Estorsioni e monopolio sul cimitero, quattro arresti

 Conferma dei fermi a esponenti della cosca Cordì di Locri. Sequestrata un'agenzia funebre

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    Carabinieri e Guardia di finanza dei comandi provinciali di Reggio Calabria, con il supporto dello squadrone Cacciatori, hanno arrestato quattro persone come seguito dell’operazione del 2 agosto scorso e che aveva portato al fermo di 10 persone, il cui provvedimento è stato confermato, e permesso di ricostruire l’operatività di gruppi criminali riconducibili alla cosca Cordì di Locri per estorsioni e per il monopolio sul cimitero locrese.

    I provvedimenti, che riguardano anche un sequestro di beni nei confronti di 15 persone, appartenenti o contigue alla cosca, sono stati emessi dal Gip del tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Dda reggina. Le persone arrestate dai carabinieri sono Giuseppe Ripepi, di 43 anni, e Bruno Zucco, di 51, attualmente detenuto. I finanzieri hanno arrestato Vincenzo Cordì, di 62 anni, attualmente detenuto e ritenuto il boss della cosca omonima, e Fabio Modafferi di 41. Una quinta persone si è resa irreperibile. Sequestrata un’agenzia funebre. 

    Alle persone arrestate oggi da carabinieri e guardia di finanza e a quelle per le quali i provvedimenti sono stati confermati, vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, danneggiamento seguito da incendio, illecita concorrenza con minaccia o violenza, trasferimento fraudolento di valori, detenzione e porto in luogo pubblico di armi, con l’aggravante di aver agito per favorire gli interessi della cosca ‘ndrangheta dei Cordì.

    Gli arresti di oggi si collegano alle operazioni “Riscatto” dei Carabinieri e “Mille e una notte” della Guardia di Finanza, eseguite il 2 agosto scorso a conclusione delle indagini della Dda di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, coordinate dal Procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo e dai sostituti procuratori Giovanni Calamita e Diego Capece Minutolo. In particolare, nell’ambito dell’attività “Riscatto” le indagini dei carabinieri hanno permesso di accertare come Gianfranco Alì e Vasile Iulian Albatoaei (entrambi raggiunti dal fermo del 2 agosto e dalla misura odierna), ciascuno nelle rispettive funzioni, abbiano acquisito, nel corso di numerosi anni, una posizione dominante nell’ambito del settore di servizi funebri ed attività commerciali connesse all’area cimiteriale di Locri, soprattutto grazie al prezioso supporto offerto dai familiari Giorgio Alì e Cosimo Alì, quest’ultimo ritenuto affiliato alla cosca Cordì.

    Le indagini, anche di natura tecnica, avviate dalla Guardia di Finanza, hanno permesso di ricostruire la struttura della locale della ‘ndrangheta di Locri, riconducibile alla famiglia Cordì e di svelare un consistente controllo criminale del territorio esercitato mediante la propria forza intimidatrice da una fitta rete di associati ed affiliati. Vincenzo Cordì, secondo gli inquirenti, spicca come figura carismatica in ambito locale che esercita il proprio potere mafioso seguendo i dettami della vecchia generazione dei boss calabresi e, attraverso il “controllo del territorio”, garantisce ogni forma di protezione e viene spesso chiamato in causa per la “risoluzione di controversie” sia di natura personale, sia in ordine a ogni tipo di interesse di natura economica.

    (Ansa)

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