Operazione Jonny, Toro seduto ucciso perché voleva gestire le estorsioni in autonomia

Santino Mirarchi ricostruisce gli ultimi giorni di vita del capo dei Rom. Dalla volontà di affrancarsi dagli isolitani, alle titubanze di U tubu, fino al giorno dell’omicidio

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    di Giulia Zampina

     

    Toro seduto, al secolo Domenico Bevilacqua, aveva un piano. Ed era un piano ambizioso. Un piano che doveva rompere l’egemonia isolitana sul territorio catanzarese e riportare i proventi delle attività malavitose a Catanzaro. Per fare questo, Domenico Bevilacqua, era disposto anche a mettere da parte i dissidi con l’altro gruppo Rom e creare una vera e propria famiglia che gestisse il mercato delle estorsioni, attività che a Toro Seduto interessava più di altre, senza dover dividere con quelli di Isola. Ed è per questo piano che Domenico Bevilacqua, un giorno di inizio estate, un una foso 4 giugno del 2015 è stato ucciso.

    Santino Mirarchi, organico al gruppo Rom che fa capo a Cosimino Abbruzzese, alias U tubo, racconta il contesto in cui l’omicidio di Toro Seduto è maturato.

     

    QUANDO TORO SEDUTO VOLEVA AFFRANCARSI DALLA CONSORTERIA CROTONESE E IL TITOLARE DELL’AZIEDA TAGLIEGGIATA SI LAMENTA CON LE FAMIGLIE DI ISOLA

     

    Toro Seduto non ci stava. Anche le guardianie dovevano essere affidate a gente vicina a lui e così, come racconta Santino Mirarchi ad un certo punto Toro Seduto decide di far licenziare da un’impresa taglieggiata un rom che rispondeva agli isolitani per piazzare suo figlio.

    “Un cittadino di etnia rom soprannominato CULU CUPU, svolgeva da anni l’attività di guardiano notturno, mi ha riferito che TORO SEDUTO, aveva fatto assumere il proprio figlio presso l’impresa circostanza che era nota anche agli esponenti della Famiglia di ‘ndrangheta di Isola di Capo Rizzuto. Mi riferiva Nico GIOFRE’ che TORO SDEDUTO con il pretesto della presenza del figlio che lavorava in questa impresa pretendeva che l’impresa stessa  consegnasse a lui il ferro vecchio, che in precedenza il titolare dell’azienda  sempre per generosità, consegnava al rom chiamato CULU CUPU” Di tale pretesa di TORO SEDUTO, il titolare dell’azienda si è lamentato con TORO SEDUTO per dire a quest’ultimo di recarsi presso il mio capannone nel pomeriggio di quel giorno per parlare della questione.

    L’INCONTRO TRA TORO SEDUTO E U TUBU… BEVILACQUA RIMPROVERA A COSIMINO

    DI DARE TROPPO SPAZIO AI CROTONESI

     Nel corso dell’incontro presso il mio capannone, TORO SEDUTO, si  è lamentato con mio zio Cosimino ABBRUZZESE del fatto che lui stesso non tollerava che nella loro zona le estorsioni più grosse fossero gestite dalle famiglie di ‘ndrangheta del crotonese che non indicava specificamente attribuendo tale invadenza di queste famiglie alla eccessiva confidenza che mio zio avrebbe dato agli stessi, in particolare TORO SEDUTO, riteneva che se gli esponenti delle famiglie dei rom si

    fossero unite in un unico gruppo avrebbero potuto escludere da tutte le attività estorsive ogni altra famiglia proveniente dal crotonese. Mio zio Cosimino ABBRUZZESE, era di opinione diversa in quanto riteneva che i rom non avrebbero avuto la forza di affrontare una guerra con i crotonesi e per tale motivo, riteneva che la situazione doveva rimanere invariata mentre con riferimento alle piccole estorsioni mio zio, riteneva che le stesse potevano essere spartite tra le famiglie rom, nel senso che in occasione di ogni nuovo lavoro, l’estorsione sarebbe stata gestita dalla famiglia rom che per prima prendeva i contatti con l’imprenditore mentre a seguito di ciò l’latra famiglia rom, avrebbe dovuto dall’astenersi di fare delle richieste allo stesso imprenditore sugli stessi lavori. La discussione si è conclusa trovando un accordo su ciò che aveva riferito mio zio Cosimino ABBRUZZESE.

     

    TORO SEDUTO NON CI STA E CONTINUA AD AGIRE IN AUTONOMIA…

    U TUBU INVECE MANTIENE SOLO IL SUO AMBITO LIMITATO

    In effetti TORO SEDUTO, continuava a prendere piccole somme anche da attività imprenditoriali che pagavano ad Isola capo Rizzuto, ad esempio con riferimento ad una fiera , gli organizzatori pagavano una somma a titolo estorsivo ad isola Capo Rizzuto, ma consegnavano anche delle somme minori a toro SEDUTO, Devo dire che una pari somma di 1.000 euro veniva data anche a mio zio Cosimino ABRRUZZESE mentre veniva mandata a quelli di Isola Capo Rizzuto una somma di 5.000 euro. Dico ciò perché in una occasione sono andato io insieme a Nico GIOFRE’ a prendere 5.000 Euro dall’organizzatore della fiera

    Nel Natale del 2014 non erano arrivati agli esponenti delle famiglie dei rom di Catanzaro, gli stessi soldi che come parte dei proventi estorsivi, in precedenza venivan o distribuite alle famiglie Catanzaresi quando la gestione delle estorsioni era sotto il controllo di “MANO DI GOMMA” ossia Nicolino. In effetti come ho già detto, io fin dal momento in cui Nico GIOFRE’ mi aveva rappresentato la nuova situazione che si era venuta a creare, ho informato mio zio Cosimino ABBRUZZE U TUBU, che nel controllo delle attività estorsive su Catanzaro erano subentrati quelli di Isola Capo Rizzuto che volevano emarginare gli zingari. Mio zio ha preso atto di quanto io gli ho detto e conoscendo la pericolosità degli esponenti di Isola di capo Rizzuto si è mantenuto nel suo ambito limitato di attività estorsive.

    TORO SEDUTO invece ha manifestato una maggiore insofferenza rispetto alla nuova situazione. Questa insofferenza di TORO

    SEDUTO, si è manifestata con la richiesta di somme ad aziende che già pagavano agli isolani.

     

    LE INTIMIDAZIONI PER FAR PAGARE “VECCHI CLIENTI” DI TORO SEDUTO

    Con riferimento alla prima intimidazione che abbiamo fatto tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015.

    Ad una concessionaria di auto  , poiché dopo tale intimidazione nessuno si era avvicinato a noi, avevamo ipotizzato che si fossero rivolti a TORO SEDUTO, i quanto in precedenza, questa  pagava a TORO SEDUTO che divideva i soldi con Giovanni detto “U MURRUNA” così come ho appreso da mio suocero. Con riferimento alla struttura all’epoca in fase di realizzazione che è posta sul lato destro della strada che da Catanzaro Lido porta a Santa Maria e prima di arrivare alla rotonda di Santa Maria, posso dire che prima ancora che io iniziassi il mio rapporto stabile con Nico GIOFRE’, era venuto da me Simone BEVILACQUA per dirmi che presso quella struttura si erano già recati loro, ossia il gruppo di TORO SEDUTO, per richiedere l’estorsione e che quindi non avremmo dovuto interferire anche noi intendendo con noi il gruppo di Cosimino ABBRUZZESE U TUBU.

     

    LA DECISIONE DI UCCIDERE TORO SEDUTO

    In particolare dopo i problemi che sono sorti con Toro Seduto per la sua intromissione a danno delle imprese che già pagavano per la tutela a titolo di estorsione alla famiglia di ndrangheta di Isola Capo Rizzuto e dopo la riunione avvenuta nel periodo Pasquale in

    cui l’imprenditore di rifermento dei clan di Isola,  ha portato le somme di denaro raccolte dalle varie imprese ed ha rappresentato gli ulteriori problemi che c’erano con Toro Seduto, Rosario LENTINI, dopo essersi consultato con gli altri esponenti della famiglia ARENA, ha preso la decisione di uccidere Toro Seduto. In particolare Rosario LENTINI in un incontro avvenuto presso il distributore di benzina AGIP di località Bellino, ci ha comunicato la decisione di assassinare Toro Seduto. Rosario LENTINI è arrivato presso quel distributore di benzina insieme a Fortunato, quello col gozzo, a bordo dell’autovettura Smart colore vinaccio, li ci siamo incontri io, Nico GIOFFRE’ , Fortunato e Rosario LENTINI.

    Quest’ultimo ci ha detto di trovare la moto che avremmo dovuto usare nel commettere l’omicidio e che lui stesso ci avrebbe fatto avere le armi. Nei giorni successivi io ho acquistato una moto che era stata oggetto di un furto qualche tempo prima, da Andrea il genero del “Tubo” per un valore di 500 Euro. La moto era nascosta in località Germaneto dove, dopo che l’ho acquistata sono andato a prelevarla con Luigi MINIACI e dopo averla messa in moto con l’uso di una centralina, che mi ha dato lo stesso Andrea, genero del “Tubo”, l’ho portata insieme a Luigi MINIACI a casa di quest’ultimo. Luigi MINIACI, ha provveduto a sistemare la moto che si presentava sporca di erba e di “creta” per il luogo dove era stata in precedenza nascosta. Qualche giorno dopo Rosario LENTINI, ha portato due pistole calibro 9×21 a Nico GIOFFRE’ il quale le ha portate a casa di MINIACI dove era già custodita la moto. Così come concordato tra Rosario LENTINI e Nico GIOFFRE’, avremmo dovuto occuparci direttamente dell’omicidio io e Nico GIOFFRE’. In effetti una mattina, circa una settimana prima del giorno in cui è avvenuto l’omicidio di Toro Seduto, Nico GIOFFRE’ è passato dal mio bar per dirmi di andare con lui a vedere un lavoro che si stava realizzando per la costruzione di un agriturismo,  con l’intenzione di contattare l’impresa successivamente per chiedergli l’estorsione. Durante il percorso, a bordo dell’autovettura BMW di Nico GIOFFRE’, siamo passati davanti alla stazione dei treni di Catanzaro Lido tra le 10 e le 11 del mattino, e li, al bar della Stazione, abbiamo visto Toro Seduto che abitualmente stazionava in quel luogo. Entrambi quindi, volendo approfittare dell’occasione,abbiamo pensato di commettere l’omicidio di Toro Seduto e per questo ci siamo diretti a casa di Luigi MINIACI per prelevare la moto, il T-MAX che avevamo custodito a casa di MINIACI in vista dell’omicidio. Qui dopo che Nico GIOFFRE’ contattava telefonicamente MINIACI per farsi aprire il cancello, abbiamo preso il T-MAX, all’interno del quale si trovavano già le 2 pistole calibro 9×21, che dopo averle caricate abbiamo preso una ciascuno io e GIOFFRE’ mettendocele a dosso, ciascuno di noi oltre al caricatore inserito nella pistola aveva anche un altro caricatore con le munizioni inserite. Il MINIACI ci ha dato anche i caschi che erano di quelli che coprivano interamente il viso, con una visiera a specchio, che abbiamo indossato io e GIOFFRE’. I caschi erano di colore, uno nero che indossavo io e uno grigio che indossava GIOFFRE’. Nico GIOFFRE’ si è messo alla guida della moto mentre io mi sono messo dietro come passeggero.

    Nel tragitto ci siamo fermati nel quartiere Fortuna, dove di fronte alla farmacia ho sottratto, da una grossa motocicletta li parcheggiata, la targa che ho messo sul T-MAX legandola con delle fascette di plastica che mi portavo dietro a posta. Quindi con Nico GIOFFRE’ sempre alla guida, siamo arrivato alla stazione dove si trovava Toro Seduto, il quale però nell’occasione era davanti al bar della stazione che parlava con un uomo , soprannominato “manu murca”. Io nonostante la presenza di questo uomo  avevo intenzione comunque di scendere dalla moto per sparare a Toro Seduto, ma Nico GIOFFRE’ non ha voluto fermarsi in quanto non considerava prudente ed opportuno, commettere l’omicidio di Toro Seduto mentre lo stesso si trovava con una persona , in quanto ciò avrebbe creato dei problemi con famiglia di ndrangheta riferibile a Santino GIGLIOTTI e Mario GIGLIOTTI ed alla quale comunque noi ci consideravamo partecipi in quanto tutti sotto il comando degli ARENA.

     Proprio nel momento in cui io e Nico GIOFFRE’ discutevamo, nel senso che io lo invitavo a fermarsi con la moto ma lui mi diceva di non fare nulla per le ragioni che ho detto, abbiamo incrociato un’autovettura Fiat STILO che io ho riconosciuto come l’autovettura “borghese” della Polizia . Per questo motivo ho detto a Nico GIOFFRE’ di proseguire oltre con la moto, quindi ci siamo diretti verso il cimitero di Catanzaro Lido e lungo la strada che in salita porta al cimitero di Catanzaro Lido, dietro il muro, nei pressi del curvone ho nascosto le due pistole calibro 9×21 poiché pensavo che i poliziotti potevano averci notato e volevo evitare che ci trovassero le pistole addosso. Dopo avere nascosto le pistole siamo ritornati a bordo del TMAX alla stazione di Catanzaro Lido per proseguire poi fino al quartiere Fortuna per verificare se la macchina della Polizia stava tornando indietro, ma poiché non abbiamo più visto l’auto della Polizia siamo ritornati a recuperare le pistole per riportarle presso la casa di MINIACI ma ripassando davanti al bar della Stazione e rivedendo ancora Toro Seduto, io ho insistito con Nico GIOFFRE’ dicendogli di fermarsi perché volevo scendere per sparare a Toro Seduto, ma lui sebbene avesse rallentato in prossimità del bar ha deciso però di proseguire perché non gli sembrava il momento opportuno per fare l’omicidio, abbiamo quindi fatto il giro del fabbricato e siamo ritornati davanti alla stazione e passando davanti a Toro Seduto  io anche all’insaputa di Nico GIOFFRE’, mi sono tolto il casco per farmi riconoscere dall’altro uomo  pensando che ciò poteva spingere quest’ultimo, che aveva capito le mie intenzioni, ad andarsene. Nico GIOFFRE’ comunque ha proseguito con la moto e ci siamo diretti a casa di MINIACI dove abbiamo custodito sia la moto che le armi. Li ho smontato la targa e l’ho riportata appoggiandola alla moto alla quale l’avevo in precedenza tolta nel quartiere Fortuna.

     

    Una settimana dopo Domenico Bevilacqua, alias Toro Seduto, fu ucciso. 

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