Arresto giudice Petrini: un indagato conferma d’aver pagato il magistrato

Emilio Santoro avrebbe confermato di aver consegnato soldi al presidente di sezione della Corte d'Appello di Catanzaro con l'obiettivo di ammorbidire un procedimento penale

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    C’è una svolta nell’inchiesta ‘Genesi’ che ha squarciato il velo sulle presunte sentenze “aggiustate”Catanzaro in cambio di sesso, viaggi, soldi e altri tipi di favori, e che nelle settimane scorse ha portato all’arresto del presidente di sezione della Corte d’Appello di Catanzaro, Marco Petrini.

    La svolta, come riporta la Gazzetta del Sud, prenderebbe le mosse dalla piena confessione fatta alla procura di Salerno, che conduce l’inchiesta per competenza, da Emilio Santoro detto Mario, medico in pensione e dirigente dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, arrestato assieme al giudice lo scorso 16 gennaio.

    Stando ai pm, sarebbe stato lui a pagare ogni mese il magistrato in cambio dei suoi favori, e sarebbe stato sempre lui a scovare nuove opportunità di corruzione attraverso i rapporti con soggetti condannati in primo grado.

    Una sorta di trait d’union – scrive il Gip – fra i corruttori interessati all’ottenimento di provvedimenti giudiziari favorevoli e il magistrato Petrini, con il quale intrattiene relazioni di intensa frequentazione e stretta confidenzialità.

    Santoro, dunque, avrebbe cominciato a parlare quasi subito, e quando il 20 gennaio i magistrati vanno a trovarlo in carcere a Napoli chiedendogli di confermare quanto già dichiarato al Gip su “un magistrato al quale ha consegnato somme di denaro o altre utilità”, comprese “derrate alimentari”, il medico conferma spiegando che i soldi venivano consegnati “sotto la cassetta, proprio apertamente, senza nascondere nulla”.

    Le presunte “mazzette” si aggiravano dalle 500 ai 2mila euro, ma in un caso specifico si arriva a 30mila euro, soldi consegnati da Santoro (e da un’altra persona) a Petrini “per la causa di Antonio Saraco“, con l’obiettivo di “ammorbidire il procedimento penale” già in appello contro il clan di Guardavalle.

    Un particolare, questo, che stando a quanto scrive il quotidiano locale sarebbe costata al magistrato l’aggravante mafiosa in quanto avrebbe “agito con la piena consapevolezza e con la finalità di agevolare la compagine di ‘ndrangheta “locale di Guardavalle“…”.

    Il resto delle dichiarazioni di Santoro risulta, però, coperto da omissis, dal momento in cui i pm gli domandano se abbia mai consegnato o promesso soldi ad altri magistrati.

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