(VIDEO E FOTO) ‘Ndrangheta, sicario allevatore a bimbo: ‘Vattene e dimenticaci’ foto

'Canziati e sperditi i nui', 'Allontanati e dimenticaci': questa la minaccia rivolta al bambino di 10 anni

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    “Canziati e sperditi i nui”, “Allontanati e dimenticaci”: questa la perentoria minaccia rivolta dai sicari del pregiudicato Giuseppe Fabio Gioffrè verso il bambino di dieci anni, figlio di una coppia di cittadini bulgari, testimone involontario dell’agguato mortale contro uno degli “emergenti” dell’omonima cosca di ‘ndrangheta di Seminara. La circostanza è stata riferita da inquirenti ed investigatori incontrando i giornalisti per fornire i particolari dell’operazione. I carabinieri del Comando provinciale, al comando del col. Giuseppe Battaglia, e del raggruppamento speciale di Gioia Tauro, dal 21 luglio scorso, con il coordinamento della Dda di Reggio Calabria, sono riusciti a ricostruire, pezzo dopo pezzo, lo scenario che ha portato all’omicidio, ucciso, secondo quanto affermato dagli inquirenti, da Domenico Fioramonte, di 41 anni, originario di San Ferdinando, imprenditore olealicolo con interessi economici a Seminara, stanco di pagare la tangente. “La mattina del 21 – ha detto il ten.col. Andrea Milani, comandante del gruppo di Gioia Tauro – Fabio Giuseppe Gioffrè e Domenico Fioramonte hanno una violenta lite a causa della vicenda estorsiva di cui gli imprenditori sono vittime consenzienti. Da lì, la decisione di Domenico Fioramonte, accompagnato da una persona di cui ancora non si conosce l’identità, di chiudere la partita assassinando Gioffrè. I pallettoni hanno raggiunto anche il bambino bulgaro di striscio, che si è salvato per miracolo, ma lo hanno risparmiato dopo avergli imposto di allontanarsi. Giuseppe Fabio Gioffrè è stato quindi finito con altri colpi di fucile e ritrovato dopo qualche ora grazie alle indicazioni del bambino”. “Una risposta cruenta, con l’aggravante del metodo mafioso – ha detto il procuratore della Dda Giovanni Bombardieri – per punire Gioffrè che si era interessato a mediare tra la ‘ndrangheta di Seminara e i Fioramonte, che avevano subito atti intimidatori. E’ lo stesso Gioffrè, infatti, a proporre ai Fioramonte un ‘aggiustamento’ della questione, impegnandosi a riunire allo stesso tavolo Giuseppe Domenico Laganà Comandè, esponente di rilievo della costa Santaiti, e i garanti del Fioramonte, i Grasso di Rosarno, vicini alla cosca Bellocco. Lì, uno degli arrestati odierni, Giuseppe Domenico Laganà Comandè, dice a chiare lettere ai Grasso che ‘delle cose del loro paese non devono interessarsi’ e che i Fioramonte, come sempre hanno fatto, dovranno continuare a pagare il cosiddetto ‘fiore’. Risposta non gradita dai Grasso che invece pretendono che i Fioramonte versino solo di tanto in tanto qualche ‘contributo’ alla cosca di Seminara. Un atteggiamento comunque di resistenza che induce i Grasso a nutrire qualche dubbio sulla reale influenza di Gioffrè. Un incontro, dunque, senza conclusioni, che dà il via a quello che possiamo definire come un ‘clima di sospetti’ fino all’omicidio del Gioffrè del 21 luglio scorso”. “I Fioramonte – ha detto il comandante del Nucleo investigativo del Gruppo di Gioia Tauro, capitano Marco Filippi – pagavano da oltre 15 anni la tangente alla ‘ndrangheta di Seminara, così com’era stato definito nel corso di un incontro tra Nino Pesce ‘u testuni’, Rocco Cananzi e Saverio Rocco Santaiti, quest’ultimo arrestato oggi. Personaggi di sicuro prestigio criminale le cui decisioni non potevano essere messe in discussione se non da elementi di pari livello. Una media di cinquemila euro all’anno, per un totale di circa 200 mila euro nel corso degli anni”.

     

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