Santelli e Muccino: sognando Calabrifornia

Questa sera a Corigliano la governatrice presenta il film commissionato per rilanciare il Brand Calabria. Le suggestioni della presidente e i precedenti più o meno fortunati

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    Passati “Gli anni più belli”, il film interrotto sul più bello della programmazione in sala per sopravvenuta pandemia, Gabriele Muccino si rinfranca in Calabria con una bella spremuta di sole, mare e agrumi vari, un cocktail portentoso di vitamine C e D vaporizzate alla salsedine. L’occasione gli è stata fornita, ça va sans dire, da Jole Santelli, presidente della giunta regionale ospitante, che, per promuovere il Brand Calabria, ha offerto al regista italo-hollywoodiano la realizzazione del cortometraggio che sarà presentato questa sera a Corigliano. Da noi interrogata ieri alla presentazione delle misure per il rilancio del turismo post Covid, Santelli non si è sbilanciata più di tanto, limitandosi a inquadrare l’iniziativa nell’ambito delle azioni di rilancio del “sistema Calabria” nel suo complesso. Qualcosa in più è poi trapelato. Sarà “un piccolo grande film – c’è scritto nella nota dell’Ufficio stampa della giunta – che racconta la regione degli agrumi. Un viaggio tra le Clementine, coltivate in Calabria sin dagli anni ’30, i cui agrumeti disposti a filari sono parte integrante del paesaggio; il Cedro, descritto nella Bibbia come il frutto sacro dell’albero più bello, profumatissimo ed eterno, coltivato nella Riviera dei cedri nella sua varietà migliore; il Bergamotto, l’”oro verde”, coltivato nel cuore della Locride; il Limone di Rocca Imperiale. Attraverso questi quattro preziosi simboli del Mediterraneo il racconto seguirà un percorso emozionale dalle immagini suggestive che farà scoprire le acque cristalline, i magnifici borghi, la natura selvaggia, i vicoli più incantevoli della Calabria. Due settimane di riprese a partire dal 4 luglio per un grande corto d’autore”.

    Il “piccolo grande film”, interpretato dalla coppia calabro-romano-spagnola Raoul Bova e Rocío Muñoz Morales, costerà, secondo quanto anticipato dal Corriere della Calabria, un milione settecentomila euro. Da soli più di un decimo dell’intera posta di bilancio accantonata nel “Piano di immagine e promozione turistica 2020” approntato per fare crescere e lievitare il Brand Calabria. Saranno sicuramente soldi ben spesi, di questo certo è convinta la presidente che, dall’inizio della sua partecipazione diretta nell’agone politico regionale ha sempre attribuito fondamentale importanza all’immagine ben costruita ed emotivamente diffusa. Lo suggerivano i suoi spot pre e post-elettorali e, soprattutto, il proiettare ogni tappa cruciale di government, di gestione della macchina amministrativa e burocratica, su un piano inclinato verso un bacino nel quale le competenze e il glamour si fondono alla perfezione. Da qui la scelta di alcuni componenti della giunta, da qui l’attribuzione di incarichi apicali anche suscitando le ire degli apparati professionali per evocate disinvolture procedurali.

    Il corto, di cui presto sapremo titolo e tessuto narrativo, rientra in questa visione mediologica dell’azione governativa, verso la quale il richiamo cinematografico è consequenziale se non obbligatorio. E, anche, non nuovo. Come non ricordare l’approccio insistito verso il cinema messo in atto da Agazio Loiero tra il 2005 e il 2010, quando, per raccontare una Calabria diversa, si scomodò il grande regista tedesco Wim Wenders, che, per realizzare “Il Volo”, anche quello un cortometraggio, ingaggiò Luca Zingaretti, freschissimo del successo di Montalbano. Il cinema emoziona. Al punto di giustificare la possibile vocazione hollywoodiana calabrese con una particolare “luce” presente tra Pollino e Stretto, mezzo ottico di per sé foriero di capolavori filmici, possibilmente “corti”, se non spot veri e propri. Come quelli, famigerati, di cui si rese autore Oliverio Toscani, in cui una bella schiera di ragazzi si proclamava innocentemente e provocatoriamente calabrese e mafiosa. Ma gli approcci con il mondo del cinema e dello spettacolo sono poi continuati con le presidenze successive, anche se in toni più sotterranei, forse per non urtare le narrazioni correnti sulle crisi incombenti.

    Adesso riecco la ribalta, grazie a Santelli, Muccino e Bova. Chissà, forse è la volta buona. L’apporto hollywoodiano di Muccino può dare l’abbrivio al realizzarsi di quel sogno ricorrente che vorrebbe la Calabria lo specchio suggestivo della California, nelle sue migliori rappresentazioni collettive, sospesa tra spiagge incantate e valli di silicio. La Calabrifornia, insomma. Con meno palme e più clementine.

     

     

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