Coronavirus, governo decide nella notte: superiori in classe l’11 gennaio

Varate restrizioni anticontagio post natalizie. Divieto di spostamento tra regioni il 7 e l'8, zona arancione il 9 e il 10 ma per la Calabria potrebbe prolungarsi sino al 15. Poi si vedrà

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    Riapriranno il prossimo 11 gennaio le scuole superiori.La decisione al termine del consiglio dei ministri al termine di quello che l’agenzia Ansa definisce uno scontro quasi all’arma bianca, segno della profonda tensione di questi giorni, quello che ha luogo nel Consiglio dei ministri notturno chiamato a dare il via libera al nuovo decreto anti-Covid che entrerà in vigore il 7 gennaio.

    Dopo una giornata di tensione tra governo e Regioni sulla data del 7 gennaio il capodelegazione del Pd, Dario Franceschini, propone di rinviare l’apertura almeno a partire dal 15 gennaio. Le ministre di Italia Viva non ci stanno così come la titolare dell’Istruzione Lucia Azzolina. E nel mirino del M5S, ad un certo punto, finisce anche il ministro dei Trasporti Paola De Micheli. La riunione dura quasi tre ore: ha inizio poco prima delle 22, sebbene diversi ministri giungano a Palazzo Chigi alle 21. Il decreto sulle restrizioni in vigore dal 7 al 15 gennaio – con il weekend del 9-10 “arancione” e una fascia “gialla rafforzata” negli altri giorni – era ormai pronto.

    Ma il Pd, al tavolo del Cdm, esprime una linea già emersa nel pomeriggio dal segretario Nicola Zingaretti: sulla scuola è necessario un rinvio. Franceschini pone il tema come una “questione politica”. E la data più adeguata per riaprire le superiori in presenza (al 50%), secondo i Dem, sarebbe quella del 18. “Il rinvio è segno di un caos inaccettabile. Non si doveva arrivare a questo punto quando lo abbiamo detto da mesi che le scuole avrebbero riaperto a gennaio”, sbottano le ministre renziane Teresa Bellanova e Elena Bonetti proprio mentre in tv Matteo Renzi torna ad attaccare frontalmente il premier Giuseppe Conte. Il clima si fa tesissimo. E il M5S se la prende anche con De Micheli. “L’organizzazione dei trasporti è stata totalmente assente”, sottolinea una fonte di governo pentastellata.

    Alla fine la mediazione cade sull’11 gennaio. Il Cdm dà il via libera al decreto che dal 7 gennaio entrerà in vigore introducendo, tra l’altro, un Rt più rigido per la classificazione di rischio regionali. E anche sui vaccini il decreto introduce una norma secondo cui, qualora un paziente non in condizione di esprimere il consenso libero alla somministrazione sia privo di un tutore legale, sarà il giudice tutelare a rinviare al direttore sanitario o responsabile medico la decisione della somministrazione. Ma lo scontro sulla scuola rischia di essere un’ulteriore coda velenosa dell’aria di pre-crisi che si respira nel governo.

    Scuola a parte ll decreto prevede dunque il divieto di mobilità tra le regioni fino al 15 gennaio, fatti salvi gli spostamenti per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità e motivi di salute. Si potrà inoltre spostarsi una sola volta al giorno per andare a casa di amici o parenti “nei limiti di due persone ulteriori rispetto a quelle già conviventi, oltre ai minori di 14 anni”. Misure che introducono di fatto una zona gialla ‘rafforzata’ e che varranno il 7 e l’8 gennaio. In questi due giorni sarà anche possibile spostarsi all’interno della propria regione e riapriranno bar e ristoranti, con orario fino alle 18. Per il fine settimana del 9 e 10 gennaio, invece, scatterà la zona arancione in tutta Italia: niente pranzo o caffè fuori e spostamenti vietati tra i comuni, ad eccezione dei movimenti “dai comuni con popolazione non superiore a 5mila abitanti e per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione in ogni caso degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia”.

    La vera novità, come detto, si introduce però con l’articolo 2 del decreto. In sostanza il governo abbassa le soglie che fanno scattare la zona arancione o rossa: se una regione è in ‘scenario 2’ – dunque con un Rt da 1 a 1,25 – diventa arancione; se è in uno ‘scenario 3’ con Rt da 1,25 a 1,50 va invece in rosso. Misure che si applicano, dice il decreto, ad una o più regioni “nel cui territorio si manifesta un’incidenza dei contagi superiore a 50 casi ogni 100mila abitanti”. Un passaggio quest’ultimo, sottolineano fonti di governo, introdotto per evitare che regioni con una circolazione virale bassa possano invece finire in arancione a causa di singolo episodio di aumento dell’Rt. Il nuovo sistema delle fasce scatterà però da lunedì 11: venerdì arriverà il monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità e sulla base dei dati aggiornati scatteranno le ordinanze del ministro della Salute Roberto Speranza per l’attribuzione dei colori alle regioni.

    Ad oggi, in arancione andrebbero Calabria, Liguria, Lombardia, Puglia e Veneto, che hanno tutte un Rt superiore ad 1 e un rischio alto, mentre Marche ed Emilia Romagna sono al limite. Ma cosa succede dopo il 15 gennaio? Il governo si riunirà nuovamente ad inizio settimana e l’ipotesi al momento sul tavolo è quella di un nuovo provvedimento che copra il periodo dal 15 al 31 gennaio, per confermare sostanzialmente le misure in atto con il sistema delle fasce; 15 giorni per affrontare l’ulteriore data che si avvicina e che imporrà nuove misure: la scadenza dello stato di emergenza del 31 gennaio, ad un anno esatto dall’inizio di tutto

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