Nasce il Mumak, museo del mare e delle antiche ancore (FOTO E VIDEO)

All'interno ancoraggi appertenuti alle navi dell'imperatore Caligola


Non capita spesso che l’imprenditoria metta da parte l’idea della ricerca del profitto fine a se stessa ed invece sposi la cultura e sostenga le tematiche ambientali. Quando, però, ciò avviene, nascono piccoli miracoli.

Come nel caso del MUMAK, il piccolo ma intrigante Museo del Mare e delle Antiche Ancore che, grazie alla lungimiranza dell’imprenditore Massimo Stirparo ed alla visionaria capacità dell’artista Attilio Armone, ha visto la luce nell’incantevole scenario del Blanca Cruz della Baia di Stalettì.

L’idea fondante dell’iniziativa è proprio quella legata all’intenzione di creare sinergia tra i vari attori partecipi dell’offerta turistica della zona così come è stato espressamente detto in sede di presentazione dell’evento, moderato dalla giornalista Giusy Armone, da Massimo Stirparo: “Abbiamo pensato ad una iniziativa del genere – ha detto il proprietario della struttura che affaccia sulla spiaggia di Caminia – perché crediamo nell’importanza di fare cultura prima ancora che in quella di fare impresa e così ci siamo riuniti tra di noi per pensare a come offrire valore e produrre benefici per il territorio”.

Ed il risultato è appunto la nascita del MUMAK; di fatto un’impresa unica nel suo genere con l’area museale che sorge su un’area precedentemente dismessa e rimessa a posto senza alcun finanziamento pubblico e con le opere esposte frutto del lavoro di Attilio Armone, autentico deus ex machina dell’intero progetto, con la collaborazione dell’archeologo subacqueo Paolo Palladino, della biologa marina Maria Menniti e dell’architetto Walter Fratto ma anche dei tanti alunni che hanno preso parte al progetto “MARINANDO”, importante iniziativa che ha visto scolari provenienti da varie parti d’Italia contribuire a ripulire il litorale costiero della zona e contemporaneamente prendere contatto con le realtà paesaggistiche e neturalistiche uniche dell’intero territorio.

Che, come ha ricordato la dottoressa Menniti, può vantare al suo interno la presenza di ben due siti di interesse comunitario quali la scogliera ed i fondali marini (ricchi di Posidonia Oceanica) che sono oggetto di importanti studi da parte della Comunità Europea.

Tra le opere esposte al MUMAK, particolare menzione meritano le ricostruzione degli antichi ancoraggi utilizzate nelle navi appartenute all’epoca dell’Imperatore Caligola (con la più imponente che misura quasi cinque metri di altezza), la cosiddetta Ancora dell’Ammiraglio, la più classica delle ancore per imbarcazioni da diporto ed, ancora, la ricostruzione di un “Carro Matto” del primo post guerra, struttura necessaria per il carico e lo scarico delle pietre utilizzate per la costruzione delle barriere contro le mareggiate.

IL MUMAK, così come ha ricordato il vicesindaco di Stalettì, Rosario Mirarchi, entrerà presto a fare parte di un circuito museale che comprende anche il Museo del Mare di Stalettì ed i Musei a tema di Montauro e Montepaone per un’offerta culturale che mirerà ad accrescere l’attrattività di una zona tra le più belle d’Italia e purtroppo non sempre adeguatamente conosciuta.

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