Gratteri su sentenza di Strasburgo: ‘Buttiamo 150 anni di antimafia’

Il procuratore di Catanzaro commenta la decisione della Corte secondo cui l'Italia deve riformare la legge sull'ergastolo ostativo


L’Italia deve riformare la legge sull’ ergastolo ostativo, che impedisce al condannato per determinati gravi reati di usufruire di benefici sulla pena se non collabora con la giustizia. Lo ha stabilito la Corte di Strasburgo, rifiutando la richiesta di un nuovo giudizio avanzata dal Governo italiano dopo la condanna – ora definitiva – emessa il 13 giugno sul caso di Marcello Viola, in carcere per associazione mafiosa, omicidio e altri reati.

L’uomo si è finora rifiutato di collaborare con la giustizia e gli sono stati quindi rifiutati due permessi premio e la libertà condizionale. In quella sentenza, la Corte ha stabilito che la legge viola il diritto a non essere sottoposti a trattamenti inumani e degradanti. 

Sulla vicenda è intervenuto il procuratore antimafia di Catanzaro Nicola Gratteri, che lancia un grido d’allarme in un’intervista al Fatto Quotidiano

La sentenza dei giudici di Strasburgo che invita l’Italia a modificare l’ergastolo ostativo introduce “un principio devastante” che “cancellerebbe 150 anni di legislazione antimafia” e nessun mafioso avrebbe più la convenienza a collaborare con la giustizia. Dice Gratteri. “I mafiosi tireranno un bel sospiro di sollievo – commenta il magistrato – è passata l’idea che puoi commettere qualunque crimine, anche il più abietto, poi alla fine esci di galera”. T

utto ciò avrebbe conseguenze non solo in Italia ma anche nel resto d’ Europa dove “le nostre mafie vendono coca e comprano tutto ciò che è in vendita , di solito senza sparare, così nessuno avverte pericolo. E le istituzioni europee, molto attente al piano bancario e monetario, politicamente e giudiziariamente non esistono. E noi – si chiede – Gratteri – quali codici antimafia dovremmo applicare? Quelli della Lettonia o della Scandinavia?”. Gratteri osserva che “se ora, dopo questa sentenza, venisse modificata la norma italiana del carcere ostativo e anche i mafiosi irriducibili potessero ottenere permessi e altri benefici, l’aspettativa o la speranza di tornare a casa, anche per qualche giorno, e soprattutto di morire nel proprio letto, senza dire una parola, perché mai dovrebbero collaborare?”. Infine, conclude il magistrato, “chi oggi è all’ergastolo ostativo e al 41 bis, messo inevitabilmente da parte perché condannato a restare in cella a vita, aumenterà a dismisura la propria influenza e tornerà al centro dell’attenzione della sua cosca, visto che in futuro uscirà”.