La fine coincide con l’inizio: il viaggio introspettivo della scrittrice Rosaria De Nardo

Una catanzarese che lavora in un' industria farmaceutica americana con sede a Milano

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    Si chiama “Quando si vive, quando si muore” il libro scritto dalla catanzarese Rosaria De Nardo, disponibile su www.edizionidialoghi.it/negozio/-p264666214. Alla giovane scrittrice abbiamo chiesto di raccontarci come e perché nasce quest’opera letteraria.

     Lei è una giovane scrittrice. È il primo libro che scrive?

    “Mi chiamo Rosaria De Nardo, ho 25 anni e sono laureata in Farmacia. Attualmente ricopro il ruolo di Junior Regulatory Affairs presso un’industria farmaceutica americana con sede a Milano. Sono nata, sono cresciuta ed ho vissuto a Catanzaro dove ho frequentato il Liceo Scientifico “Luigi Siciliani” ed è proprio qui che ho iniziato a scrivere il mio primo romanzo che successivamente ha preso il titolo di “Quando si vive, quando si muore”. Portavo ogni capitolo alla mia professoressa di italiano del tempo che mi è stata vicina non solo nel curare la sintassi ma anche nella stesura vera e propria del romanzo e per questo le devo molto. Dopo il conseguimento della maturità scientifica mi sono spostata a Pavia, dove ho frequentato la Facoltà di Farmacia. Avevo messo il romanzo da parte per poi, in periodo di tesi sperimentale di laurea, e quindi dopo 5 anni, iniziare a mandare la bozza a qualche editore. È qui che tutto si è realizzato. Fino ad oggi.  “Quando si vive, quando si muore” è il mio primo romanzo. E spero e credo non sia l’ultimo”.

    Di cosa parla?

    “Può essere definito un romanzo introspettivo, a tratti psicologico. Analizza l’esistenza della protagonista in ogni suo istante e ci aiuta a riflettere. Come compare nella quarta di copertina del romanzo, riporto di seguito le parole che meglio ne esprimono l’essenza: “A volte la fine coincide con l’inizio e la morte con l’origine della consapevolezza della vita stessa. Viviamo un’esistenza confusa, in balia degli stenti, per poi accorgerci troppo tardi del fatto che avremmo potuto fare di meglio: basterebbe cogliere la bellezza delle piccole cose e diventare consapevoli di quanto tutto il nostro esistere sia strabordante di allegria e vitalità. La felicità è facilmente raggiungibile, molto più di quanto pensiamo””.

    Il 2021 è da poco iniziato. Da giovane catanzarese cosa si augura per i giovani catanzaresi e, in generale, per la città?

    “Sono una giovane catanzarese che ha dovuto abbandonare la sua terra e allontanarsi. malincuore dalla sua famiglia alla ricerca di un futuro migliore. È un dato di fatto, al sud le industrie farmaceutiche si contano davvero sulle dita di una mano, forse due. Il consiglio che mi vorrei dare ai giovani della mia città è di credere sempre in qualsiasi cosa vogliamo essere o vogliano fare. Si dovranno fare dei sacrifici, ma verranno ripagati. Di non accontentarsi. La nostra terra offre grandi cose, alla fine io il mio primo romanzo l’ho scritto qui. E bisogna imparare a valorizzarla per tutto quello che ci offre. Io vivo a Milano e per quel che posso cerco sempre di portare un pò di calabresità al Nord, che sia con il “pacco da giù” ricevuto da mamma e papà negli anni universitari o con qualche parola in dialetto Catanzarese insegnata ai miei colleghi milanesi. Ragazzi… credeteci, studiate, sognate e realizzate”.

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