Caulonia superiore, l’eremo dell’incanto. I sacri tesori e la spiritualità ritrovata foto

La comunità monastica delle Sorelle di Gesù custodisce un luogo dell'anima meta di pellegrini da tutto il mondo. Tra i vari ambienti, anche il laboratorio di spiritualità e tecnica dell’iconografia 'La Glikophilousa'

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    di Danilo Colacino 

    Una dimora solitaria – il piccolo eremo delle Querce di Caulonia superiore – ma magica e incantata. Un luogo sospeso nel tempo indefinito di una montagna aspra e chiusa a riccio, anche se prospiciente a un mare meraviglioso da cui dista al massimo una decina di chilometri. Eppure, dentro a mura così austere e quasi nascoste agli occhi del viandante, si celano tesori meravigliosi.

    A cominciare da una piccolissima chiesetta con tabernacoli e quadri di abbacinante bellezza. Gemme preziose di un diadema formato da un complesso in pietra composto da vari ambienti in cui è ospitato anche il laboratorio di spiritualità e tecnica dell’iconografia “La Glikophilousa”. Una scuola in cui si tengono lezioni per cui si paga molto, poco o addirittura niente, a seconda delle disponibilità economiche della persona che si iscrive.

    Un concetto che ovviamente non ha alcuna logica commerciale, seguendo invece la filosofia più amorevole che esista: quella del cuore.  Tutto ciò è possibile solo grazie alla sensibilità e alla disponibilità della comunità monastica Sorelle di Gesù. Il riferimento è alle gentili e dolci suorine che custodiscono questo sito incantevole, accogliendo chiunque bussi alla loro porta con un sorriso e ricevendo gruppi di pellegrini provenienti da ogni angolo del mondo.

    Gente in cerca di spiritualità o semplicemente desiderosa di lasciarsi per qualche giorno alle spalle gli affanni quotidiani, riconciliandosi con il divino. Unica avvertenza: dare un ragionevole preavviso per essere trattati al meglio. Come se non bastasse, lascia a bocca aperta cosa sono in grado di realizzare le laboriose religiose. A cominciare dalle icone fatte con terra armena e oro zecchino, stupefacenti per la pregevole fattura dell’esecuzione.

    E poi la falegnameria in cui le suore si autoproducono persino gli scaffali per i libri della biblioteca sistemata su un ballatoio e “riempita” con libri donati da tante strutture ed enti, pubblici e provati, in possesso di doppioni di vari importanti testi. 

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