I sit-in per la Sanità dei sindacati calabresi ovvero Aspettando Godot

A Catanzaro una delegazione ricevuta in prefettura, così come nelle altre province


di EllennE

Il carattere diffuso dei sit-in, uno per ciascuna prefettura, ha impedito che la manifestazione regionale di Cgil Cisl Uil assumesse il carattere consueto della prova di popolo. A Catanzaro, per dire, una selezionata rappresentanza dei lavoratori della sanità equamente divisa tra le tre sigle, è arrivata puntuale nella piazza racchiusa tra palazzo del Governo, palazzo delle Poste e palazzo della Provincia. Ha agitato i suoi vessilli, ha gridato i suoi slogan, ha ritmato con fischietti e tamburi quanto già contenuto nel documento diffuso dalle segreterie regionali due giorni fa.

Alle 10 in punto la delegazione sindacale ha affrontato le ampie scalinate della prefettura per essere ricevuta. Non dal prefetto, ma dalla vice Iannuzzi, che sempre più di frequente va assumendo il delicato ruolo di front office rispetto alle delegazioni sindacali di turno. Era successo il giorno prima con i sindacati degli operatori della sicurezza privata, è accaduto stamane a Luigi Veraldi, segretario regionale Cgil, a Francesco Mingrone, segretario generale della Cisl Magna Grecia Cz Kr VV, Elio Bartoletti segretario generale Uil Fp.

Al vice prefetto i tre segretari hanno consegnato e illustrato il documento, in contemporanea non simultanea con le altre delegazioni, nella speranza che echi della manifestazione possano giungere a livello governativo, rimbalzare sul tavolo Adduce, colpire i pensieri del generale Cotticelli e, infine, tradursi in qualche misura operativa che possa alleviare le sofferenze della sanità calabrese. Innanzitutto l’assunzione immediata di 1500 medici nella Regione, e di qualche migliaio di infermieri. A seguire, in fondo al tunnel, l’uscita dall’emergenza piano di rientro. Un cappio che si stringe sempre di più, sia a livello fiscale che a livello elementare di assistenza. Dura Lea, sed Lea.                              

Una volta si diceva: medico, cura te stesso. Il problema in Calabria si è fatto collettivo, da curare sono i medici sempre di meno e sempre più anziani, gli infermieri pochi pure loro e per di più alla ricerca della loro identità, gli ospedali che non reggono più, gli ambulatori territoriali sempre più asfittici e di pessima reputazione, i medici di base, nel senso base di partenza dei pazienti per il pronto soccorso più vicino. Il decreto Calabria è in affanno ai primi tornanti, la strada è in perenne salita. Nel fosso a lato i pazienti pazientano, aspettando Godot.