Era agente della Digos, fu ucciso da Battisti. Giustizia dopo 40 anni

L’arresto della primula rossa del terrorismo rende onore alla morte di Campagna, originario della provincia di Catanzaro, a cui è intitolata, tra le altre cose, la scuola allievi di polizia di Vibo

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Di Giulia Zampina 

Era un agente della Digos, aveva lasciato come tanti la Calabria per Milano, e li il 19 aprile 1979, Andrea Campagna, nato a Sant’Andrea apostolo, a 24 anni, perse la vita, morto sotto i colpi sparati da Cesare Battisti, il terrorista rosso arrestato all’alba italiana in Bolivia. 
A Campagna , riconosciuto medaglia d’oro al valor civile, fu intitolata la Scuola allievi agenti di Polizia di Vibo Valentia e una strada nel comune di Sant’Andrea Apostolo dello Ionio.  13 maggio 2010 la Prefettura di Catanzaro conferì a Campagna la Medaglia d’oro vittime del terrorismo. Il fratello Maurizio lo ha ricordato in queste ore. Quarant’anni non sono bastati a cancellare il dolore e l’orrore per le vittime innocenti che in quegli anni persero la vita a causa di una vera e propria guerra civile combattuta dalle frange estreme di militanti di sinistra, in nome di ideologie che seminarono solo morte e terrore. La sentenza per l’omicidio di Campagna  giunse nel 1985 e fu di ergastolo per Claudio Lavazza, Paola Filippi, Luigi Bergamin, Gabriele Grimaldi e Cesare Battisti (quest’ultimo condannato in contumacia, in quanto benché arrestato nel corso della retata del giugno 1979 nell’appartamento dove fu rinvenuta la .357 Magnum che aveva ucciso Campagna, condannato a 13 anni per il concorso nell’omicidio Torregiani, partecipazione a banda armata e detenzione illegale di armi da fuoco fu liberato dalla detenzione nel carcere di Frosinone nell’ottobre 1981 da un gruppo armato, di cui faceva parte una donna, rivelatasi poi essere la fidanzata dello stesso Battisti, che aveva fatto irruzione nella struttura di sicurezza) trent’anni furono inflitti ad altri cinque imputati, mentre Mutti e Fatone ricevettero forti sconti di pena e furono condannati a rispettivamente nove anni e mezzo e nove anni di reclusione. 
Ci sono voluti 40 anni perché le vittime di Battisti avessero giustizia, e le famiglie potessero finalmente sperare in una giusta punizione per chi , dopo aver ucciso quattro innocenti, ha trascorso la sua vita sbeffeggiando il Paese e provando a pulire con la fuga perenne quella scia di sangue lasciata alle spalle.

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