Bertolone: ‘La povertà non va in vacanza’

L'intervento domenicale dell'arcivescovo di Catanzaro-Squillace e presidente della Cec

Più informazioni su


    Soltanto chi sa riposarsi è capace di lavorare”, scriveva Giordano Bruno. Il guaio è che di lavoro se ne trova sempre meno e parlare di ferie suona quasi come mancanza di rispetto e sensibilità per i tanti che un lavoro non ce l’hanno. Si prenda la Calabria: secondo l’ultimo rapporto Istat sul tema, più di 3 calabresi su 10 (il 30,6%) si trovano in condizioni di povertà. Un dato certo in miglioramento rispetto al passato anche recente, ma pur sempre al di sopra della media nazionale, ferma all’11,8%, e persino di quella del Mezzogiorno, inchiodata al 22,1%. Non bastasse, ricorda il Cnel nel suo studio sul benessere equo e sostenibile, la regione è ultima per reddito medio disponibile, pari a 12.656 euro pro capite, a notevole distanza dalle famiglie del nord Italia, che invece mettono insieme a testa circa 21.690 euro. Risultato? 14 calabresi su 100 versano in condizioni di grave deprivazione materiale ed altri 12 in uno stato quotidiano di notevole difficoltà economica. Insomma, in Calabria la povertà non va in vacanza e tiene lontano da spiagge e monti proprio i calabresi, non tutti, ma molti, troppi, ai quali concede quale unico lusso quello di brevi scampagnate, lasciandone moltissimi altri, specie anziani, reclusi nella solitudine di case anonime. Eppure, anche in questo contesto, ed anzi proprio a ragione di esso, il tempo che arriva può essere utile a tutti per reagire e trovare in sé la voglia e la forza di andare oltre, di uscire dagli stretti recinti della lamentatio per provare a costruire nelle ampie praterie della speranza e del cambiamento possibile qualcosa di più vicino ai sogni coltivati. “Per ritrovare una vera fonte di energia”, osservava lo scrittore Alberto Moravia, “bisogna riscoprire il gusto della meditazione. La contemplazione è la diga che fa risalire l’acqua nel bacino e permette agli uomini di accumulare di nuovo l’energia interiore”. È il momento giusto, insomma, per guardare nel fondo della coscienza e risvegliare il sonno della ragione. Un po’ quello che ai catanzaresi, e non solo a loro naturalmente, sembra indicare il santo patrono Vitaliano, di cui si celebra dopodomani la festa: egli aveva accettato il suo ministero come servizio, sacrificandosi e sopportando falsità, ingiurie e persecuzioni, pur di tutelare il bene e la pace del suo popolo. Dalla forza di questo esempio emerge un invito ad impegnarsi per il bene della cittadinanza, per favorire il nascere o l’irrobustirsi del senso civico e della compartecipazione alla vita pubblica. Lasciarsi orientare da questa luminosa figura vuol dire riscoprirsi capaci di imboccare la giusta via in un momento difficile, guardare alla storia partendo dai gradini bassi della società, dai poveri, dai semplici, dagli emarginati. È solo così che può costruirsi amicizia e combattere l’ansia di sicurezza: dalla solitudine e dalla paura si esce intessendo dialogo e fraternità e seminando spiritualità. Buone vacanze, allora, a chi può, con l’augurio che siano giorni spesi bene, a divertirsi e riposarsi, ma anche a meditare su sé stessi, sul mondo d’intorno e sul silenzio dignitoso di chi, per povertà o malattie, in ferie non va: quando sarà il momento di ricominciare, sarebbe bello farlo tenendo per mano, non soltanto idealmente, anche costoro.

    Vincenzo Bertolone

    Più informazioni su