Truffa Ue: viene assolta in Appello dopo tredici anni di attesa

La contorta storia di Caterina Bruni, dipendente regionale ora in pensione

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    Dopo anni di processo, avviatosi nel lontano 2004 con gli arresti di Oscar Leotta e Carmine Cutruzzolaro per le ipotesi di reato di truffa all’Unione Europea, si è conclusa dinanzi alla Corte di Appello di Catanzaro la vicenda che ha visto suo malgrado protagonista la Caterina Bruni, definitivamente assolta per non aver commesso il fatto. Una vicenda – fanno sapere gli avvocati della donna – oltremodo contorta, e complicatasi oltre ogni aspettativa, nonostante già il Giudice per le indagini preliminari, nel 2004, non avesse riconosciuto la sussistenza della gravità indiziaria ai fini della applicazione della misura cautelare e, soprattutto, a fronte di una richiesta di una sentenza di non luogo a procedere avanzata dal Pubblico Ministero e disattesa dall’allora Giudice dell’udienza preliminare, che disponeva il rinvio a giudizio unitamente a tutti gli altri imputati. Caterina Bruni, all’epoca dei fatti dipendente della Regione Calabria, era originariamente indagata e poi imputata in relazione alla ipotesi di reato formulata al capo D) della rubrica in quanto, nella sua qualità di assegnataria della pratica amministrativa inerente il corso di formazione di “Estetista”, avrebbe concorso (con Oscar Leotta , Carmine Cutruzzolaro e Anna Maria Principe , ognuno nella propria qualità e con le rispettive condotte) alla ammissione di una società al finanziamento, non avendone la stessa i requisiti prescritti per legge, nonché alla sostituzione della documentazione riguardante il suddetto corso. Le tesi della difesa – rappresentata, sia in primo grado che in appello, dagli avvocati Sergio Rotundo e Rosario Montesanti -, che ha sin dal principio mirato a dimostrare l’assoluta estraneità della Bruni ai fatti che le erano contestati, hanno finalmente trovato riscontro nella sentenza dei Giudici di Appello i quali non soltanto hanno preso atto della circostanza che la Caterina Bruni non avesse mai posto in essere le condotte ipotizzate a suo carico ma, soprattutto, hanno affermato la assoluta bontà del suo operato, dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio dal contenuto delle stesse captazioni telefoniche acquisite agli atti del processo, dalle quali emergeva in maniera incontrovertibile che i principali artefici delle ipotizzate truffe ordite ai danni dell’UE nutrissero una evidente preoccupazione circa la possibilità che la signora Bruni potesse chiedere conto e ragione dell’effettivo svolgimento del corso e sollecitasse la produzione dei documenti comprovanti le spese sostenute, addirittura addivenendo ad ipotizzare la possibilità di porre in essere una qualche forma di intimidazione nei suoi riguardi. Una pronuncia, quella della Corte di Appello, che interviene finalmente a rendere giustizia a Caterina Bruni, oggi in pensione, e che certamente contribuirà a restituire alla medesima la dignità che le gravi accuse mosse ed i lunghi anni di processo parevano averle indebitamente sottratto.

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