Rubato un carico di ‘bionde’: trasportatore minacciato e legato

La paura “sfreccia” sulla Provinciale

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    Percorrendo la lingua d’asfalto della 253, quella che collega il territorio di Amendolara con gli altri popolosi centri dello Jonio cosentino, s’avverte ancora forte la “puzza” di terrore che ha impregnato i vestiti di un giovane autotrasportatore della zona, rimasto vittima di un’azione criminale. Messa in atto da due giovani, spacciatisi come autostoppisti d’emergenza, in panne con la loro auto. L’orologio di Riccardo, il nome è di fantasia, segna le 10 del mattino. La sua giornata di lavoro è piena di fermate. Deve consegnare il carico di sigarette ai tabacchi della zona. Mentre percorre la strada per la marina di Amendolara, Riccardo nota due giovani fermi sulla carreggiata che con il pollice alzato chiedono un passaggio. L’autotrasportatore, rallenta, mette la freccia e s’accosta ai due ragazzi. Gli chiedono un passaggio. Riccardo, con un cenno li invita a salire. Ma, quei due, più che salire su quel furgone per un passaggio, vogliono prendersi tutto il carico. Percorsi pochi metri, Riccardo viene immobilizzato e minacciato con un coltello, nonché viene costretto ad accostarsi su un fazzoletto di strada. I due, con un’azione fulminea, lo costringono a scendere dal mezzo e lo legano, ammanettandolo al guard-rail. Riccardo, cerca di dimenarsi, prova a liberarsi, ma quei nodi ai polsi sono difficili da sciogliere. Urla e chiede aiuto. Notato da alcuni automobilisti in transito, viene soccorso e liberato. L’autotrasportatore allerta la sala operativa del 112 e denuncia l’accaduto, fornendo agli inquirenti il numero di targa del suo furgone e il carico custodito dentro. In pochi minuti, una pattuglia dei carabinieri della stazione di Roseto Capo Spulico (diretti dal maresciallo Tiberio Perrone, ndr) raggiunge Riccardo e raccoglie la sua testimonianza. L’autotrasportatore agli inquirenti fornisce un dettagliato identikit dei due. Gli inquirenti avviano le indagini e dispongono subito l’istituzione di numerosi posti di blocco, sia lungo la provinciale 253 che nelle strade interne che collegano i centri dello Jonio cosentino. Ma di quel “carico” nessuna traccia. La convinzione degli inquirenti è che i due, abbiano studiato il colpo nei minimi dettagli, studiando, forse, l’azione criminale per giorni. Probabilmente, seguendo Riccardo ne avevano studiato percorsi e fermate e sapevano anche che il suo furgone fosse bello carico. Di “bionde” e di soldi, facili e “fumanti”.

    Carmine Calabrese

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