Gestione centro migranti opaca, indagato sindaco di Varapodio

Inchiesta 'Cara accoglienza'. Coinvolti due funzionari Prefettura

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    Appalti e clientele per consolidare la propria influenza politica. E’ così che un centro per migranti richiedenti protezione internazionale sarebbe diventato, per dirla con le parole dei carabinieri, un vero e proprio “centro di illecito guadagno e di cointeressi”. Tutto ciò che ruotava attorno al centro di accoglienza realizzato nell’ex agriturismo “Villa Cristina” di Varapodio, rimasto attivo dal settembre 2016 all’aprile 2018, non è però sfuggito ai carabinieri della Compagnia di Taurianova ed alla Procura di Palmi che ha fatto notificare un avviso conclusione indagini al sindaco del comune del reggino, Orlando Fazzolari, eletto a capo di una lista civica e candidato non eletto alle regionali del gennaio scorso con Fratelli d’Italia, e ad altre 5 persone: il responsabile della cooperativa che gestiva il centro, due titolari di impresa di abbigliamento e due funzionari della Prefettura di Reggio Calabria. Pesanti le accuse ipotizzate, a vario titolo, a loro carico: falso ideologico (unico reato contestato ai funzionari della Prefettura), abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, truffa ai danni dello Stato e peculato.
    L’inchiesta, denominata “Cara accoglienza”, è scattata poco dopo l’apertura della struttura e, secondo gli investigatori, ha portato alla luce un quadro “particolarmente grave e allarmante” riguardo alle contestazioni al Sindaco. Secondo l’accusa, Fazzolari avrebbe affidato direttamente convenzioni e servizi, senza passare dal Consiglio comunale, a persone a lui vicine per le quali svolgeva o aveva svolto il ruolo di consulente fiscale o intermediario-commercialista. In più il sindaco avrebbe firmato delle autodichiarazioni in cui attestava, falsamente, di non essere in conflitto di interessi. Anche con il legale legale rappresentante della cooperativa sociale Itaca, che si occupava dell’accoglienza e assistenza ai migranti, era legato da rapporti di amicizia. In cambio dell’affidamento alla coop, secondo l’accusa, Fazzolari avrebbe chiesto l’assunzione di persone a lui legate. Tra queste due consiglieri di maggioranza e la moglie di uno dei due. Un sistema, secondo gli investigatori, utile a rafforzare i suoi rapporti politici in Giunta e al Consiglio comunale. Tanto che, in un momento di tensione politica con uno dei due consiglieri, Itaca avrebbe distratto parte dei corrispettivi versati dal Comune per pagare al “dipendente” 200 euro in più. La stessa coop, poi, avrebbe anche sovraffatturato ottenendo un profitto ingiusto di circa 20 mila euro. Le anomalie riguardavano anche la fornitura di capi di abbigliamento, scarpe ed attrezzatura sportiva. Il sindaco, infatti, avrebbe stabilito gli importi da liquidare con i titolari prima che avessero effettivamente fatturato. Non solo.
    Parte dell’attrezzatura fornita, invece che ai migranti finiva al figlio del sindaco. Una gestione andata avanti anche per i mancati controlli. I due funzionari prefettizi, infatti, sono accusati di aver redatto un falso verbale in occasione di una ispezione alla struttura, omettendo di segnalare alcune irregolarità. (ANSA).

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