Il ‘padre padrone’ e una narrazione avvincente: in anteprima nazionale ‘Semper fidelis’ del Teatro del Carro

Una rappresentazione che si fa seguire con un’attenzione continua per l’intera durata dello spettacolo e dal coinvolgimento assicurato

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    Debutterà ufficialmente il 2 dicembre a Brescia, “Semper fidelis, ovvero il vaso di Pandora”, la nuova produzione della compagnia Teatro del Carro: in vista della presentazione tra due settimane al Wonderland Festival, in Lombardia, ieri sera al Teatro comunale di Badolato è andata in scena un’anteprima nazionale dello spettacolo.

    Scritto e diretto da Saverio Tavano, con scenografia di Fabio Butera, Semper fidelis è un ritratto privato di una famiglia come tante, dove gli abusi di potere del padre – un stereotipato uomo delle forze dell’ordine  -, sono evidenti fin dai primi minuti dello spettacolo, ma vengono rivelati o confermati con il procedere della narrazione.

    E’ in questo aspetto il punto di forza della messinscena, la scrittura: Tavano dimostra ancora una volta in questo spettacolo una padronanza delle parole che gli permette di dosarle con sapienza tale da gettare indizi in ogni battuta e fornire quei puntini che si riesce a mettere insieme solo alla fine dello spettacolo, delineando infine il quadro completo.

    Nei fatti, in Semper fidelis accade poco: tutto verte sul racconto, attraverso dialoghi, mezze parole, silenzi del militare seduto a tavola insieme a sua moglie e suo figlio.

    Anche lo scandire del tempo – dalle gite al mare ai giorni trascorsi -, è dato dai dettagli: finanche uno spezzatino e il modo con cui si taglia la carne nella sua preparazione segnano il tempo che passa, oltre a fornire una speranza conclusiva da parte dei “sopravvissuti”.

    Ad interpretare i personaggi un Vincenzo Tripodo che bene ha saputo portare sul palco un ruolo fondamentalmente odioso, che riesce a mettere d’accordo il pubblico – a fine serata, nel confronto in sala tra attori e regista, in molti hanno manifestato la loro forte antipatia per il padre della famiglia di scena -, una Margherita Smedile molto brava nella parte di una donna remissiva ma non troppo, come una belva protettiva e disposta a tutto per il proprio figlio, e un altrettanto interessante Marco de Bella, nei panni di un aspirante mimo, con tanto di cerone in volto, osteggiato – ma va? – dal padre che lo vorrebbe più “maschio” e concreto.

    Un altro aspetto notevole del Semper fidelis di Tavano è la quasi totale assenza di elementi scenici: dal telefono che squilla continuamente – con la Smedile a farne la suoneria -, alle stoviglie utilizzate per lo spezzatino, passando per la pistola di ordinanza del militare, a parte il tavolo e le sedie sul palco non c’è altro.

    Tutto è un continuo appello all’immaginazione dello spettatore, oltre che alla sua concentrazione, a dispetto della facilità con cui Semper fidelis si fa seguire, senza perderne una virgola, con un’attenzione continua per l’intera durata dello spettacolo, dal coinvolgimento assicurato. (ph. Luna Loiero/FerMentis)

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