Incendi. Investire nella prevenzione si deve!

“Occorre impedire qualsiasi nesso tra incendi e sfruttamento degli stessi, con particolare attenzione al possibile collegamento con le centrali a biomasse”, scrive Mascia Marini, Bio-distretto Alto Tirreno cosentino

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    Sgomento e grande dolore: chiunque in questi giorni abbia attraversato i luoghi “divorati” dal fuoco l’ha provato. Chiunque ha percepito l’irreversibilità del danno e l’assenza di istituzioni, apparati e adeguate macchine di soccorso. Coraggiose, solidali e di estrema resistenza, tra i boschi di querce ed eucalipti che bruciano come enormi torce verso il cielo, le persone che stanno ancora combattendo il fuoco, sono simili a bambini senza mezzi e senza il padre in una casa prima abbandonata e poi messa sotto assedio. Lo Stato che non c’è sta di fatto, fosse solo per latitanza, partecipando alla distruzione di un territorio enorme. Distruzione pianificata, poiché è chiaro che un simile disastro ambientale può avvenire solo se c’è dietro una grande regia e la “caccia alle streghe” al piromane in motorino è solo fuorviante. Una grande regia: incalcolabile il danno in raccolti, allevamenti, aree protette di grande bellezza e tanto altro, strade e sentieri, case, attività. In fumo, oltre al lavoro dell’uomo, migliaia di ettari di macchia mediterranea. Il grave attacco è al patrimonio boschivo e alla biodiversità con tutte le conseguenze sull’ intero ecosistema. Ed è sotto gli occhi di tutti come al fuoco si aggiunga la qualità del fuoco, fuoco sporco di mille residui plastici, come è ormai normale in gran parte delle terre abbandonate: una nube tossica, spessa e soffocante ha gravato e grava da giorni su gran parte del territorio, con gravissime conseguenze sulla salute. E un ulteriore colpo lo accusano i coltivatori in riconversione al biologico, che per un’agricoltura sana stanno facendo grandi sforzi, che rischiano di essere vanificati; abbandonare la strada di un uso sconsiderato di pesticidi e quant’ altro non è una scelta facile e quando affidi la terra e la produzione solo a un rapporto sinergico pazientemente costruito con la natura e le sue forze, un attacco esterno di questa portata sembra rendere vano ogni cambiamento. E in ballo ci sono giovani che hanno deciso di non andarsene e di costruirsi qui un loro futuro e tanti che credono ancora in una possibilità. Questa è forse la conseguenza più grave, una ferita psicologica di gruppo che sembra in questi giorni annichilire tante persone, pur dotate di grande energia costruttiva. Non possiamo permettere che ciò accada e che ad andare in fumo siano anche sforzi e speranze. Come un copione già noto, adesso inizierà la corsa ai sussidi per cosiddetta “calamità naturale”. La priorità su cui investire è la prevenzione e impedire qualsiasi nesso tra incendi e sfruttamento degli stessi, con particolare attenzione al possibile collegamento con le centrali a biomasse. Qualsiasi risorsa vada alla prevenzione e alla rinascita dei terreni. Lo ripetiamo in tanti da sempre: se non si ri-abitano le campagne, non c’è soluzione e non c’è futuro. Il ritorno alla terra, la ripresa dell’agricoltura, il ripopolamento delle aree interne non sono una strada possibile per questo territorio, sono l’unica strada. Misure ed interventi d’ emergenza, oltre ad essersi dimostrati estremamente carenti, non possono essere la soluzione. Un territorio sempre più spopolato e abbandonato al degrado è esposto a qualsiasi speculazione e infamia, perché non è più Casa, non è più il luogo del vivere, non appartiene a persone vigili, abitanti attenti a tutelare sé stessi e i frutti del proprio lavoro. La terra non coltivata è terra di nessuno, facile preda di ogni piano e organizzazione criminale. Solo gli agricoltori possono essere i custodi del territorio e raccontano in queste ore di come fossero efficaci le “vedette” della Forestale e ricordano quel capillare lavoro che veniva normalmente svolto insieme da forestali e contadini e come l’avvistamento di un primo focolaio trovasse un immediato risolutivo intervento; e, anche tra pareri diversi, tutti parlano di un peggioramento, di una sorta di smobilitazione della Forestale e soprattutto di uno scollamento totale tra gli abitanti di un territorio con la loro conoscenza dei luoghi, degli accessi e gli attuali corpi d’ intervento, compresa l’inadeguatezza dei mezzi in uso. Di sicuro si è andati a indebolire la difesa dal fuoco. Addirittura privati dell’acqua per giorni e giorni, come in contrada Costapisola a Santa Domenica Talao! E ora, inevitabilmente, con aree così estese deprivate di alberi e radici secolari, si apre la fase dell’emergenza frane e di un aggravamento del dissesto idrogeologico. Tutto secondo un copione già noto e prevedibile. E dunque facciamo un po’ il punto della situazione e non ci perdiamo in dettagli, perché tra mille ipotesi, alla fine quello che conta è il risultato: di un modello di sviluppo più lungimirante, perché sostenibile, tutto è stato messo sotto attacco, le aree agricole, alcune eccellenze colturali, un iniziale fenomeno di ritorno alla terra, le vie per i borghi, i sentieri, il grandissimo patrimonio della biodiversità, la bellezza. Viaggiatori senza parole percorrono questi giorni strade fino a ieri abbaglianti, oggi cupe come un girone dell’inferno. Non è più tempo di delegare e attendere qualcuno che non arriva. È tempo di costruire un autocontrollo di prevenzione e avvistamento del fuoco, gruppi antincendio organizzati per contrade, il ché va di pari passo con il ripopolamento delle campagne, incentivi e terreni demaniali ai giovani, porte aperte all’ insediamento di immigrati e a nuovi nuclei famigliari. Su queste premesse e altre proposte, crediamo siano necessari Tavoli tecnici di discussione e organizzazione. Per quanto sia uno scontro impari e spesso avvilente per la grande sproporzione di forze (come d’altronde per il mercato del cibo, per le centrali a biomasse, per il ciclo dei rifiuti) questa è l’unica strada, deve partire dalla società civile e alcune essenziali irrinunciabili misure per la prevenzione devono essere condivise dalla popolazione. Salvo vivere tutti, chi subisce e anche chi governa, ma anche chi insegue ciecamente solo profitto immediato, vivere tutti con una vista molto corta. Tutti come se non ci fosse domani.

    Mascia Marini (Bio-distretto Alto Tirreno Cosentino)

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