Simone, taekwondoka di talento in corsa per la qualifica olimpica

Il giovane, cresciuto a Sellia Marina, racconta la sua corsa verso il podio

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    È stato il primo taekwondoka italiano a vincere una medaglia d’oro ai campionati mondiali di Manchester nel 2019. Aveva solo 19 anni. Questa vittoria è stata per molti l’emblema che nessun traguardo è impossibile da raggiungere se ci si mette impegno e volontà. È stato ed è l’orgoglio di una nazione intera e del paese in cui è cresciuto, Sellia Marina. Oggi è un giovane ambizioso (in realtà lo è sempre stato) e poco modesto (un difetto doveva pur averlo sto ragazzo o no?!)! Lo avete già capito: è Simone Alessio.

    Che stai facendo ora campione?

    «In questo periodo difficile per tutti, ho la fortuna di potermi allenare qui a Roma, al Centro di Preparazione Olimpica, grazie al supporto della Federazione e del Gruppo Sportivo Fiamme Rosse dei Vigili del Fuoco. Stiamo preparando varie competizioni, l’europeo e la più importante di tutte, la qualifica olimpica».

    Hai addirittura una voce su Wikipedia.

    «Sì. Mi ricordo quando usavo Wikipedia per le ricerche a scuola e vedermi su una pagina tutta mia fa uno strano ma bellissimo effetto. Speriamo che possa essere riempita presto con qualche altro titolo».

    Com’è cambiata la tua vita dopo il mondiale?

    «Da dopo il mondiale, a livello personale non è cambiato granché, mi sento ancora un giovane talento – ve l’avevo detto, la modestia. Con tante cose da imparare e ancora tutto da conquistare. A livello sportivo sento di più la vicinanza di altri atleti, tanti piccolissimi che mi seguono e che mi scrivono e che vorrebbero diventare come me. Mi inorgoglisce tanto ma sento anche il dovere di dover dare il buon esempio».

    Appunto. Non senti, per così dire, il peso della responsabilità? Del resto hai appena 21 anni…

    «Sì, 21 e non sentirli! La responsabilità c’è, ovviamente a maggior ragione vi è il dovere di fare bene per tutte quelle persone che ci seguono, anche se il mio pensiero è fare bene prima di tutto per me stesso, facendolo non butto via tutti i sacrifici e l’impegno costante che c’è dietro al “successo”».

    Perché hai scelto di candidarti come “rappresentante degli atleti” in seno al Consiglio regionale della Calabria?

    «Essendo io stesso un atleta spero di poter aiutare al massimo il Consiglio regionale e tutti gli sportivi sulla base della mia esperienza, dal momento che le problematiche che potrebbero interessare loro interessano anche me. Ringrazio la Federazione, il presidente Angelo Cito ed il mio Gruppo Sportivo delle Fiamme Rosse che mi hanno permesso di cogliere questa opportunità»

    Ma tu che bambino eri (non molto tempo fa, tra l’altro!)?

    «I miei genitori possono confermare: non ero per niente un bambino facile. Ero iperattivo, molto poco propenso a rispettare le regole e, devo dire che iniziare questo sport, coltivare una passione sin da piccolo mi ha aiutato a canalizzare le mie energie ed ha sostenuto anche i miei genitori nel gestirmi; le “punizioni” che mi impedivano di andare in palestra o di partire per le gare sono quelle che mi sono servite di più»

    E che adulto vorresti diventare?

    «Penso di aver scelto cosa volessi diventare da grande parecchi anni fa, quando mi si è presentata la possibilità di essere un professionista di questo sport. È un “lavoro” bellissimo ed è il migliore che potessi scegliere, però è fatto di tanti piccoli sacrifici, che decido di mostrare a poche persone intorno a me. Non è sempre tutto rose e fiori. Sono determinato: voglio fare la storia del taekwondo. È ancora troppo presto per decidere cosa fare quando smetterò la carriera agonistica; sto studiando Scienze Motorie e mantengo la possibilità di fare più scelte per il mio futuro».

    Cosa auguri ai giovani della tua terra?

    «L’augurio che posso fare ai giovani della mia bellissima terra è quello di perseguire i propri sogni. So che non è facile, ma senza porsi degli obiettivi diventa arduo superare le difficoltà che la vita ci mette davanti. Serve una spinta, qualcosa per cui “muoversi”. Se ce l’ho fatta io, grazie ai sacrifici miei e soprattutto della mia famiglia, tutti possono diventare qualcuno nella vita».

     

     

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