Operazione Orthrus, Gratteri:colpita pericolosissima cosca ‘ndrangheta

Le parole degli inquirenti:  Iozzo-Chiefari dominanti tra Soveratese e Serre DICIASSETTE ARRESTATI, DODICI INDAGATI: I NOMI LUCE SU DUPLICE OMICIDIO 2009 INDAGATO EX SINDACO PITARO, GIP RIDIMENSIONA SEQUESTRATE ARMI, IL VIDEO DEL RITROVAMENTO RIVEDI LA CONFERENZA STAMPA INTEGRALE


 “Un’indagine di serie A con cui abbiamo colpito una cosca pericolosissima”. Cosi’ il procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha definito l’operazione “Orthrus”, culminata nell’esecuzione di 17 ordinanze di custodia cautelare da parte dei carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro e della Compagnia di Soverato, che hanno disarticolato il clan ‘ndranghetista Iozzo-Chiefari, attivo nell’entroterra “cuscinetto” tra la costa del Soveratese e le montagne delle Serre catanzaresi e vibonesi. Era qui, in questo lembo di area interna della provincia di Catanzaro che ricomprende i Comuni di Chiaravalle Centrale, Torre di Ruggiero e Cardinale, che la cosca Iozzo-Chiefari, legata ai potentissimi Gallace di Guardavalle, esercitava un dominio assoluto e asfissiante ed espandeva i suo “tentacoli”, monopolizzando il narcotraffico e tutte le attivita’ economiche della zona e infiltrandosi anche negli appalti e nei cantieri di grandi opere come la realizzazione della strada statale “Trasversale delle Serre”.

Il controllo del clan sul territorio era ferreo e spietato, come confermano le dinamiche, ricostruite dagli inquirenti con il blitz, di un duplice omicidio che il 27 aprile 2009 scosse l’opinione pubblica, quello di Giuliano Cortese (48 anni) e della sua compagna, Inna Abramovia (35), assassinati a Chiaravalle Centrale davanti alla scuola materna dove avevano appena accompagnato le due figlie piccole, come punizione per l’inizio della collaborazione con la giustizia da parte dell’uomo. Nessuno poteva sottrarsi senza pagare un caro prezzo alla pressione della cosca Iozzo-Chiefari, che disponeva poi di una potenza militare ragguardevole, con un “arsenale” da guerra sterminato: in un deposito a Chiaravalle Centrale infatti i carabinieri hanno trovato e sequestrato alcuni mitra, due kalashnikov, quattro fucili, una decina di pistole e persino una bomba rudimentale che avrebbe potuto buttare giu’ un palazzo.

A tenere le fila del clan, i due “reggenti” Mario Iozzo, 60 anni, e Antonio Chiefari, di 68: non a caso, gli investigatori hanno ribattezzato l’odierna operazione “Orthrus”, che nella mitologia greca e’ il grosso cane a due teste con un serpente come coda, figlio di Tifone ed Echidna e fratello di Cerbero. Nella ricostruzione che gli inquirenti hanno fatto ci sono tutte le caratteristiche di una cosca tradizionale nei suoi atteggiamenti iconografici e nella simbologia dei suoi comportanti, come l’ostentazione della forza attraverso la presenza in prima fila nei festeggiamenti per la Madonna delle Grazie di Torre di Ruggiero, evento religioso meta ogni anno di migliaia e migliaia di pellegrini e turisti: i Carabinieri infatti hanno immortalato il boss Antonio Chiefari mentre sulle sue spalle portava il simulacro della Madonna nel corso della processione di due anni fa.

Secondo gli investigatori non mancava la pressione della consorteria sulle istituzioni, in particolare sul Comune di Torre di Ruggiero, e sulla politica: tra gli indagati, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, figura l’ex sindaco torrese, Giuseppe Pitaro, per il quale la Dda di Catanzaro aveva chiesto l’arresto, non concesso pero’ dal Gip. Pitaro, con un comunicato, ha respinto ogni accusa, richiamando la decisione del Gip che ha negato l’arresto a suo carico (prennunciato ricorso). 

 Nell’inchiesta sarebbe emerso anche il controllo della cosca Iozzo-Chiefari sul traffico di droga, sulle attivita’ imprenditoriali e commerciali dell’intero comprensorio nei settori dell’edilizia, del movimento terra e del commercio all’ingrosso di legname, dei subappalti connessi con la realizzazione di opere pubbliche anche di rilevante entita’ come la cosiddetta “Trasversale delle Serre”. Su quest’ultimo punto si e’ soffermato in conferenza stampa, in particolare il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, che ha evidenziato come “anche il prolungamento dei tempi di realizzazione di questa infrastruttura diventava fonte di illecito arricchimento e di illecito guadagno della cosca Iozzo-Chiefari”.

Capomolla ha poi contestualizzato l’attivita’ della cosca Iozzo-Chiefari nel contesto dell’area di influenza, caratterizzata da una guerra di mafia che una decina di anni fa ha prodotto una lunga scia di sangue, nella quale va inquadrato, a parere degli investigatori, anche il duplice delitto Cortese-Abramovia: inoltre, ha proseguito il magistrato, sono emersi i legami di questo clan con altre cosche predominanti nel territorio, come i Vallelunga di Serra San Bruno, e i rapporti non sempre pacifici con altre consorterie come i Procopio-Sia-Tripodi.

A delineare altri tratti delle dinamiche dell’organizzazione ‘ndranghetista e’ stato, poi, il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto, ricordando che “finora i vertici della cosca Iozzo-Chiefari non erano mai stati indagati per 416 bis, da qui l’importanza di questa inchiesta”. Alla conferenza stampa sull’operazione “Orthrus” hanno, inoltre, partecipato anche il comandante provinciale dei carabinieri di Catanzaro, il colonnello Antonio Montanaro, e il comandante del Reparto operativo provinciale dell’Arma, tenente colonnello Giuseppe Carubia. (Agi)