IL PERSONAGGIO | Andrea Purgatori: ‘Si resta cronisti per sempre’

Chiacchierando con Sergio Dragone il conduttore di 'Atlantide', tra i protagonisti del Magna Graecia Book festival, racconta il suo percorso di giornalista e scrittore


“Ma tu quando li hai fatti gli esami di professionista?”. “Il 1975, a novembre, con un pezzo sul delitto del Circeo”. “Io il 1974, ti ho fottuto per un anno.” Sembravamo due liceali che ricordano gli anni della maturità Andrea Purgatori ed io, entrambi classe 1953, giornalisti professionisti giovanissimi, lui a 21 anni, io a 22. Ci siamo conosciuti davanti al mare di Caminia, un attimo dopo la presentazione del suo romanzo “Quattro piccole ostriche”, una spy story appassionante che si sviluppa a Berlino nel ricordo della guerra fredda. Appena qualche battuta.

Oltre all’anno di nascita, che forse sarebbe stato meglio occultare, ci unisce la grande passione per la cronaca nera e giudiziaria, la madre di tutti i generi di giornalismo.
Purgatori è bravo, serio, coraggioso, scrupoloso, mai saccente e mai spericolato, come si addice ad un vero cronista. Non esprime opinioni, se non raramente, preferisce fare parlare i fatti e le fonti.

La sua scrittura è tagliente, la ricostruzione degli eventi aderente al massimo alla realtà, anche quando si cimenta – come in questo suo bel romanzo – nell’indagine psicologica e perfino psichiatrica.

Non lascia niente al caso. Ci rivela che le puntate di Atlantide, la sua fortunata trasmissione su L7, sono scritte interamente da lui, qualcosa come 40-45 pagine di storyboard, rigorosamente controllate per evitare ogni qualsiasi errore o imprecisione. Gira in strada e col buio per dare il senso del mistero che si svela.
Anche le spie protagoniste di “Quattro piccole ostriche” sono terribilmente aderenti alla realtà, si perché lui le spie vere le ha conosciute e intervistate in tanti anni di giornalismo investigativo su terrorismo e scenari di guerra.

C’è anche un po’ di Calabria, in questo thriller: è Nina Barbaro, il kriminalhauptkommissar di origine italiana incaricata di fare luce sulle ingarbugliate vicende di Berlino.
Purgatori è la rivincita del cronista. Che grazie ai meccanismi di ricerca delle fonti e alla chiarezza di linguaggio, è poi capace di fare anche altro, dallo sceneggiatore al regista, dallo scrittore all’autore.

Il mestiere s’impara lì, nelle lunghe e interminabili attese negli atri delle questure o dei palazzi di giustizia, nella strada dove puoi trovare l’informatore giusto, non sempre galantuomini, chi ti rifila l’imbeccata che ti fa fare lo scoop e dare il “buco” alla concorrenza.
Alla fine del siparietto sugli esami professionali e sulla classe ’53, gli chiedo una dedica sul suo romanzo. Mi scrive: “A Sergio, collega e amico”. “Ma come amico ? Se ci siamo appena conosciuti”, gli faccio.

Si è vero, ma noi siamo cronisti per sempre”.

Sergio Dragone