Crisi di mercato dell’olio d’oliva: protesta olivicoltori VIDEO

Il caro prezzi e il calo della produzione ha fatto scendere in strada i produttori a Lamezia Terme


La crisi del mercato dovuta al caro prezzi e al calo della produzione per alcuni ha portato i produttori di olio extravergine d’oliva a protestare per le vie di Lamezia Terme.

L’olivicoltura calabrese è in una situazione di grandissima difficoltà. La Calabria è la seconda regione per produzione olivicola-oleria con il 13,4% dell’ olio italiano prodotto ed una media nelle ultime quattro campagne di circa 43 mila tonnellate. Il numero di frantoi attivi è 692 il 15% del totale nazionale. La Calabria vanta più di 130 mila aziende olivicole che con una superfice di 184 mila ha riportano una superfice media pari a circa 1,41 ettari. Il settore olivicolo rappresenta oltre un quarto del valore totale dell’intera produzione agricola calabrese –al di sopra di altre realtà nazionali (ferme al 3,9%) – e nel complesso l’agricoltura vale il 6% circa dell’intero valore aggiunto prodotto in Calabria garantendo il 15% dell’occupazione della regione. La Calabria, con la Puglia, la Sicilia e la Campania hanno un’incidenza nella produzione nazionale di oltre l’85% di tutto l’olio di oliva prodotto nel nostro paese. La congiuntura descritta ha acuito la crisi di un settore che a livello regionale è già in difficoltà per problemi strutturali. Da alcuni anni, infatti, gli operatori calabresi denunciano una perdita di competitività rispetto al principale competitor europeo, la Spagna, ma oggi anche rispetto ad altri paesi europei che per volume produttivo sono orami vicini, come la Grecia. L’olivicoltura calabrese sconta un ritardo in innovazione e mostra costi di produzione molto alti, in un contesto dove il volume prodotto decresce a due cifre anno dopo anno. Il costo di produzione elevato è stato più volte indicato come uno dei principali anelli deboli della performance competitiva regionale e nazionale. Il costo di produzione italiano è difatti il più alto fra i principali paesi produttori europei ed è superiore a quello spagnolo del 43% (si veda grafico seguente). 

A fronte della crescita costante dei costi di produzione sostenuti dagli imprenditori calabresi – che devono fare i conti con fattori decisamente variabili come le condizioni climatiche, fitopatologiche, i prezzi del caro energia e non per ultimo la crescente pressione fiscale imposta – gli stessi subiscono prezzi di vendita delle produzione, che mortificano la qualità del loro lavoro, dovuti alla concorrenza di Paesi produttori terzi (per lo più dell’area extraeuropea) dove vigono regole diverse e meno “stringenti e rispettose” sia nel sistema di produzione adottato, sia per la tutela della qualità dei prodotti e sia anche per la garanzia dei diritti dei lavoratori. Le politiche di prezzo che ad oggi non tengono conto di queste diversità stanno mutilando la possibilità dei produttori calabresi di concorrere correttamente sui mercati nazionali ed internazionali. Minando la stessa tenuta economica delle nostre imprese che garantiscono sviluppo vero e occupazione in Calabria. La situazione di mercato reale della nostra Regione fa registrare, oltre a un prezzo decisamente inferiore rispetto a quello riportato nelle tabelle ISMEA, precedentemente citate, anche una totale assenza di domanda che causa difficoltà di raccolta delle olive per non adeguata capacità di stoccaggio dell’olio. Reazioni Per quanto descritto è necessario attivare misure nell’immediato per dare risposta alle urgenze denunciate dal mondo produttivo e al contempo -se si vuole risollevare il settore e non solo gestire le emergenze –occorre non tralasciare l’avvio di un piano di azione che abbia un orizzonte temporale più lungo. Per tale motivo si chiede l’istituzione di un tavolo olivicolo regionale permanente che elabori proposte a medio – lungo termine, partecipato dalle Organizzazioni Professionali Agricole, dalle Organizzazioni di Prodotto e dalla rappresentanza delle cooperative, oltre che dagli ordini professionali di settore. Misure nel breve periodo già in essere La pesante situazione di mercato ha indotto la Commissione europea ad aprire la possibilità di uno stoccaggio privato di mercato. Nella prima decade di novembre è stato infatti pubblicato l’annunciato Regolamento di esecuzione Ue 2019/1882 della Commissione che stabilisce l’apertura dello stoccaggio privato su base d’asta. In pratica è possibile presentare domande di ammasso privato per stoccare un quantitativo deciso dall’offerente di olio di oliva (minimo 50 tonnellate) entro le seguenti scadenze: • dal 21 novembre 2019 al 26 novembre 2019; • dal 12 dicembre 2019 al 17 dicembre 2019; • dal 22 gennaio 2020 al 27 gennaio 2020; • dal 20 febbraio 2020 al 25 febbraio 2020 Come previsto dalla normativa poi, la Commissione europea poi valuta le offerte di ammasso privato, stabilisce un prezzo massimo di acquisto e le eventuali offerte al di sotto di tale prezzo vengono accettate. Se non si fissa alcun prezzo massimo di acquisto tutte le offerte sono respinte. 

In questa apertura di gara per l’ammasso privato di olio non è stato peraltro fissato un quantitativo massimo da rispettare quindi le offerte possono essere in linea di principio illimitate. E’ già evidente tuttavia, che il meccanismo di asta al ribasso potrebbe risultare non soddisfacente rispetto alle aspettative dei produttori e quindi non in grado di contenere l’immissione in mercato del prodotto. Possibili ulteriori contromisure Per quanto riferito occorre necessariamente e repentinamente dichiarare uno stato di crisi del settore prevedendo un provvedimento legislativo specifico . Provvedimento che consenta di attivare misure previdenziali, fiscali e creditizie a favore degli operatori olivicoli in difficoltà. Il recente decreto legge 29 marzo 2019, n. 27 (c.detto “decreto legge emergenze”), poi convertito con modifiche dalla legge 21 maggio 2019, n. 44, prevedeva diverse misure di emergenza per il comparto olivicolo. Alcune importanti misure purtroppo ad oggi sono rimaste inattuate dal momento che richiedevano decreti attuativi che poi, complice anche l’avvicendamento di Governo, non sono stati perfezionati. Si tratta almeno di alcune misure rilevanti finanziate con 13 milioni di euro complessivi ed in particolare le misure a sostegno della liquidità per le imprese del settore olivicolo-oleario (art. 7 – dotazione finanziaria 5 milioni di euro per il 2019), ovvero la copertura dei costi per interessi dovuti dalle imprese per il 2019 a valere di mutui contratti a tutto il 31 dicembre 2018. I contributi sarebbero erogati nell’ambito del regime de minimis per gli operatori agricoli e non. E’ quindi opportuno attivare quanto prima queste misure, ma anche valutare una loro diversa utilizzazione. Resta nondimeno aperta la possibilità di prevedere: – Ulteriori misure nazionali di emergenza, ad esempio a copertura dei costi connessi alle scadenze fiscali e previdenziali degli operatori del settore; 

– L’attivazione di misure eccezionali a livello comunitario ad esempio utilizzando l’articolo 219 del Regolamento (UE) n. 1308/2013 (c. detta “OCM unica”) che prevede la possibilità per la Commissione di intervenire per evitare minacce di turbativa del mercato causate da aumenti o cali significativi dei prezzi. – TPA: valutare l’effetto del traffico di perfezionamento attivo e stabilire di conseguenza una sua limitazione, potrebbe essere di aiuto al settore . Senza tralasciare misure con orizzonte temporale più ampio, ovvero: – Strutturare una politica settoriale seria e lungimirante a partire dalla c.d. OCM olio che il nostro ministero ha proposto a Bruxelles e che come Agrinsieme appoggiamo fortemente. La possibilità di avere misure di ristrutturazione e riconversione ma anche di investimenti delle strutture di trasformazione deve essere richiesta con forza e dotata di adeguato budget. Occorre consentire a queste misure di essere veramente efficaci con un finanziamento sufficiente ai fabbisogni reali del comparto.

– Modifica della Legge regionale 30 ottobre 2012, n. 48 “Tutela e valorizzazione del patrimonio olivicolo della Regione Calabria” – Attivare campagne informative ed educative ben strutturate e rilevanti per valorizzare l’olio italiano: l’effetto dell’utilizzo dei fondi del piano olivicolo per la comunicazione annunciati a gennaio scorso non è stato “percepito” dal settore. E’ fondamentale lavorare sulla corretta percezione del differente livello qualitativo del prodotto italiano. Per questo è necessario avviare un processo di maggiore informazione e educazione del consumatore in modo che possa sempre più percepire l’olio extravergine di oliva, italiano in particolare, non come una commodities la cui variabile di acquisto si basa su prezzo ma come un bene differenziato per il cui processo di acquisto deve considerare più variabili (cosa che accade oggi per il vino) come la varietà, l’origine anche regionale e le caratteristiche organolettiche.

– Contrastare le politiche della distribuzione organizzata del sottocosto che oltre al danno economico notevole contribuiscono a creare una immagine costantemente al ribasso dell’olio extravergine che non valorizza il lavoro dei nostri agricoltori. – Differenziare il prodotto con obbligo di origine anche dei blend rafforzando la normativa sull’etichettatura a tutela seria e forte del Made in Italy.