Vigilia di Natale a Catanzaro: quella tradizione di una volta con i falò accesi

Il racconto di un lettore, la tradizione dei fuochi di gioia

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    Una Vigilia di Natale certamente diversa quella che abbiamo appena vissuto, con un anno caratterizzato da un pesante fardello: l’emergenza “Covid”. Tuttavia rimane quell’atmosfera natalizia se pur con “espressioni” ridotte, ma ciò che comunque resta indelebile è il ricordo di alcune tradizioni, anche se in questo anno così “diverso” probabilmente non potranno essere mantenute. Fra queste ricorrenze legate proprio alla vigilia di Natale, ne rievoca una un nostro lettore, il signor Gianluca Bellacoscia, che nei ricordi della sua infanzia nel quartiere Lido di Catanzaro, ripercorre alcuni particolari momenti dedicati alla preparazione del “falò” natalizio.

    “Ricordo i fuochi del Natale – afferma – quelli che si accendevano nella sera della Vigilia. I più giovani si adoperavano per raccogliere la legna e formare la catasta lontano dai palazzi, per ovvie ragioni di sicurezza”. Ricordi che trovano collegamento con altre realtà cittadine, ove il falò della Vigilia viene realizzato come da tradizione popolare, una grande catasta accesa poco prima della mezzanotte, quasi a voler riportare il calore e la “luce” fra gli uomini. Il racconto del signor Bellacoscia prosegue, ricordando come alla raccolta della legna partecipassero anche gli adulti, che, meglio organizzati, usavano “mezzi meccanici”, da qui sicuramente con risultati migliori nell’effetto della combustione. Addirittura pare che fra gli stessi rioni del quartiere marinaro vi fosse quasi una “gara”, finalizzata alla durata del falò durante la notte di Natale.

    Sembrerebbe che il falò allestito nel piazzale antistante i palazzi dell’Ina Casa fosse quello di più notevoli dimensioni, ma si aggiungevano anche quelli del rione Fortuna e Murano che non erano certo da scartare. Intorno a questi “giganteschi” fuochi si creava una sorta di armonia fra le persone del quartiere che vi partecipavano, quasi un appuntamento irrinunciabile che iniziava sin dalla raccolta della legna da apporvi. “Ero bambino – aggiunge infine il signor Bellacoscia – rimanevo a casa dei miei nonni nella Vigilia di Natale, ma il ricordo di questi grandi falò rimane per me indelebile”.

    Ricordi di una volta, che oggi forse trovano minore espressione, avendo i giovani altre prerogative ed altri interessi. Ma, la tradizione dei falò tuttavia rimane e questi grandi fuochi ricreano quei momenti passati davanti al fuoco di un caminetto acceso nella propria casa. Il falò di Natale forse trae origini da tradizioni pagane, ma successivamente acquisite dalla religione cristiana, infatti in molte cittadine il fuoco diventa simbolo di quel calore che servì per scaldare il Bambin Gesù nella fredda notte di Natale. Un tempo anche i contadini, in alcuni paesi, usavano accendere i falò definendoli i “fuochi di gioia”, dando un significato propiziatorio, bruciando il “passato” in virtù di un futuro “migliore”. Vista l’attuale emergenza, forse, non si potrà dare seguito a particolari tradizioni, ma certamente in ognuno di noi arderà la speranza di un anno migliore nella sua più ampia visione. (foto gentilmente concessa dal signor Antonio Rizzuto)

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