Corte dei Conti: “Deficit sanitario ridotto di soli 6 milioni in dieci anni”

Dure critiche durante la teleconferenza sul giudizio di parificazione del Rendiconto generale della Regione. E ovviamente non solo parlando di sanità

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    «L’ho già detto e non mi stancherò mai di ripeterlo: i debiti della pubblica amministrazione non vanno occultati tra le pieghe delle scritture contabili, come la polvere sotto il tappeto, ma vanno evidenziati e tempestivamente saldati”.

    Lo ha detto il presidente della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti di Catanzaro, Vincenzo Lo Presti, nel corso della teleconferenza sul giudizio di parificazione del Rendiconto generale della Regione Calabria per l’esercizio finanziario 2019.

    “Occorre evitare – ha aggiunto Lo Presti – che sulle generazioni future gravino i debiti delle generazioni precedenti, in quanto ciò è in palese contrasto con il principio di solidarietà espresso dall’articolo due della Costituzione. Anche perché, diversamente, i nostri figli non avranno le nostre stesse opportunità”.

    “Sono tre le criticità che incidono maggiormente sul saldo di bilancio finale della Regione Calabria”. Lo ha detto ancora il magistrato Dorigo durante la stessa teleconferenza.

    “Sul saldo di bilancio finale – ha aggiunto Dorigo – incidono criticità di cui la Regione è affetta da tempo e che sono già state sottolineate dalla Corte dei Conti. La prima criticità è la scarsa disponibilità di risorse liquide, la seconda riguarda crediti molto risalenti nel tempo e per cui i debitori presentano evidenti difficoltà di pagamento, la terza è la sussistenza di un enorme contenzioso. Già nel 2018 la Corte aveva messo in luce che il fondo cassa regionale, al netto della sanità, era pari, a fine esercizio, a circa 428 milioni di euro. Tale fondo era gravato per circa un quarto da pignoramenti (alcuni anche risalenti ai primi anni 2000) che drenavano liquidità alla Regione.

    A distanza di un anno il fondo cassa della gestione ordinaria della Regione si è ridotto a circa 230 milioni di euro, mentre la quota vincolata ammonta a circa 97 milioni di euro, ossia al 42%. Tutto ciò fa si che le effettive disponibilità di cassa della Regione, al 31 dicembre 2019, siano pari a soli 133 milioni di euro, il saldo peggiore nell’ultimo quinquennio”. Secondo Dorigo, “già nel 2018 era emerso che la Regione vantava crediti di incerto recupero verso alcuni Comuni. Per il conferimento dei rifiuti, per esempio, si parla di cifre di circa 312 milioni; per la fornitura idrica di 266 milioni. Emblematici, a riguardo, i casi di Reggio Calabria e di Cosenza, che avevano omesso di inserire in bilancio debiti per, rispettivamente, quasi 65 milioni di euro e 19 milioni e mezzo. Nel 2019 si è potuto appurare che la Regione ha intrapreso iniziative volte, da un lato, a mitigare il rischio di mancata riscossione delle obbligazioni citate, dall’altro lato a stimolare l’effettivo adempimento da parte degli enti locali debitori.”

    “Il processo correttivo avviato dalla Regione non è ancora pienamente soddisfacente – ha concluso Dorigo – ma non si può non evidenziare che è stato iniziato un cammino volto a far sì che crediti non riscossi anche da decenni, basti pensare che le forniture idriche non onorate dai Comuni calabresi risalgono al periodo 1981-2004, vengano correttamente rappresentati in bilancio”

    Deficit Un duro giudizio sulla gestione della sanità in Calabria è stato espresso anche dalla relazione redatta dal magistrato Stefania Anna Dorigo. “Il deficit sanitario a cui dare copertura – ha spiegato Dorigo – si è ridotto in valore assoluto di soli 6,291 milioni di euro circa (passando da 104,304 al 31.12.2009 a € 98,013 al 31.12.2019). È bene ricordare che però, in questi dieci anni, i cittadini calabresi hanno continuato a finanziarie copiosamente la sanità, con il versamento delle extra aliquote Irap e Irpef, extra tributi finalizzati a ripianare i disavanzi che via via si manifestavano.

    In altre parole, gli abitanti della Calabria stanno da dieci anni colmando una voragine finanziaria che cresce e si alimenta di anno in anno. A fronte di questi ‘sacrifici finanziari’, i medesimi cittadini non godono però di servizi sanitari adeguati. Rammento – ha ricordato Dorigo – che i Livelli Essenziali Assistenziali (Lea) sono giudicati adeguati quando raggiungono un punteggio di 160 o un livello compreso fra 140 e 160 in assenza di criticità. Ebbene, dopo molti anni, solo nel 2018 la Regione Calabria parrebbe aver raggiunto un punteggio complessivo adeguato (162), che comunque tradisce ancora numerose anomalie, come screening oncologici inadeguati e scarsità di posti letto”. (ANSA).

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