Catanzaro, la terapia d’urto degli avvocati per la giustizia malata

Il sistema giudiziario è stato trascurato nell’emergenza sanitaria. I nodi vengono al pettine. Le proposte dell’Organismo congressuale forense

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    Che la ripresa dallo shock da coronavirus sarebbe stata lenta lo si poteva immaginare. Tanto che i media hanno ben raffigurato l’intasamento delle terapie ospedaliere per le “normali” malattie. Meno presente invece l’ingolfamento che si registra nelle aule di giustizia, dove quasi tutto si è fermato e quel poco che poteva andare in dibattimento tra poco subirà un altro slittamento. È l’aggancio a cui si sono appigliati gli Organismi Congressuali Forensi, ovvero le rappresentanze sindacali e politiche degli avvocati, che in tutta Italia hanno presentato un documento elaborato dal loro coordinamento nazionale. Anche l’Ocf del distretto di Catanzaro ha provveduto a convocare la stampa, nella biblioteca dell’Ordine in Corte d’Appello e ad illustrare i contenuti del documento intitolato: “L’avvocatura italiana per i diritti di tutti. Salviamo la Giustizia delegittimata – paralizzata – indifesa”.

    avvocatura

    Il primo a intervenire è stato l’avvocato Amedeo Bianco vice presidente distrettuale dell’Organismo congressuale forense: “Il documento è un lavoro di mesi del nostro Consiglio forense sulle criticità del sistema giustizia, che sono croniche ma venute in particolare evidenza con il coronavirus – ha detto -. Si tratta in generale di riprendere in mano la dignità del sistema giudiziario italiano in generale. Che soffre da più parti. Come, d’altra parte, dimostrato dalla sovrapposizione mediatica della magistratura in forza del caso Palamara, che interessa però tutto il Csm e quindi la situazione correntizia della magistratura. Ma accanto ci sono i problemi delle strutture giudiziarie. Abbiamo per anni combattuto come Ocf per la questione dell’edilizia giudiziaria, perché andiamo a fare cause ogni giorno in tribunali fatiscenti in cui il rischio è che possa crollare un soffitto. Non appartiene a Catanzaro questa problematica, ma a tanti tribunali di Italia sì. C’è la questione delle lentezze processuali, la questione della riforma della prescrizione, la questione della separazione delle carriere, fatto, quest’ultimo, portato all’attenzione del Parlamento per la raccolta di firme delle Camere penali. Ci sono tante modifiche da fare, sarebbe necessario creare un tavolo con il Ministero e incontrare il presidente della Repubblica, affinché questo periodo non rimanga solo ricordo di cose negative ma momento esperenziale da cui trarre spunto per modificare le nostre procedure”.

    Altrettanto pungente l’intervento dell’avvocato Pasquale Barbieri, delegato per il Consiglio nazionale forense per il distretto di Catanzaro. “Si era dapprima ipotizzata una manifestazione di protesta per come è stata gestita l’emergenza coronavirus in tema di giustizia – ha detto Barbieri -. Un incontro con il ministro ci ha fatto per il momento desistere perché ha fatto delle promesse che sono rimaste tali. C’è al momento una circolare, c’è un emendamento al Parlamento che prevede dal 1° luglio il riavvio dell’attività giudiziaria, e che prevede che tutti i provvedimenti di trasferimento di udienza nel mese di luglio rimangano salvi. Mentre alla Camera si discute di questo emendamento, noi avvocati riceviamo ogni giorno provvedimenti di differimento delle udienze di luglio. Per cui al primo luglio in realtà non ci saranno più udienze in calendario, causa rinvio. Il settore giustizia – ha continuato Barbieri – è stato l’unico settore in cui lo smart working di fatto non ha funzionato perché i cancellieri non potevano lavorare dalle proprie abitazioni. Dai palazzi di Giustizia abbiamo avuto addirittura un’iperproduzione da parte dei magistrati che hanno azzerato quasi l’arretrato, ma tutti questi provvedimenti ora giacciono sulle scrivanie dei cancellieri in attesa di pubblicazione perché questa attività può avvenire solo negli uffici. Anche questo dimostra come la giustizia vada potenziata in strutture e tecnologia per future emergenze, ma anche se si vuole faccia davvero il salto di qualità. È necessaria una riforma globale delle procedure a cui stiamo lavorando chiedendo che si ponga loro mano”.

    L’avvocato Barbieri precisa che queste cose vanno portate “all’attenzione dei cittadini per evitare che pensino a una battaglia corporativa: se la giustizia non funziona non c’è democrazia. Facciamo questo battage nell’interesse di cittadini. Basta constatare che laddove la democrazia vacilla i primi ad essere attaccati sono gli avvocati”. Con buona pace di quel magistrato che in un’intervista “ha detto che la giustizia funzionerebbe se non ci fossero gli avvocati nei palazzi di giustizia. Una cosa del genere non si può sentire”. Barbieri ha tenuto a precisare che non si riferiva a un magistrato di Catanzaro, bensì di un distretto del Nord.

    Il documento contiene le proposte dell’Organismo di rappresentanza politica degli avvocati. In veloci punti, per legittimare il sistema giustizia, tratta della riforma del Csm, della separazione delle carriere, del rafforzamento del ruolo costituzionale e istituzionale degli avvocati. Per fare uscire la giustizia dalla paralisi prevede l’approntamento di un “Piano straordinario” per la messa in sicurezza degli uffici giudiziari, l’immediata ripresa delle attività giudiziarie in compresenza fisica, la limitazione dell’uso di strumenti alternativi (giustizia telematica, scambio di difese scritte) a casi specifici e per la sola emergenza, la riforma della prescrizione penale. Per difendere la dignità della giustizia il documento auspica l’equo compenso e minimi tariffari a garanzia della qualità della prestazione professionale a difesa dei diritti, il potenziamento del patrocinio a spese dello Stato, misure di fiscalità a sostegno della sostenibilità della professione forense e dell’innovazione tecnologica negli studi professionali.

     

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