Il “Grande Albergo Moderno”, nella storia di Catanzaro foto

Non si può dimenticare, nel 1949, la famosa notte passata da due “grandi” del cinema come Roberto Rossellini e Ingrid Bergman

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    A chi non è capitato di sfogliare l’album dei ricordi, vecchie fotografie della propria vita o dei luoghi dove si é cresciuti. La “Catanzaro d’altri tempi”, seguendo il titolo di un libro del noto scrittore Giovanni Patari, appare sovente ai nostri occhi grazie a chi la ricorda in alcuni scritti o negli scatti in “bianco e nero” di parecchi anni fa. Il centro storico di Catanzaro ha sempre rappresentato il cuore pulsante della città, anche quando cominciava a formarsi il “centro cittadino” riconosciuto come il punto più attivo, con i suoi palazzi antichi, le nuove strade, i negozi e tutto ciò che poteva costituire la parte “rappresentativa” della stessa città. Proprio questa parte “rappresentativa” riuscì ad essere ben espressa con l’edificazione del “Grande Albergo Moderno” in Piazza Matteotti.

    Probabilmente, oltre alle nuove generazioni, pochi saranno coloro che non ricordano questo grande albergo che costituì per Catanzaro un centro pulsante di vita e, perché no, anche di “sfarzo”. Tuttavia, prima di soffermarsi sul “Grande Albergo Moderno”, si vorrà tornare un pò indietro nel tempo, allorquando “Piazza Matteotti” (così denominata in ricordo del parlamentare Giacomo Matteotti assassinato nel 1924), era chiamata “Via Indipendenza” e il rinomato albergo ancora non esisteva. La zona che interessava la piazza, ove sussisteva l’antica “Porta di terra”, venne progressivamente sottoposta ad un processo di bonifica poiché la città si stava espandendo e, pertanto, si rendeva necessario il miglioramento di alcune zone. Uno degli edifici che venne per prima costruito nella piazza, fu il palazzo “Ercolino Scalfaro” (i lavori iniziarono nel 1905 e terminarono nel 1912) e nel 1907 la linea tranviaria (la stazione risiedeva nell’attuale “ex Stac”), che proveniva da Piazza Roma. I lavori di bonifica continuarono, tanto che nel 1930 venne inaugurato il Palazzo della “Corte d’Appello” e cinque anni dopo il “Grande Albergo Moderno”, quasi a “completamento” dell’intera area (nota: si distinguevano inoltre il “Monumento ai Caduti” opera del calabrese Michele Guerrisi, la monumentale fontana del “Cavatore” statua bronzea di Giuseppe Rito posta in una nicchia delle mura del Complesso del S. Giovanni l’antico castello normanno e la statua del generale Francesco Stocco, traferita negli anni sessanta in Piazza Osservanza. L’ultimo restyling della Piazza riguarda gli anni 2015 e 2017 ad opera dell’architetto Franco Zagari e del suo gruppo di lavoro).

    IL GRANDE ALBERGO

    Il “Grande Albergo Moderno” realizzato dall’imprenditore Eugenio Mancuso, fu una particolare opera, uno dei primi edifici in cemento armato, egli volle far redigere un progetto molto singolare seguendo i canoni della scuola “Bauhaus”, sobri e innovativi, la migliore per quei tempi con sede in Germania. La sua attuazione, curata nei minimi particolari in uno stile di grande avanguardia, colpiva anche per gli interni dalle linee semplici che si configuravano ugualmente negli arredi di gran classe e raffinatezza. Nella “hall” d’ingresso la singolare ed ampia scala era ciò che i suoi ospiti ammiravano, la sua “sinuosa” struttura portava al primo piano dal quale si accedeva al grande salone. Qui, si svolsero molte serate mondane fatte di sfavillanti feste, balli in maschera e veglioni di fine d’anno. L’albergo era per quei tempi una delle strutture più innovative, con una distribuzione eccellente degli spazi, tanto che sul terrazzo venne addirittura realizzato un “campo da tennis”. Il grande albergo rappresentò dunque, il centro pulsante della città accogliendo ospiti stranieri e la nobile società catanzarese di quei tempi, insomma un polo di cultura sociale e politico. Era il tempo delle telefoniste con la loro divisa in raso nero, dei portieri d’albergo nelle impeccabili livree e di quell’aria “salottiera” che poteva riconoscersi negli arredi e in chi abitualmente frequentava le sale del “Grande Albergo”. Un albergo, dunque, meta di aristocratici e, a tal proposito, non si può dimenticare, nel 1949, la famosa notte passata da due “grandi” del cinema come Roberto Rossellini e Ingrid Bergman. Entrambi uniti da quella “passione sentimentale” che tutti ricorderanno e, in quell’occasione, insieme per un viaggio programmato per la Sicilia per le riprese di un film. La tappa prescelta e il loro arrivo non poté che suscitare stupore nella bella Catanzaro d’altri tempi, l’accoglienza nell’albergo si tradusse in mille attenzioni, per la stanza che avrebbero occupato e per tutto ciò che andava a suo corredo, finanche le lenzuola scelte con particolare cura. Si racconta della gran folla che si radunò al di sotto dei balconi dell’albergo al loro arrivo e dell’affaccio della bellissima “diva” del cinema che mandò un tenero bacio ai suoi numerosi ammiratori.

    Nel racconto “Una violacciocca per Ingrid” scritto da Sergio Caroleo viene descritto l’episodio del loro arrivo e il particolare fascino dell’attrice, così riassunto in alcune righe: “…Ingrid, inefficacemente celata da un paio d’occhiali scuri a goccia, con la bionda chioma raccolta da un foulard annodato alla nuca, apparve a tutti imponente nella sua naturale bellezza. Portava un leggero cappotto chiaro, che lasciava intravedere i pantaloni, capo di vestiario quasi del tutto inusuale per le donne catanzaresi. Aveva tra le mani una Leica, che tradiva uno sguardo curioso ed emancipato sul mondo”.

    Certamente, per quei tempi, il passaggio di due “colossi” di fama internazionale rappresentò per Catanzaro una sorta di grande innovazione. Si racconta ancora che, alla loro partenza, il direttore dell’albergo pare abbia chiesto alla Bergman di apporre la sua firma sulle lenzuola dove aveva dormito. Ricordi indelebili che rimarranno legati al contesto di quello che poteva rappresentare il “Grande Albergo Moderno” in città. Tuttavia, anche per il lussuoso albergo arrivò il momento di “chiudere i battenti”, infatti, il suo “splendore” andò man mano scemando, finché il 1979 segnò la sua definitiva chiusura. Attualmente alcuni uffici di un istituto bancario ne hanno preso il posto, ma, per chi ricorda quegli anni così suggestivi ed importanti, passando dalla Piazza Matteotti non può che volgere uno sguardo di ammirazione per un edificio che rappresentò il fulcro primario della “Catanzaro d’altri tempi”. (foto gentilmente concesse da Rino Rubino)

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