Il sistema idrico comunale, le fonti e le reti. Le perdite e l’abusivismo. Come si interviene in caso di rottura

Parlano i dirigenti del Comune di Catanzaro

Più informazioni su

    “Fare acqua da tutte le parti” può essere inteso come un auspicio o come una iattura. Dipende dai punti di vista. Di solito, del modo di dire, prevale il portato negativo, sottacendo l’evidenza che, intanto, affinché il sistema rilasci acqua, acqua deve pur esserci, e in abbondanza. Riferiti alla città di Catanzaro i due intendimenti, negli estremi opposti della perdita e dell’accumulo, si sommano e si elidono continuamente. Basta dare uno sguardo alla cronaca delle ultime 24 ore, anche su questo stesso giornale, con l’alternarsi a tratti finanche comico degli annunci di interruzione e di ripristino del servizio idrico.

    Uno stop and go che movimenta il tran tran covidiano ma a molti può fare saltare i nervi. Perché quando la casalinga di via Caprera apre il rubinetto e l’acqua non le arriva, non è che va a pensare se la rottura è di pertinenza Sorical o comunale: sempre una rottura è, in tutti i sensi. Ma, poiché l’acqua la paga all’Ufficio tributi del Comune, all’Istituzione più vicina ai cittadini è rivolto il suo, e di altri, affettuoso invito a “trasmigrare in altro loco”, per dirla in fascia protetta. Nel mentre si apprende che un’associazione di consumatori vuole citare l’amministrazione comunale per interruzione – finanche dolosa– di pubblico servizio, per cercare di districarsi nel labirinto della questione, inoltrandoci nell’intricata rete della distribuzione, abbiamo chiesto lumi all’Ufficio Gestione del territorio del Comune, nella persona del suo dirigente, l’ingegnere Guido Bisceglia. Al colloquio ha partecipato anche il capo di gabinetto del sindaco di Catanzaro, Antonio Viapiana. Ecco come stanno le cose, dal punto di vista tecnico e infrastrutturale.

    Catanzaro si sviluppa dalla montagna al mare. Pur ammettendo che l’acqua che proviene dalla Sila fosse sufficiente al fabbisogno, non si può metterla in connessione diretta perché la differenza di pressione sarebbe tale da far saltare i rubinetti della parte più valle. Pertanto, la città è stata suddivisa in distretti idrico-idraulici, alimentati per il 25-30 per cento dal “nostro” acquedotto del Guerriccio che ha sede nel comune di Taverna: la sua acqua attraverso le condotte di avvicinamento alimenta la parte nord, ovvero Sant’Elia, Piterà, Pontepiccolo fino a parte di Mater Domini, perché da Piterà una diramazione serve la parte più alta di Lenza. La restante parte della città ha bisogno dell’acqua della Sorical, che, pompata dall’impianto di Santa Domenica, rafforza i diversi serbatoi cittadini: i distretti di cui sopra. Ogni serbatoio governa una parte della città: Sant’Elia, Piterà, Santacroce, Siano Alto, Siano Basso, De Filippis, Fondachello e la Ghiacciaia o Villa Pangea. Sono tutti serbatoi di proprietà dell’ente comunale, che, al loro interno, può eseguire tutte le manovre che vuole. Mentre i serbatoi di Sant’Elia e Piterà dipendono esclusivamente dall’acqua del Guerriccio, gli altri devono essere alimentati anche dalle compensazioni Sorical. In termini quantitativi, il Guerriccio rilascia 100-120 litri al secondo, con variabilità stagionale, essendo una sorgente perenne e pertanto soggetta nel corso dell’anno a cicli naturali di carico e rilascio. In questo momento si sta ricaricando con neve e acqua piovana, e rilascerà il massimo della portata nelle stagioni miti, garantendo continuità.

    Sorical invece ha tre fonti di distribuzione che ci riguardano come territorio: l’impianto di Santa Domenica, dove l’acqua arriva dalle vasche di Magisano, i pozzi di Alli e i pozzi del Corace. La parte bassa della città viene alimentata direttamente da Sorical, la parte intermedia – Santa Maria – in parte da S. Domenica e in parte dal Corace, Germaneto dal serbatoio di viale De Filippis che smista anche su via Fares.
    Ogni volta che viene a mancare la fornitura di Sorical la Gestione del territorio chiude i serbatoi comunali, per evitarne lo svuotamento. Quando Sorical ripristina e al serbatoio arriva la prima acqua, l’Ufficio, aprendo in modo controllato, dà l’acqua al sistema. Se, nel caso di interruzione, si continuasse a fare leva sul serbatoio e si continuasse a distribuire, la riserva terminerebbe comunque nel giro di un’ora, e, alla ripartenza di Sorical occorrerebbe prima riempire il serbatoio. Questo spiega la criticità principale del sistema, che è correlata alla funzionalità della condotta principale di Sorical lungo il fondo valle dell’Alli. In termini di portata, da Sorical arrivano 400-450 litri al secondo, il 75 per cento del totale. Le uniche zone autosufficienti sono Piterà, Sant’Elia e quella che i tecnici comunali “Linea rossa”, con la quale si garantisce l’erogazione alle cliniche e all’ospedale. Esistono comunque dei vecchi collegamenti che fortunatamente funzionano, per esempio tra il serbatoio di Santacroce e quello della Ghiacciaia, attraverso i quali si può tentare talvolta una sia pur moderata compensazione.

    C’è poi il problema, interno, della rete. Quando si svuota la condotta, realizzata negli anni passati con materiale metallico, all’interno arriva l’aria, la cui pressione, insieme a quella idraulica, può causare un sovraccarico e provocare rotture improvvise. Per questo la riapertura va eseguita con progressività. Come è successo in questi giorni, quando si è verificata un’emersione di rotture in varie parti della città. Dovuta agli sbalzi pressori che fanno saltare i punti deboli. La rete nel centro storico è stata rifatta nel 2000, in occasione del rifacimento della pavimentazione. Nella restante parte della rete, se un tratto è “marcio”, si cerca di riparare l’intero pezzo. Avendo l’accortezza, quando possibile, di settorializzare l’intervento, chiudendo le “saracinesche” a monte e a valle, isolando il solo tratto interessato, mentre la restante parte degli isolati viene risparmiata. Alcune volte si può fare, altre volte no. Alcune sere fa si è riparata una perdita importante in via Italia senza togliere l’alimentazione al centro storico, il che avrebbe comportato l’interruzione in tutti i quartieri fino a Fondachello, quindi corso Mazzini, via Turco, via Alvaro, fino a Mater Domini dove la tubazione si divide tra via Barlaam e via De Filippis, fino al comando dei carabinieri. La suddivisione in distretti è pertanto fondamentale, perché quando si rompe la rete comunale, il disagio c’è ma è localizzato. Il problema è quando si rompe Sorical, dalle vasche di Magisano al fondo Valle Alli. Nella rete interna di solito la rottura viene localizzata e si interviene rapidamente. A meno di inconvenienti. Tre anni fa per esempio l’interruzione in centro durò un paio di giorni. La perdita può interessare tubazioni ormai vetuste che si trovano a due-tre metri di profondità. Si eseguono allora sopralluoghi notturni con una tecnica geofonica, utilizzando una sorta di stetoscopio, perché l’acqua nel fuoriuscire emette un sibilo. L’acqua talvolta si perde nella terra, non emerge e crea dei percorsi sotterranei che non fanno individuare la sorgente. Mesi fa una perdita è emersa in via Buccarelli, ma la sorgente era a centinaia di metri, allo Stadio.

    Esiste, in sovrappiù, un uso della risorsa idrica improprio e talvolta fraudolento, con allacci abusivi e difficili da scovare. Le perdite possono essere reali e apparenti. Queste ultime sono frutto degli allacci abusivi, che fanno mancare la risorsa pur non evidenziando perdite. La Gestione del territorio sta lavorando anche in questo senso, creando distretti idraulici con dei contatori intelligenti che rilevano disallineamenti tra un contatore finale e la somma dei consumi su un determinato e circoscritto tratto. È un lavoro certosino, da completare strada per strada. Va da sé che, quando si arriva al centro storico diventa problematico, per la complessità delle diramazioni. La dispersione, secondo la letteratura specializzata, è fisiologica quando si aggira intorno al 20-30 per cento della rete. A Catanzaro abbiamo una perdita maggiore. La dotazione idrica pro capite dovrebbe essere di 250 litri al giorno. Qui la quota pro capite è maggiore appunto per le perdite – difficili da individuare quelle nei terreni agricoli -, per i consumi impropri, per gli allacci abusivi. Dal punto di vista tariffario, le perdite non si ripercuotono sull’utente finale, perché il costo della fornitura è regolamentato dalle delibere dell’Arera e commisurato sul consumo per nucleo abitativo rilevato sul contatore. La tariffa in sé non è determinata dal Comune, fatta di una quota fissa e di una variabile in base al contratto e alla sua tipologia, se domestica, commerciale o industriale. La tariffazione comunale è in linea con la media nazionale. Si potrebbe fare di più, in un ambito che si gestisce in autonomia come quello dei rifiuti, ma in un ambito come quello idrico dove l’approvvigionamento riguarda anche terze parti, è più difficile. Si potrebbe arrivare, per esempio, ad estendere la risorsa proveniente dalla Sila la creazione di nuovi serbatoi di proprietà comunale anche più a valle. Ma si tratta di investimenti che necessitano di un intervento finanziario superiore alle possibilità comunali.

    L’altra questione, quella inerente alla vetustà delle reti interne, è sopravvalutata. Ormai le reti, man mano che si interviene, sono soggette a un rinnovamento continuo e costante, con materiali nuovi e non soggetti a rapido disfacimento. Quando si sostituiscono dieci metri di rete, si utilizza un tubo di Peld (polietilene di particolare densità) che con i dovuti accorgimenti viene correlato alla rete, con una aspettativa di vita e di resa maggiore. Ancora, con i tubi metallici c’è il problema che a contatto con il tubo si viene a formare una patina di ruggine. Se il tubo è pieno d’acqua, la patina non si distacca e non riduce il diametro della tubazione. Quando entra l’aria, l’ossidazione fa sì che la patina venga rimossa dal nuovo flusso in arrivo, tant’è che al ripristino la condotta viene preventivamente spurgata in determinati punti di scarico, comportando un ritardo nell’erogazione del servizio, per evitare che nei serbatoi arrivi l’acqua sporca di Sorical. Non perché Sorical la manda sporca, ma per il solito effetto ruggine che è comune a tutte le tubazioni metalliche, siano esse comunali o della società di distribuzione.  L’intento della Gestione del territorio è di riuscire a ridurre gli allacci abusivi e a bonificare la rete interna con l’utilizzo di materiali nuove e di nuove tecniche. Intanto le perdite con un misto di tecnica e di buona volontà. Quando arriva una segnalazione, questa viene immessa in una app che raggiunge l’operatore che si trova più vicino. Attualmente il sistema rileva una quindicina di perdite nel perimetro urbano, che vengono segnalati dagli utenti tramite vigili urbani, tramite il numero interno 881259 del servizio idrico, oppure direttamente a vista dagli operatori. Le squadre si muovono in base a un codice di priorità con diverse colorazioni, come avviene nei triage ospedalieri.

    Nel mentre la tensione è rivolta al miglioramento dell’approvvigionamento, l’utente, assicurano Viapiana e Bisceglia, “deve stare tranquillo su una cosa: l’Asp controlla la qualità sia organolettica che batteriologica giornalmente, seguendo la norma che varia a seconda della popolazione. Per la città di Catanzaro i nostri tecnici lavorano in contemporanea con gli operatori dell’Asp ed eseguono i prelievi nei vari punti di acqua pubblica, che sono 19 in tutta la città. Quando arriva la segnalazione che avvisa della presenza di inquinante in modo tale da bonificare oppure solo per limitare l’uso igienico o personale, immediatamente si provvede. In più il controllo a Santa Domenica è costante, ogni ora vengono eseguiti i controlli”. (2.continua)

    Più informazioni su