Truffa degli specchietti, ecco come agiva la banda

“Ma come guidate, non state attento? Ci avete rotto lo specchietto!”. In realtà lo specchietto rotto dell’Alfa Romeo era sempre lo stesso

Più informazioni su


    di Antonio Capria

    “Noi vi veniamo incontro, non vi conviene fare l’assicurazione, ci pagate il danno e tutto finisce qui”. Era questa la frase con cui la banda della “truffa degli specchietti” tentava di convincere le proprie vittime a risarcire il presunto danno causato da una inesistente manovra maldestra.

    “Ma come guidate, non state attento? Ci avete rotto lo specchietto!”. In realtà lo specchietto rotto dell’Alfa Romeo era sempre lo stesso. Solo il pretesto per farsi consegnare somme di denaro dal malcapitato di turno, ora nei pressi di un centro commerciale, ora nei pressi di un distributore di benzina, ora nei pressi di uno svincolo stradale. La vittima individuata dalla banda veniva invitata ad accostare, con le buone o con le cattive: come l’automobilista che veniva prima sorpassato e poi rallentato con una serie di accelerazioni e frenate improvvise, poi inseguito e tamponato volontariamente. O come quello che veniva speronato, inseguito e costretto a fermarsi.

    Una volta scesi dall’auto, terrorizzati e sorpresi per l’accusa di aver provocato un danno all’altra auto, i malcapitati venivano fatti oggetto di minacce sempre più gravi, anche con la simulazione della presenza di armi, fino ad essere costretti a consegnare somme di denaro – da 50 o 300 euro – per venir fuori dalla situazione di pericolo. 
    Secondo quanto emerge dall’attività di indagine riportata nell’ordinanza del gip Teresa Guerrieri, per i loro “agguati” i malviventi privilegiavano strade con traffico veloce, dove è difficile poter avanzare richieste di aiuto, e non si sono fermati neanche di fronte alla paura di una 85enne, sola alla guida, alla quale hanno sottratto 20 euro. 
    Un’attività criminale di particolare allarme sociale, a cui hanno messo fine gli investigatori del Commissariato di Lido, grazie anche alla collaborazione di alcune delle vittime, che hanno consentito di assicurare alla giustizia i presunti responsabili.

    Più informazioni su