Dpcm, Spirlì : “Al Governo manca il buon senso, non possiamo chiudere tutto alle 18”

"Non possiamo essere complici del fallimento di centinaia di migliaia di Imprese"

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    Il presidente f.f. della Regione Calabria Nino Spirlì tuona con un post sul suo profilo personale facebook in merito al nuovo dpcm emesso dal presidente Conte. “Non possiamo consentire la chiusura di tutto alle 18”, scrive Spirlì che ammette la continua mediazione tra Stato e Regioni. Il presidente f.f. non sembra concordare con il premier e le misure di restrizione che riguardano soprattutto bar e ristoranti: “Non possiamo essere complici del fallimento di centinaia di migliaia di Imprese”. Nello stesso tempo “vanno condannate le proteste con violenza”.

    LA NOTA STAMPA DALLA REGIONE

    Spirlì ha poi parlato anche tramite ufficio stampa della Regione. «Il confronto in Conferenza Stato-Regioni sulle regole per affrontare la nuova emergenza Covid, voluto dal governo, è stato assolutamente inutile». Il presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, commenta così il nuovo Dpcm firmato oggi dal presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte. «L’incapacità di questo governo di ascoltare la voce dei territori e le urgenze di tutte le categorie sociali e produttive – spiega Spirlì – non solo sorprende, ma offende il senso di unità nazionale di cui tutti gli italiani, oggi, hanno assolutamente bisogno. Mentre, con belle parole, il presidente del Consiglio e i suoi ministri chiedono, appunto, una nuova unità nazionale, al chiuso del Palazzo la umiliano fino al punto di privarla di ogni possibilità di vita futura».

    «In questa nostra Italia – sottolinea il presidente f.f. della Regione Calabria – il quadro sociale e politico è davvero drammatico. Purtroppo, decine di migliaia di imprese rischiano di morire inutilmente. Per ore e giorni, abbiamo tentato, purtroppo invano, di convincere l’esecutivo a non chiudere l’Italia. Ma quello che è venuto fuori è una finta vita e una vera morte». «Penso – aggiunge Spirlì – a tutte quelle categorie di lavoratori che avrebbero trovato ristoro alle proprie fatiche se solo avessimo consentito lo svolgimento delle attività nelle ore più consone a ciascuna professione. Mi chiedo quali esperti abbiano individuato il luogo del contagio nella controllata e rispettosa convivialità. Mi chiedo quali studi abbiano acclarato che i teatri, i luoghi dell’arte e dello sport – che seguono, già dal primo allarme, tutte le indicazioni governative con rispetto e rigore – possano essere una minaccia alla salute pubblica». «In conferenza Stato-Regioni – conclude il presidente f.f. della giunta regionale – abbiamo chiesto a gran voce di non mortificare gli italiani. Ma per questo governo, probabilmente, il buonsenso è una colpa».

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