La Cgil ha pronto il Piano per lo sviluppo e il lavoro per la Calabria

“Non faremo sconti a nessuno”, dice il segretario Angelo Sposato che teme una bomba sociale in autunno se non si sfruttano a dovere le risorse nazionali ed europee

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    Un corposo documento di quasi quaranta pagine costituisce il “Piano per lo sviluppo e il lavoro per la Calabria” che la Cgil regionale ha elaborato in questi mesi di obbligato rispetto delle convenzioni imposte dall’emergenza sanitaria, passati in qualche modo sulla “difensiva” ma impiegati utilmente a esaminare, studiare, progettare qualcosa che possa servire alla fase che si apre, in cui anche il sindacato deve “osare” di più. Per pura coincidenza il Piano viene presentato alla vigilia dell’incontro che la giunta regionale ha fissato con il partenariato economico e sociale per mettere a fuoco il “Futuro” della Calabria, quantomeno nelle sue intenzioni. Una fortunata coincidenza temporale che permetterà al maggior sindacato calabrese di presentarsi preparato all’appuntamento, fornendo una proposta compiuta che, nella sintesi conclusiva, si articola in undici punti che il segretario generale regionale Angelo Sposato e i componenti della segreteria regionale Caterina Vaiti e Luigi Veraldi hanno illustrato preliminarmente alla stampa nella sede regionale di via Massara a Catanzaro. È un documento offerto all’attenzione delle istituzioni regionali, delle rappresentanze parlamentari e dei consiglieri regionali, nell’urgenza di dismettere, finalmente, le argomentazioni da campagna elettorale e di immergersi nel terreno del fare, in un tempo intermedio di relativa tranquillità sanitaria ma di evidente preoccupazione per la tenuta sociale che solo un accurato utilizzo della generosa disponibilità finanziaria europea può mitigare e, possibilmente, evitare.

    Cgil conferenza stampa

    Per costruire una nuova Calabria occorre pertanto un “dialogo attraverso una diffusa intelligenza   collettiva, tra partenariato economico e sociale, tra le istituzioni centrali e regionali” che la Cgil declina a partire dal necessario decentramento amministrativo e dallo snellimento della macchina burocratica regionale, destinando funzioni alle amministrazioni provinciali e favorendo la rinascita delle arre interne con fusioni e aggregazioni di Comuni altrimenti destinati allo spopolamento, per ridurre i costi di gestione ed aumentare i servizi di prossimità. Concorre allo scopo anche l’ampia possibilità offerta dalla salvaguardia del territorio dal rischio ambientale, sismico, idrogeologico, attraverso un Ufficio unico del piano che unifichi le competenze di Calabria Verde e Protezione civile, con sblocco delle assunzioni e turnover. La crisi imposta da Covid si è sovrapposta, in Calabria, a quella precedente del 2008 che ancora non aveva esaurito i suoi influssi nefasti sull’occupazione, se è vero che 30 mila occupati sono intanto andati a rafforzare l’esercito del precariato. Da sola l’iniziativa privata non può farcela. Necessita pertanto un piano di investimenti pubblici nel quale le grandi partecipate pubbliche operino nelle aree di competenza Zes con rilocalizzazioni e riconversioni di filiere produttive, anche attraverso il riconoscimento di “Area di crisi industriale complessa“, come evidenziato dall’intrecciarsi dell’emergenza sanitaria con la debolezza del sistema produttivo. Urgono la riforma del sistema sanitario regionale, il superamento del decreto Calabria, sblocco delle assunzioni, la stabilizzazione ed internalizzazione del precariato, la verifica degli accreditamenti nella sanità privata, le costruzioni dei nuovi ospedali. Così come è indifferibile l’attuazione della legge regionale sul welfare che sostenga il numero crescente di famiglie indigenti.

    Si apre poi tutto il capitolo delle infrastrutturazioni materiali e immateriali, con il completamento dell’intero tracciato della 106, l’alta velocità, il piano di recupero urbano, l’erosione costiera, il piano energetico ambientale regionale, la rete idrica, l’innovazione tecnologica a partire dalla connessione in fibra ottica che superi il digital divide migliorando i servizi alle imprese e ai cittadini. Devono finalmente partire i Contratti istituzionali di sviluppo, così come si deve definire la governance del Porto di Gioia Tauro che estenda l’ambito del semplice transhipment, accanto al rilancio del sistema aeroportuale calabrese.

    La Cgil guarda anche alla riapertura dell’anno scolastico: in assenza di una risalita della curva epidemiologica da Covid19, per l’anno scolastico 2020/2021 viene ribadito il principio inderogabile di far ripartire tutte le attività scolastiche in presenza, ritenendo la DAD (didattica a distanza) strumento squisitamente emergenziale che ha del resto perpetuato e allargato le diseguaglianze tra abbienti e meno. In proposito, servono una seria legge regionale sul diritto allo studio, un piano per l’offerta formativa di qualità, un piano per l’accesso ai supporti digitali. Le Università calabresi possono fornire, accanto all’apporto didattico e di ricerca, strumenti utili al rilancio del turismo culturale, anche attraverso la ripresa di una campagna di scavi dei siti di maggiore interesse archeologico, in partenariato con gli atenei.Infine, grande attenzione la Cgil pretende sul tema della sicurezza e salute sui luoghi di lavoro, per il quale chiede l’attivazione da parte della presidenza della Regione del tavolo di coordinamento regionale che guardi anche all’applicazione della legge regionale contro il caporalato, ritenendolo reato contro i diritti umani e contiguo alla riduzione alla schiavitù.

    Insomma, un programma complesso sul quale la Cgil non intende fare sconti: non è tempo del “piccolo cabotaggio – dice Angelo Sposato – ma di una vera rivoluzione culturale che ci porti tutti a essere protagonisti del nostro destino. Ridisegnare la nuova Calabria significa mettersi insieme e cercare tesoro delle proposte di ognuno utilizzando al meglio le risorse che ci sono sempre state anche se hanno prodotto ben poco. É l’ultimo treno per il Paese e soprattutto per la Calabria: se falliamo anche con il Recovery Fund, andiamo sul default definitivo. Così come se la Calabria sbaglia anche la presente programmazione comunitaria, rischia di non riprendersi più. L’autunno sarà impegnativo, i dati che ci arrivano dalla tenuta delle imprese sono allarmanti, dobbiamo dare un quadro di certezza, di fiducia, di speranza, altrimenti sarà una bomba sociale dalle conseguenze inimmaginabili”.

     

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