Consiglio di Stato conferma lo scioglimento a Lamezia Terme

Accolto il ricorso contro il ritorno in carica dell’amministrazione Mascaro


Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso contro il ritorno in carica dell’amministrazione Mascaro. 

L’ex sindaco che nel prossimo mese dovrà essere giudicato in secondo grado per quanto riguarda la propria incandidabilità.

Tutto confermato, dunque, per le elezioni amministrative: si voterà il 10 novembre come previsto.

Secondo il Consiglio di Stato in particolare “L’insieme di questi elementi, la cui pregnanza e univocità appare difficilmente contestabile, dimostra l’esistenza di una fittissima rete di intrecci, legami, cointeressenze tra i vertici politici del Comune, che essi appartengano alla maggioranza o alla minoranza, e una irrimediabile compromissione del governo locale con soggetti e logiche di stampo criminale mafioso, considerata persino la contestazione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa ad alcuni degli amministratori locali”.

E aggiunge: “Il fatto stesso che il consiglio comunale sia espressione, anche in parte minoritaria, dell’appoggio elettorale mafioso dato ad una lista o un’altra o, come nel caso di specie, che persino il -OMISSIS- e -OMISSIS- del consiglio comunale, poi dimessisi da tale carica, siano coinvolti in oscure vicende elettorali oggetto di indagine, che vedono il contributo determinante della mafia nel condizionare il voto popolare, è tale da inficiare irrimediabilmente il funzionamento del consiglio comunale per un suo vizio genetico, essendo difficilmente credibile, secondo la logica della probabilità cruciale, che un consiglio comunale i cui componenti siano eletti in parte con l’appoggio della mafia, per una singolare eterogenesi dei fini, possa e voglia adoperarsi realmente e comunque effettivamente, non solo per mero perbenismo legalitario, per il ripristino di una effettiva legalità sul territorio e per la riaffermazione del potere statuale contro l’intimidazione, l’infiltrazione e il sopruso di un ordinamento delinquenziale, come quello mafioso, ad esso avverso per definizione.”

Per questi motivi l’appello della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero dell’Interno e dell’Ufficio Territoriale del Governo per il Consiglio di Stato “è fondato, mentre risultano essere infondate le censure, sia di carattere procedimentale che sostanziale, proposte con il ricorso originario e con i motivi aggiunti, formulate dagli odierni appellati, ricorrenti in prime cure, con la conseguenza che, in integrale riforma della sentenza impugnata, detto ricorso e detti motivi devono essere totalmente respinti