‘Il verso è tutto’. Con il Teatro di Calabria a Catanzaro rivive D’Annunzio e rivive il San Giovanni foto

La poesia cantata, recitata, in un gioco a più voci, in un'interpretazione intensa. Forte risposta di emozione da parte del pubblico 

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     Di Laura Cimino

    Il Vate, l’Immaginifico, Gabriele D’Annunzio, la sua poesia, la prosa, la parola che col suo potere evocativo si alza su ogni cosa, perché ‘l’unica vera realtà è la bellezza, e la parola che la esprime e la canta è divina: il verso è tutto’ sono rivissuti ieri al Complesso del San Giovanni, a sua volta tornato alla vita per tutta l’estate grazie alla rassegna Graecalis di Teatro di Calabria che proprio con l’omaggio al poeta ha avuto ieri (per ora) il momento conclusivo.

    Una serata corale, D’Annunzio interpretato, cantato, a sua volta evocato da ognuno degli attori,  fino all’introduzione ironica del professore Luigi La Rosa  che avverte il pubblico che il Vate sta per arrivare, proprio lui in persona. Arriva l’attore Salvatore Venuto e si vive tutta la sua intensa aderenza al personaggio. Simbiotica. Non solo la somiglianza fisica, Salvatore Venuto riesce a esprimere di D’Annunzio la sensibilità e poi la sensualità del verso. Maria Rita Albanese interpreta la Musa del Vate, Eleonora Duse, riuscendo a valorizzare ogni parola, ogni verso, le parole scandite, in D’Annunzio c’è grande sensibilità al suono.

    Le ombre, le luci, uno scrittoio, un leggìo, la voce di Oreste Sergi Pirrò e la musica di Giulio De Carlo, in un continuo scambio tra le parti sulla scena, l’atmosfera sempre accesa, e poi ‘La pioggia nel pineto’ interpretata da Aldo Conforto, uno dei momenti più forti perché al pubblico è stata restituita davvero con poesia quella che viene considerata una delle più belle poesie di tutti i tempi.

    Eugenio Montale, ha ricordato La Rosa, disse che non esiste poeta del ‘900 che non debba qualcosa a D’Annunzio proprio per il valore che l’intellettuale seppe dare alla parola, ‘il verso è tutto’, appunto, attraverso la parola la bellezza si fa immagine visibile, e nella parola c’è la gioia panica, cosmica, l’uomo che si fa tutt’uno con la natura, così come nel verso barocco c’è l’estetismo e sempre la spettacolarizzazione.

    Con l’incipit del romanzo ‘Il piacere’, e Andrea Sperelli che ‘aspettava nelle sue stanze un’amante’ l’inizio della rappresentazione, ‘Giovinezza’, ‘Stabat nuda aestas’, ‘Consolazione’, ‘Pastori’, tra i brani interpretati, e poi appunto ‘La pioggia nel pineto’ e la romanza ‘Sogna’ col testo di Gabriele D’Annunzio e la musica di Francesco Paolo Tosti, nei versi tutto viene fuori della poetica di D’Annunzio, in una pace ‘che non è abbandono ma attesa selvaggia’ nella ‘terribile bellezza del piacere’.  

    E il verso è stato davvero tutto. L’obiettivo è stato centrato.

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