Presadiretta su Rinascita Scott, per le Camere Penali: “Attacco scriteriato alla presunzione di innocenza”

La condanna per quella pericolosa "sponda che gli inquirenti cercano sui media per amplificare la forza delle accuse"

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    di Valerio Murgano*

    Non servirà un dibattimento, inutile ascoltare oltre mille testimoni – indicati in buona parte dalla Procura della Repubblica di Catanzaro – attendere la perizia sulle intercettazioni; superflue le domande ele discussioni dei difensori, così come tutta l’impalcatura processuale sancita nel codice di rito.

    Non occorreva l’indovino Tiresia (secondo la mitologia greca reso cieco dagli Dei affinché non profetizzasse argomenti “segreti”) per immaginarequello che sarebbe avvenuto da lì a poco nella trasmissione televisiva del servizio pubblico presa diretta”: il processo Rinascita Scott è stato celebrato dalla Tv di Stato (Rai Tre) con la condanna anticipata di tutti gli imputati.

    Attacco scriteriato alla presunzione di innocenza

    L’attacco scriteriato e indiscriminato alla presunzione d’innocenza e ai principi costituzionali del giusto processo non ci sorprende più e, ancor di meno, ci meraviglia che il tribunale del popolo, imbastito abilmente dall’inchiesta giornalisticasi sia espresso per mezzo della televisione pubblica.

    Attraverso la capziosa e partigiana rappresentazione di un processo – che solo sulla carta deve ancora celebrarsi – è stata rivendicata la necessità che gli “orpelli del diritto processuale penale siano smantellati attraverso una scenografica rappresentazione delle istanze punitive della pubblica accusa.

    Una  “colossale” macchina giudiziaria messa in piedi dalla Procura di Catanzaro, senza alcuna tutela per le istanze a presidio delle libertà individuali

    Le camere penali calabresi avevano avvertito e denunciato il rischio che la diffusa delegittimazione della funzione difensiva – frutto dell’abusata assimilazione tra l’avvocato e le ragioni del proprio assistito  risultasse plasticamente” raffigurata dalla “colossale” macchina giudiziaria messa in piedi dalla Procura di Catanzaro, senza alcuna tutela per le istanze a presidio delle libertà individuali. Si è già detto: emerge lampante come un processo elefantiaco a carico di 480 imputati si risolva “fisiologicamente” (sia consentito l’ossimoro) in un rito sommario nei confronti di “categorie criminologiche” assistite dalla presunzione di colpevolezza. Il resto è teatralità. 

    Da avvocati penalisti abbiamo il dovere di resistere alle barbarie del processo virtuale, mediatico, anticipato, capace di condizionare non solo l’opinione pubblica, ma soprattutto i giudici che compongono il Tribunale del processo Rinascita Scott.

    Avevamo paventato – a ragione – che la spettacolarizzazione dell’inchiesta potesse nuocere alla dignità e alle sorti processuali dei soggetti coinvolti.

    Oggi si ha la certezza che la sovraesposizione degli atti dindagine, interpretati come nelle migliori fiction dai loro stessi protagonisti, verranno valutate come prove della responsabilità penale dei singoli.

    Sotto lo scudo del diritto di cronaca si è materializzato un attacco cruento ai principi cardinali del sistema penale

    Violando la riservatezza e la salvaguardia della verginità cognitiva degiudici, sono stati escussi testimoni, riprodotte intercettazioni (senza il filtro del perito), divulgate immagini, esibiti atti ripetibili d’indagini, il tutto nell’assenza assoluta di un valido contraddittorio. A chi interessa (non si è fatto minimo accenno nella trasmissione) se buona parte (circa 200) delle misure cautelari applicate sianostate successivamente censurate nelle sedi giudiziarie del gravame.   

    Sotto lo scudo del diritto di cronaca si è materializzato un attacco cruento ai principi cardinali del sistema penale, le informazioni somministrate senza il filtro di un interlocutore capace di offrirne unanalisi corretta all’opinione pubblica. 

    La libertà personale, la tutela dell’immagine, la difesa della dignità dei soggetti inquisiti, il diritto a un equo e giusto processo, tutti sacrificati sull’altare di un giustizialismo propagandistico e inquisitorio,degno di una TV di regime.

    Assistiamo, oramai assuefatti, all’abuso costante deldiritto-dovere di informare da parte dei media, i quali, pur di perseguire l’audience e il successo editoriale, prestano il fianco alle logiche di un potere illimitato nelle mani di un tiranno che tratta i propri cittadini come sudditi. 

    Una sorta di realtà “parallela” frutto sapiente di unasceneggiatura montata ad arte dalla testata giornalistica pubblica.

    Marta Cartabia ha riaffermato, a questo punto anche lei inutilmenteil “no” al processo mediaticodenunciando “la sponda” che gli inquirenti cercano sui media per amplificare la forza delle accuse

    Il grido di dolore delle camere penali calabresi è ben condensato nelle sapienti parole che il Guardasigilli ha pronunciando solo due giorni fa in commissione giustizia alla Camera dei Deputati e con le quali il Ministro Marta Cartabia ha riaffermato, a questo punto anche lei inutilmenteil “no” al processo mediaticodenunciando “la sponda” che gli inquirenti cercano sui media per amplificare la forza delle accuse.

    Ed allora, i giudici saranno chiamati a valutare fatti già accertati, a giudicare soggetti già condannati, a valutare prove già assunte.  

    L’uso distorto del diritto d’informazione, lannientamento delle garanzie processuali, la violazione sistematica del diritto di difesa, non indeboliscono, ma all’opposto rafforzano la criminalità organizzata, amplificando logiche e spinte antistatali che trovano nuova linfa nell’animo di coloro che non credono più che l’imputato abbia il diritto di difendersi nel processo e nel rispetto delle regole.

    Le Camere Penali Calabresi, nel ribadire il momento drammatico che l’esercizio del diritto di difesa vive sul proprio territorio, propongono alla Giunta di voler proclamare lo stato di agitazione dell’avvocatura penalista, accompagnata da iniziative di carattere politico sull’intero territorio nazionale.

    *Per il Coordinamento delle Camere Penali Calabresi 

    seguono le firme di (Camera Penale “V. Silipigni” di Palmi Il Presidente  Avv. Armando Veneto –     Camera Penale “GSardiello ” di Reggio Calabria Il President  Avv. Pasquale Foti –  Camera Penale “G. Simonetti” di Locri Il Presidente Avv. Eugenio Minniti – Camera Penale “A. Cantàfora ” di Catanzaro Il Presidente Avv. Valerio Murgano – Camera Penale “F. Gullo” di Cosenza Il Presidente  Avv. Pietro Perugini – Camera Penale “E. Donadio” di Castrovillari Il Presidente  Avv. Liborio Bellusci – Camera Penale “F. Casuscelli” di Vibo Valentia Il Presidente  Avv. Giuseppe Mario Aloi – Camera Penale “G. Scola” di Crotone Il Presidente  Avv. Romualdo Truncè – Camera Penale E. Lo Giudice” di Paola Il Presidente  Avv. Massimo Zicarelli –Camera Penale di Lamezia Terme Il Presidente ​​​​​​Avv. Giuseppe Zofrea – Camera Penale di Rossano Il Presidente  ​​​​​​Avv. Giovanni Zagarese)

     

     

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