito finalmente una squadra vera, forte”.

Ed a Catanzaro ha costruito una Procura nuova: “Quando sono arrivato c’era lo sconforto per quello che ho visto, da tutti i punti di vista. L’ordine, gente improbabile che camminava nei corridoi della Procura ed ogni 48 ore c’era una fuga di notizie. E tutti erano tranquilli, perché si erano collocati. Ho chiesto una piantina della Procura, senza nomi, in bianco, e ho disegnato la disposizione degli uffici secondo i reati. A questo si aggiunge una rivoluzione delle forze dell’ordine, dove c’erano alcuni vertici che erano a Catanzaro da otto anni. Ora abbiamo i migliori inquirenti d’Italia e la qualità delle indagini è migliorata tantissimo. Basti pensare che abbiamo avuto da poco l’ispezione ministeriale prevista ogni quattro anni e abbiamo tutti i trend positivi, non sono riusciti a trovare una cosa che non funzionava”.
“Oggi – dice – siamo credibili, siamo attrezzati per contrastare la ‘ndrangheta ed i reati. Come si fa ad arrivare a questi risultati? Ci vuole determinazione, e poi non fare mai particolarità per nessuno”. 

Il capitolo “Gratteri e la gente” si arricchisce di nuove pagine quando il Procuratore parla della sua agenda: “Ogni settimana, mediamente, circa duecento persone chiamano per avere incontri. Io ascolto soprattutto gli ultimi, gente da paesini più sperduti della Calabria. Per me – sottolinea – è importante risolvere il dramma di un vecchietto, come la signora del Vibonese, vedova, che subiva i furti di animali del suo piccolo gregge da parte del mafiosetto di paese. Io sono pagato, con le vostre tasse, per risolvere il dramma di quella signora, questo è il concetto che deve passare nella testa di tutti. Dopo due mesi, abbiamo arrestato il mafiosetto e quando la vecchietta è tornata in Procura per ringraziarmi, non l’avevo riconosciuta, era ringiovanita di dieci anni perché avevamo risolto il suo dramma. Questa per me è una grande vittoria, perché il senso della nostra esistenza è questo. Non si misura l’importanza dell’indagine in base al personaggio, perché è più importante l’anima della persona”.   

E Gratteri, pur essendo al momento uno dei personaggi più noti della Calabria (e non solo), di personaggio ha, veramente, poco. Perché in quella carezza sul volto dei bambini di Girifalco c’è l’umiltà e la grandezza della persona.

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