Pazienti covid non ospedalizzati: difficile la gestione negli spazi domestici

Il racconto di Davide Sgro: “A casa siamo in 7, io un pericolo per loro”. Dal suo racconto emerge l’assenza e la necessità di alberghi covid nel catanzarese

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    Calabria zona rossa, c’è a chi non va giù. Ma l’amara constatazione è che la terra del sole, del mare e dell’aria più pulita d’Europa non è ben equipaggiata per affrontare la seconda ondata della pandemia. Posti letto negli ospedali centellinati, strutture covid per positivi non ospedalizzati non pervenute. Una diretta testimonianza ci arriva da un giovane catanzarese, Davide Sgrò, ricoverato a fine ottobre nel reparto di Malattie infettive dell’ospedale Pugliese – Ciaccio ora trasferito nel nosocomio crotonese.

    Difficile gestire la malattia negli spazi domestici, rischio contagio.

    Ma facciamo un passo alla volta: “Avrebbero dovuto dimettermi qualche giorno fa dall’ospedale di Catanzaro, per proseguire il mio isolamento domiciliare a casa – ha raccontato Davide – subito mi sono attivato tramite social per chiedere aiuto: non sarei potuto tornare a casa, perché avrei messo in pericolo la mia faglia, ad oggi, ancora in attesa dei risultati dei tamponi – ha proseguito – Siamo 7 persone, non avrei potuto fare un isolamento sicuro visti gli spazi interni a disposizione.” Un caso particolare quello di Davide ma che serve da esempio, perché in assenza di “alberghi covid” per positivi non ospedalizzati la gestione della malattia negli spazi domestici diventa difficile e complicata.

    Alberghi covid nel catanzarese: c’è qualche traccia?

    “Grazie all’Amministrazione comunale di Catanzaro una volta dimesso dall’Ospedale Pugliese avrei avuto la possibilità di trascorrere la degenza in una struttura del crotonese, ad oggi però mi trovo ricoverato all’ospedale di Crotone dove mi stanno curando per un rash cutaneo probabilmente dovuto al covid stesso. Mi chiedo, perché trasferirmi da un’ospedale all’altro? E sopratutto, che fine ha fatto il posto che mi era stato offerto per trascorrere la convalescenza?” Interrogativi leciti. I casi come quelli di Davide non sono da sottovalutare anche perché in aumento. E dal suo racconto, constatare che nel catanzarese non esistano strutture di accoglienza per casi analoghi al suo, fa riflettere e porre interrogativi a pioggia: cosa si sta facendo per arginare questa problematica? Quali sono le soluzioni messe in campo per garantire il contenimento della seconda ondata di contagi senza sottovalutare la degenza domiciliare? L’attivazione di “alberghi covid” è una strada percorribile nel breve periodo? Ed ancora, equipaggiarsi in tempo, non avrebbe forse evitato questa nuova battuta d’arresto?

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