‘Sanità calabrese condannata a commissariamento eterno’

Lo scrivono i medici di famiglia di Mediass commentando il nuovo patto per la salute


“Si perché una delle ultime bozze del patto per la Salute prevede, per la cessazione del commissariamento sanitario alle regioni, tra gli altri stringenti criteri anche quello che recita: ‘minimo 3 anni di equilibrio economico senza utilizzo di manovra fiscale aggiuntiva a preventivo e a consuntivo a garanzia del risanamento strutturale’” Lo scrive in una nota l’associazione Mediass presidente Giacinto Nanci. 

“Ebbene questo criterio – è scritto nella nota – la regione Calabria non sarà mai in grado di attuarlo e sarà quindi condannata al mantenimento del piano di rientro e del commissariamento sanitario per sempre, con tutti i danni che ne conseguono per i malati calabresi. Non potrà riuscirci perché non ci è riuscita dopo quasi 10 anni di gestione ‘oculata e risparmiosa’ del piano di rientro da parte del Ministero dell’Economia e di quello della Salute tramite i commissari. Infatti dopo 10 anni di gestione centralizzata ministeriale il presunto deficit sanitario è raddoppiato arrivando a ben 160 milioni di euro e con surplus di prelievo fiscale ai calabresi di cento milioni anno. Dovrebbe essere naturale ed elementare chiedersi come mai ciò è avvenuto a cominciare dal ministro della Salute, alla deputazione parlamentare, alla conferenza Stato-Regioni e per finire agli amministratori calabresi. Ebbene il motivo del perché il deficit è raddoppiato (nonostante i commissari) e del perché mai e poi mai la Calabria potrà centrare il criterio sopra citato c’è, e si condensa in due fattori: primo il grave e ultradecennale sotto finanziamento del sistema sanitario calabrese e secondo  la presenza in Calabria di una percentuale di malati cronici di molto superiore alla media nazionale.

Infatti la Calabria è la regione che, a causa dei criteri di riparto dei fondi sanitari alle regioni basato sul calcolo della popolazione pesata e costi standard, riceve per la sua sanità molti meno fondi pro capite. Per rendere l’idea delle dimensioni del problema basti sapere che la Liguria riceve 1841 euro pro capite mentre la Calabria ne riceve 1760 quindi la Liguria riceve 81 euro pro capite in più della Calabria. Sembrano pochi ma se si moltiplicano gli 81 euro per i due milioni di calabresi si arriva alla cifra di 160 milioni di euro che guarda caso  corrisponde al presunto deficit sanitario calabrese. Se ricevessimo gli stessi fondi pro capite della Liguria potremmo tecnicamente uscire dal piano di rientro. Ma la cosa grave non è questa ingiustizia del sottofinanziamento che dura fin dal 1998, la cosa grave è invece che in Calabria ci sono quasi trecentomila malati cronici in più che non in altri due milioni di italiani, il tutto certificato dal decreto commissariale n. 103 del lontano 30/09/2015 del commissario Scura, decreto vidimato e quindi conosciuto dal MEF, dal Ministero della Salute, dal Dipartimento Salute della regione Calabria e che conferma quanto conosciuto da più istituti che si interessano di sanità. Quindi in Calabria dove ci sono molti più malati arrivano da 20 anni meno soldi ed è per questo che non sono bastati ed è  per questo che si è dovuto sforare per poter curare tutti. Ed è anche questo il motivo per cui l’applicazione del piano di rientro ha fatto sì che il deficit invece di diminuire aumentasse. Infatti il piano di rientro in poche parole dice. ‘io governo ti ho dato (alla Calabria) questi soldi per la sanità, tu hai sforato e adesso sui soldi che io ti ho dati devi risparmiare quelli che hai speso in più’. Tradotto vuol dire che i malati cronici calabresi a causa dei tagli del piano di rientro non si sono potuti curare(documentato anche questo con atti anche parlamentari) e di conseguenza sono peggiorati e le malattie croniche si sono complicate e quindi poi per essere curati costano di più con aumento di spesa sanitaria e quindi di deficit sanitario regionale raddoppiato. Ma c’è di più, un malato cronico complicato per potersi curare deve recarsi nei centri di eccellenza del nord con aumento della spesa sanitaria fuori regione che è arrivata oltre 300 milioni che aggrava il presunto deficit che implica ulteriori aggravi dei sacrifici del piano di rientro. Un circolo infernale dal quale già è difficilissimo uscire in condizioni normali figuriamoci se il tutto deve essere fatto senza l’aggravio delle tasse ai calabresi. Sig. Ministro della Salute Speranza una soluzione ci sarebbe: FINANZIARE LE SANITA’ REGIONALI IN BASE ALLA NUMEROSITA’ DELLE MALATTIE se lei si fa fare due calcoli dai suoi esperti vedrà che la Calabria dovrebbe essere già da molto tempo fuori dal piano di rientro anzi non ci sarebbe mai dovuta entrare”.