La Calabria centrale una o trina? Il dilemma delle Camere di Commercio

Conferenza dei tre presidenti di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia sulla proposta di modifica del d.lgs. 219 che impone il loro accorpamento

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    di EllennE

    Quando Baldo Esposito ha intrapreso l’esposizione del suo pensiero circa la procedura d’accorpamento dei tre enti della Calabria centrale nell’unica Camera di commercio di Catanzaro, e ha detto che «la Calabria è la terra dell’Unicum», Nuccio Caffo, presidente camerale nonché produttore del pluridecorato amaro del Capo, ha avuto un sussulto sulla sedia. Ma è stato un attimo, perché si è subito reso conto che quella parola andava scritta e letta con la ”u” minuscola: «la Calabria è la terra dell’unicum», dove l’accezione latina era da riferire allo stato giuridico peculiare della Calabria amministrativa, unica regione d’Italia ad avere una Città metropolitana che non è Capoluogo di Regione. Dualità che ha la sua importanza ai fini di ciò che si andava trattando. Infatti l’articolo del famigerato decreto legislativo 219/2016 esclude che siano oggetto di eventuale accorpamento le Camere residenti nelle Città metropolitana proprio in quanto capoluogo di Regione. La Calabria fa notoriamente eccezione. E questa volta l’eccezione rompe la regola. Secondo il deputato Giuseppe D’Ippolito è uno dei motivi su cui fare leva per mostrare a livello centrale (a livello del governo del quale il suo partito, il M5S, è parte fondamentale) come l’applicazione dei provvedimenti, pure adeguati in via generale, deve essere commisurata alla peculiarità dei territori. In fondo è proprio questo l’obiettivo che i tre presidenti delle Camere, Daniele Rossi per Catanzaro, Nuccio Caffo per Vibo Valentia e Alfio Pugliese per Crotone, si prefiggono a compimento di una azione complessa e meditata di cui l’iniziativa di questa mattina, un incontro con la stampa allargato a parlamentari consiglieri regionali e cittadini, è solo una tappa.

    Invero, esiste già una proposta formulata da 18 Camere di commercio italiane che emenda in modo sostanziale il d.lgs. 219, e della quale è stata fornita agli interessati uno stralcio. Ai criteri troppo discriminatori secondo i quali il numero complessivo delle Camere deve essere ridotto a 60, dovendo necessariamente riguardare gli enti che non arrivano a 75 mila imprese iscritte all’albo, si andrebbe a una formulazione più morbida secondo la quale il numero sarebbe ricondotto a 75 e il limite soglia può prescindere dal numero di 75 mila qualora lo impongano le specificità geo-economiche dei territori.

    Le introduzioni dei tre presidenti, gli interventi dei presidenti delle Province di Catanzaro, Sergio Abramo, e di Crotone, Salvatore Solano, i contributi apportati dal citato D’Ippolito, dai consiglieri regionali Baldo Esposito (Ncd) e Tonino Scalzo (Moderati per la Calabria), dai segretari sindacali Raffaele Mammoliti Cgil e Francesco Mingrone Cisl, dal presidente provinciale di Confesercenti Francesco Chirillo, hanno provveduto a soddisfare l’opinione ricorrente: la necessità per i territori e per la tenuta del quadro economico regionale di mantenere l’attuale autonomia organizzativa e istituzionale. Le ragioni sono varie, ma essenzialmente riconducibili a una migliore rispondenza alle caratteristiche morfologiche della regione, al ruolo sussidiario delle Camere rispetto alla rarefazione del tessuto connettivo statale e regionale, alle numerose funzioni di servizio svolte anche nei confronti della nuova imprenditoria soprattutto giovanile, per terminare alla assoluta invarianza nei costi di gestione, esseno la voce principale, quella del personale, non comprimibile. 

    Unica voce un po’ fuori dal coro quella di Mimmo Tallini, consigliere regionale di Forza Italia, che, in virtù di quanto detto, è entrato in una cortese ma ferma polemica con Caffo, allorquando, facendo seguito alla constatazione del fallimento negli scopi propri della tripartizione della Provincia operata nel 1993 e del non esaltante risultato della conseguente tripartizione delle Camere di Commercio, ha dichiarato di essere in attesa di prove più convincenti riguardo alla necessità di mantenere la situazione attuale. Caffo si è opposto al passaggio di Tallini riguardante squilibri economici nella gestione delle nuove Province e delle nuove Camere, definendolo non vero e non esatto.

    All’invito delle tre Camere hanno risposto, oltre che un discreto pubblico presente nella sala consiliare della Provincia di Catanzaro, anche la deputata di Crotone Elisabetta Maria Barbuto (M5S), il consigliere regionale Vincenzo Pasqua (Moderati per la Calabria), alcuni consiglieri comunali di Catanzaro tra i quali il vice sindaco Ivan Cardamone (FI) e il presidente del Consiglio Marco Polimeni (CZ da Vivere).

     

     

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