Prisoners tax, nelle carte il braccio destro di un potente catanzarese

Il mercato della droga alimentato da persone della società civile che sono abituali acquirenti

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    Di Giulia Zampina

    Come era accaduto in altre importanti operazioni mirate a porte fine ai traffici illeciti di gente senza scrupoli che fa business con la droga, Prisoners Tax, il blitz firmato dai carabinieri della Compagnia di Soverato e dai militari del nucleo operativo del comando provinciale di Catanzaro, ha svelato ancora una volta che se da un lato c’è chi smercia droga, dall’altro ci sono acquirenti che, apparentemente, con questa gente non dovrebbero avere nulla a che fare. Imprenditori, compagne di noti politici, portaborse di uomini politici. Lo dicono le immagini delle telecamere sulle quali gli investigatori lavorano per giorni e giorni, lo dicono gli ascolti a cui le forze dell’ordine dedicano meticolosamente molto tempo ed infine lo dicono le carte. Ci sono rampolli di buona famiglia che si approvvigionano e spacciano, ma anche persone che vengono identificate, nell’immaginario degli indagati, come in grado di aprire nuove vie per lo spaccio.

    E così, nelle oltre 300 pagine di richiesta di misura dei Pm dell’operazione Prisoners Tax, e poi nelle 90 di ordinanza del Gip, si parla di un uomo, di cui si legge solo il nome di battesimo, che gli indagati vogliono trattare bene soddisfacendo ogni sua richiesta perché, dicono, è il braccio destro “di uno potente a Catanzaro, che muove e decide tutto. Un presidente”. Le parti omissate non consentono di tracciare l’identikit dei due, il potente e il suo braccio destro, ed è evidente che la responsabilità resta in capo solo a chi va a rifornirsi da questi soggetti e non in altri. Il punto ovviamente è un altro e sempre lo stesso.

    Quello del mercato degli stupefacenti non è un mercato che si autoalimenta, c’è chi vende, ma soprattutto c’è chi acquista. E chi acquista dovrebbe essere persona lontana, per formazione, da questi soggetti. Finché non si avrà chiaro che il fenomeno criminalità legato alla droga è prima di tutti un fenomeno sociale alimentato da molti pezzi della società civile, alla magistratura e alle forze dell’ordine sarà delegato il difficile compito di combatterlo in perfetta solitudine

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