Il giallo di Cariati: Yiuri Zenokenko è stato ‘punito’. Si cerca il perchè

Lo straniero senza vita, non è più un senza nome

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    Solo la scienza e l’Afis (sistema automatizzato di identificazione delle impronte, ndr) sono riusciti a dare una prima risposta al giallo di Cariati. Quel cadavere, condannato a morte con una raffica di proiettili e “giustiziato” senza pietà con colpi di grazia al volto e al petto, è di Yiuri Zinokenko, 46enne di nazionalità ucraina, vecchio “cliente” delle forze di polizia di mezzo mondo. Il 46enne, considerato anche uno degli skipper di uno dei tanti barconi che hanno traghettato centinaia e migliaia di disperati dai loro paesi d’origine fino alle coste calabresi, era finito anche in carcere, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Cosa ci facesse a Cariati e perché sia finito dentro il bagagliaio di un’auto, resta un mistero sul quale gli inquirenti stanno ancora lavorando. Yiuri Zinokenko, uscito di carcere nell’aprile del 2015, pare abbia fatto la spola tra la zona del cirotano, il litorale crotonese e le zone dello Jonio cosentino. Per risalire alla sua identità, gli inquirenti hanno lavorato per giorni e giorni, senza tralasciare alcun dettaglio. Anche quelli, apparentemente, più insignificanti sono stati analizzati a fondo. Chi ha eliminato il 46enne, l’ha fatto con spietata freddezza e sanguinaria vendetta. Già, una vendetta. Maturata, probabilmente, nell’ambito dell’immigrazione clandestina o in qualche altro “affare”, sporco di cattiveria e macchiato di disumanità. Gli inquirenti, coordinati dal procuratore capo della Repubblica di Castrovillari, Eugenio Facciolla, stanno indagando a 360 gradi. Si cerca di ricostruire gli ultimi passaggi e movimenti del 46enne. Si cerca anche di stabilire l’esatta ora della morte e il successivo trasferimento nel “nascondino” del portabagagli dell’Opel verde metallizzata. Yiuri Zenokenko, secondo i primi accertamenti del medico legale che, subito dopo il rinvenimento, ha effettuato la prima ispezione cadaverica, è stato “giustiziato” in un luogo differente da dove è stato ritrovato. Lo testimoniano il rigor mortis e l’assenza di significative tracce ematiche. Ma, c’è anche dell’altro. L’ucraino è stato picchiato, stordito di pugni e “anestetizzato” con i cazzotti, nonché colpito in diverse parti del corpo. Forse ha reagito, forse si è difeso, forse ha lottato. Forse sul suo corpo, sulle sue mani o dentro le sue unghie c’è la “firma” di chi l’ha eliminato, con un’esecuzione che “puzza” di mala. L’ucraino, infatti, oltre ad essere sparato, ripetutamente, al volto, fino a cancellargli i lineamenti, è stato “finito” con un colpo alla testa e diversi al petto. E, come in un classico rituale di mala, gli sono state conficcati proiettili e altro anche in gola. Un messaggio, inequivocabile. L’ucraino potrebbe aver parlato, potrebbe aver spifferato qualcosa. E, alla mala, le “cantate” non piacciono. Ma, c’è anche un altro grande mistero sul quale carabinieri, polizia e magistratura stanno lavorando: quel taccuino pieno di nome e numeri, ritrovato nel bagagliaio dell’auto. Nomi e numeri appartengono, prevalentemente, a donne. Nei prossimi giorni, intanto, è in programma l’autopsia. Yiuri Zenokenko, è “congelato” in una cella dell’obitorio di Rossano. E, con lui sono state “freezerate”, al momento, anche le sue verità. L’autopsia, scioglierà i dubbi e “scongelerà” i tanti pezzi di questo puzzle di morte, misteri e mala. 

    Carmine Calabrese

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