“Non è mai troppo tardi per dire ti voglio bene”, primo romanzo di Thomas Vatrano

Cambia completamente genere rispetto alla sua prima pubblicazione legato al suo lavoro di agronomo

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    Non è mai troppo tardi per dire ti voglio bene. È questo il titolo del primo romanzo – edito da Il Cristallo –  di Thomas Vatrano, agronomo – scrittore con all’attivo un’altra pubblicazione, L’olio d’oliva tra storia, archeologia e scienza, scritto a quattro mani con la compagna Bakhita Ranieri, archeologa e appassionata di scrittura anche lei.

    Laddove il primo libro può essere considerato un vero e proprio trattato sull’olivo e l’olio d’oliva, con Non è mai troppo tardi per dire ti voglio bene, Vatrano cambia totalmente genere puntando sul romanzo, per così dire di formazione.

    Thomas, cosa l’ha ispirata?

    «Come tutti gli adolescenti che crescendo acquisiscono una propria identità, si tende spesso ad entrare in conflitto con i propri genitori, anche a me è capitato di avere i primi dissapori con mio padre. Purtroppo col passare del tempo il nostro rapporto si è incrinato e via via ci siamo allontanati mentalmente senza mai perderci. Mio padre ha sempre dimostrato il suo bene “silenziosamente”, in quanto persona schiva e riservata. Questa situazione mi ha dato lo stimolo di scrivere un racconto di “formazione” che tratta di interazioni tra genitori e figli».

    Ci parli un po’ di Andrea, il protagonista della storia.

    «Andrea è un bambino di circa 6 anni che vive in un paese dell’entroterra calabrese attorniato dall’amore della sua famiglia. Trascorre una infanzia felice e passa molto del suo tempo con i nonni, figure formative nel suo bagaglio emotivo e culturale. Cresce all’insegna dei valori, nel rispetto verso i più deboli ed impara ad ammirare la sua terra e la sua gente».

    Quanto di Thomas c’è in Andrea?

    «Di Thomas in Andrea c’è il burrascoso rapporto col padre, l’amore verso la sua terra, la bella ma difficile Calabria, l’ambizione e l’attrazione verso la natura, il suo dovizioso rispetto verso di essa».

    Non è mai troppo tardi per dire ti voglio bene:il titolo è venuto da solo man mano che scriveva il suo romanzo o aveva già in mente di mandare un messaggio, forse prima a se stesso che agli altri?

    «Direi che la risposta sta in entrambi i quesiti, sia perché il titolo l’ho pensato “strada facendo” e anche perché col tempo ho imparato a riacquistare il rapporto con mio padre e finalmente, sciolti tutti gli indugi sono riuscito a dirgli…Ti voglio bene!»

    Potrebbe descrivere il suo libro con dei colori?

    «Beh, di sicuro vedrei il rosso dell’amore. Il verde della speranza e purtroppo anche il grigio, a causa degli eventi nefasti che insidiano la vita di Andrea».

    Cosa si augura per il futuro?

    Il massimo auspicio è che il libro arrivi al cuore dei lettori e che possa essere un trait d’union tra genitori e figli affinché non sia mai troppo tardi per dire: Ti voglio bene».

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